2. Abitudini.

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Manuel dopo quell'incontro dichiarato ufficialmente casuale, ma che di casuale non aveva niente, non si aspettava chissà quale progresso nei contatti con Simone, ma non si aspettava nemmeno che non ci sarebbe stato nessun progresso. Aveva guardato tutti i giorni il profilo Instagram nella speranza di veder comparire il "segui anche tu" che, di fatto, era rimasto solo un "segui" fino a quel momento.

Per non parlare del fatto che né lui, né i suoi amici, erano più andati a vedere una partita o a seguire un allenamento. E il fatto che il suo mister fosse il padre del ragazzo con cui stava cercando di scambiare qualche parola, contro ogni aspettativa, era utile solo a peggiorare la situazione.

Almeno una volta al giorno Dante nominava Simone e ogni volta che accadeva le attenzioni venivano spostate tutte su di lui, anche se non emetteva alcun fiato. Continuava a beccarsi gomitate da Dario e Javier ogni volta che ne avevano la possibilità e quando gli sembrava di aver spostato il focus, c'era qualcosa che lo faceva ritornare con la mente a quegli occhi enormi da cerbiatto, illuminati dai lampioni dello stadio.

A Dante, invece, sembra assurdo il fatto che per far interagire due ragazzi di vent'anni ci debba mettere lo zampino lui. Non che non sia abituato, lui sguazza in queste cose, ama ficcare il naso in questo tipo di storie, a maggior ragione se riguardano la felicità del figlio, ma non crede sia normale che nessuno dei due faccia un passo avanti vero l'altro.

È vero anche che la sua visione è decisamente più ampia rispetto alla loro, lui vede l'atteggiamento di entrambi, conosce entrambi, loro invece si sono incrociati dopo due anni per una decina di minuti e non erano nemmeno soli.

I ragazzi sono in fila per provare gli scatti quando fischia per richiamare la loro attenzione. Tutti si fermano alzando la testa nella sua direzione, perché non succedeva così spesso che Dante fermasse tutto nel pieno di un esercizio, a meno che qualcosa non stia andando decisamente male.

«Che succede?» Chiede infatti uno dei ragazzi con il fiatone.
«Oltre al fatto che James sembra zoppo, niente di che.» Risponde, lanciando un occhiata al ragazzo che annuisce un po' sommessamente, consapevole delle sue carenze in quell'esercizio. «Venite qua.»

I ragazzi si incamminano tutti verso il bordo campo, la maggior parte di loro si abbassa per afferrare una borraccia e bagnarsi il viso oltre che a bere, a causa del caldo ancora insistente di metà settembre, gli altri si siedono semplicemente sul prato a gambe larghe per riposarsi. Tra di loro c'è Manuel, che tenta di riacquistare un respiro regolare mentre piega la testa indietro e scuote i ricci umidi.

«Venerdì sera facciamo una cena.» Annuncia, Manuel apre gli occhi aggrottando la fronte.
«Per?»
«Ci deve stare un motivo? Facciamo una cena perché ci va.» Risponde Dante, facendo rotolare un pallone verso il riccio che lo ferma con un sorriso divertito. «E la facciamo a casa mia.» dei versi entusiasti si alzano tra tutti i ragazzi.
«Finalmente apre le porte de quer villone, mister!» Dario lo prende in giro facendo ridere tutti quanti, dopodiché si sporge appena per arrivare con le labbra all'altezza dell'orecchio di Manuel, che continua a passare le dita sul prato. «Se entra ner castello der principe.» Mormora, prima di allontanarsi di nuovo e gridare entusiasta.

Manuel sorride appena, che se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto, almeno.

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«Io non ce posso pensa' che c'ho un fio de ventuno anni che tra poco va a vive da solo.» Anita si blocca giusto il tempo di afferrare un pacco di pasa e buttarlo nel carrello. «Campa se stesso e su madre co 'no stipendio, viaggia, sta sempre fuori casa.» Un'altra pausa viene colmata dal rumore di un pacco di biscotti lasciato cadere sulle altre cose. «E mo me sta a videochiama' mentre sto a fa la spesa perché non sa come vestisse.»

Sogni affittati. | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora