7. Esclusivo.

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«Rientra, rientra, rientra!»

L'urlo di Dante rimomba in tutto il campo di Trigoria mentre la squadra gioca una partita d'allenamento. Manuel è abbastanza convinto del fatto che quella sera si ritroverà sotto le coperte con il raffreddore per il freddo che fa e per quanto sta sudando. Ma nonostante questo continua a correre cercando di sorpassare i suoi stessi compagni, che in quel momento sono avversari, e si prepara a ricevere il pallone appena lanciato da Javier per poterlo tirare in porta.

Non appena la palla gonfia la rete, si gira verso il compagno per lanciargli un bacio scherzoso, ma dopo averlo fatto alle sue spalle nota una figura piuttosto familiare. Simone se ne sta seduto nello stesso punto di qualche giorno prima, con un sorriso accennato sul volto ed un borsone ai propri piedi.

Manuel, oltre a sentire il cuore battere ancora più veloce, nonostante lo facesse già per la corsa, è anche abbastanza convinto del fatto che ad inizio allenamento Simone non fosse lì. Ma non ha comunque il tempo di avvicinarsi, perché Dante fischia per richiamarli a se e lui è costretto ad allontanare gli occhi dall'altro ragazzo, ma non prima di avergli sorriso.

Deve aspettare un'altra mezz'ora prima di potersi avvicinare, che è decisamente distrutto da quell'allenamento, ma la forza di correre gli ultimi metri per arrivare da lui la trova comunque.
Simone si alza prima che arrivi ed incastra le dita nella rete, aspettandolo con un sorriso luminoso, nonostante il naso rosso e le labbra screpolate per il freddo.

«C'hai preso gusto o sei venuto a guarda' me?» Chiede Manuel, poggiando le mani vicino alle sue ma senza farle toccare.
«Ti sei scordato che mio padre è il tuo allenatore?»
«Quindi sei venuto a guarda' me.» Constata Manuel, con un sorriso sornione. Simone alza gli occhi al cielo ma non riesce a trattenere un sorriso indispettito che Manuel avrebbe volentieri baciato, se solo non ci fosse la rete e non fossero circondati da persone.
«Pure fosse?» Chiede Simone, alzando leggermente il mento. Manuel si guarda intorno prima di avvicinarsi ancora un po' alla rete con il viso, lasciando che a separare i loro visi siano solo una trentina di centimetri e quel fil di ferro.
«Pure fosse.» Ripete. «Te bacerei.» Continua, facendo battere il cuore di Simone in modo frenetico. «Annamo, dai.» Dice, però, Manuel.

Lo vede allontanarsi da lì solo per avviarsi verso il cancello del campo e lui non può fare altro che seguire il perimentro della rete fino a raggiungerlo davanti al corridoio degli spogliatoi in cui entrano, sedendosi sulla stessa panchina di qualche giorno prima. Aspetta, sta lì per circa quarantacinque minuti in cui si vede sfilare davanti tutti i ragazzi che escono dallo spogliatoio e che lo salutano. Passa perfino suo padre, che gli chiede se voglia tornare a casa con lui e dopo un altro quarto d'ora passato seduto lì, da solo, inizia a pensare che forse avrebbe dovuto accettare visto che Manuel sembrava non voler più uscire.

Si alza sistemando il borsone sotto alla panchina e gira il pomello della porta dello spogliatoio, entrando solo con la testa. Fa giusto in tempo ad inquadrare Manuel poco distante da se, prima che questo si avvicini e lo tiri dentro, spingendolo con la schiena contro l'armadietto vicino la porta.

«Pensavo ti fossi sentito male.» Dice Simone, portando istintivamente le mani sui suoi fianchi mentre le sue si chiudono intorno al suo collo.
«Aspettavo che se ne andassero tutti, non c'arivo a casa senza baciatte.» Confessa il maggiore, rafforzando il concetto poggiando le labbra sulle sue in un bacio delicato.
«Potevi farlo anche fuori.» Mormora Simone, sfiorando per un'ultima volta le labbra dell'altro prima che questo si allontani, guardandolo negli occhi.
«Simo'-»

E lo sente che il tono è cambiato anche solo rispetto alla frase prima, che gli occhi del maggiore lasciano trapelare un po' di tristezza oltre a non essere per nulla sereni. Per questo stringe di più la presa sui suoi fianchi con il timore che possa allontanarsi, inconsapevole del fatto che Manuel, da lì, non si sarebbe spostato per alcun motivo. Respira piano, cercando di capire quale sia il problema senza che sia l'altro a dirglielo, ma Manuel si morde l'interno della guancia mentre le mani si poggiano sul suo petto e gli occhi si fanno sfuggenti, finché con una stretta più ferrea non lo riporta a guardarlo.

Sogni affittati. | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora