Sparkling Berry Juice [Kaveh]

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Diedi un veloce sguardo all'entrata e quando vidi il ragazzo che stavo aspettando, posai una mano tremante al petto come se quel gesto mi aiutasse a frenare i battiti accelerati. - Argh, non ci posso credere che sto per farlo... Ti sembro decente?-  chiesi al mio amico mentre controllavo il mio riflesso alla finestra vicina.
Capelli morbidi e pettinati, ma con evidenti ciuffi disordinati per via del viaggio in bici. I vestiti ben scelti e curati ma con l'altra mano a stropicciarli per il nervosismo. E infine, un bel sorriso timido di accompagnamento.

"Stupenda" poteva solo pensare, ma non si sarebbe permesso di fare commenti così imbarazzanti in quell'esatto momento.
Per evitare balbettii, il ragazzo biondo annuì convinto, senza togliermi gli occhi di dosso.
Nervosismo, gelosia, imbarazzo, riversati in quella forte stretta intorno alla sua tazza.
I pettegolezzi arrivati che parlavano del mio weekend, erano stati una coltellata dietro l'altra per Kaveh.
- Eccolo,...- sospirai pesantemente. Mi girai e diedi un'ultima sorrisone al mio amico. Mi abbracciò forte, e quando con la coda dellocchio vide quei capelli grigi, capì che era il momento per togliersi dalla scena.

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Trattenni il fiato per qualche istante e dopofichè presi coraggio nel rispondere alla chiamata - Pronto? - era chiara una certa rottura nella mia voce.
- Sono io, Kaveh. Sei a casa adesso? - rumori stradali facevano da colonna sonora alla sua voce un po' affannata.
Un intera giornata era passata senza mie notizie, dovevo aspettarmi che avrebbe provveduto.
- Ah... sì. Scusami se non ti ho salutato prima di andare, ero un po' di fretta. - ci ridacchiai su, il nodo alla gola sempre più fastidioso.
- Sto venendo a trovarti. - affermò conclusivo.
-  Ah...davvero... e come mai? Non hai altro da fare? Di sicuro di meglio che perdere il tuo tempo con me. - e saltellò un piccolo singhiozzo. 
- Voglio vederti. Siamo amici giusto? E lo siamo perché mi piace passare il tempo con te. - rispose di nuovo con decisione.
- V-va bene,... Ma ne sei sicuro? V-va tutto bene sai. E poi s-s sono un po' stanca non vorrei annoiarti...-

- E tu?- mi interruppe - Vuoi che io venga o preferisci stare da sola? -  chiese. Questa volta il tono era molto più calmo e accomodante delle precedenti risposte.
- non voglio... essere sola. -
- Arrivo -
*Ding dong

La chiamata interrotta e sentii dal piano di sotto mio padre accogliere qualcuno e chiamare il mio nome.
- C'è Kaveh che ti cerca. -
Con grande sforzo riuscii a dirgli di lasciarlo entrare senza sembrare completamente affranta.
Era tutto da tutto il giorno che avevo il mal di pancia, ma ancora le lacrime non sembravano voler scendere.

I leggeri passi si avvicinarono e lo vidi fermo davanti alla porta d'entrata.
- Posso? - chiese per sicurezza e gli risposi con un cenno di assenso. - Chiudi pure, grazie. -
Si addentrò, e nell'avvicinarsi i suoi occhi curiosi girovagavano involontariamente, il suo occhio da architetto era sempre vigile.

Mi rannicchiai ancora più su me stessa e gli feci cenno di sedersi sul mio letto, e troppo immersa nei miei pensieri non notai il graduale aumento di saturazione sulle sue guance ad ogni passo verso di me.
Prima che potesse aprire bocca iniziai una casuale conversazione: "Come e andata a scuola?" "Cosa hai mangiato a pranzo?" "Oggi era propria una bella giornata."...  E lui decise di assecondarmi per un po'.

Passato un buon 10 minuti, fu lui ad interrompermi questa volta posando una mano sulle mie braccia incrociate strette al mio corpo.
- Scegli tu quando me ne vuoi parlare, ma ti consiglio di farlo. Se non con me, chiama qualcuno  che ti fa stare a tuo agio, ma sfogati. - e come il ritorno violento dell'acqua in un fiume in secca, scoppiai in una cascata di lacrime.
Da rannicchiata su me stessa mi ritrovai ben presto stretta a Kaveh in una naturale ricerca di conforto che il mio amico era volenteroso di offrire.

Il pianto e il supporto silenzioso erano riusciti a rischiarare la mia mente annebbiata dalle troppe emozioni. Ero pronta a sfogare il mio imbarazzo e confrontarmi alla delusione amorosa.
Con più coscienza di ciò che mi accadeva intorno, fui colpita da un profondo senso in colpa. Avevo sfacciatamente stropicciato il povero biondo fra pianti e abbracci, come se fosse un fazzoletto.

Lo trascinai al piano terra del palazzo, dove si trovava il caffé di famiglia, il Serenitea, e mi sbrigai a preparare uno spuntino da offrirgli.
Mi avvicinai al tavolo dove si era accomodato e invece di sedermi gli proposi:
- Che ne dici se ci dirigiamo verso casa tua? Voglio dirti tutto ma qui e un po' affollato. - guardai l'orologio - Si sta anche facendo tardi, domani devi andare ancora a scuola no?
Annuì e propose - Ci possiamo fermare a Vanarana. -

La grande serra era uno dei luoghi piu belli da visitare di Teyvat. Non era semplice da trovare, bisognava percorrere delle stradine secondarie strette strette. Una volta raggiunto il cuore di quel quartiere di periferia, la piazzetta era stata trasformata completamete e resa un enorme giardino coperto, ricco di piante rigogliose e fiori colorati. 
- Sembra non ci sia nessuno sta sera. - commentai. - Dai sediamoci.- lo trascinai tirando leggermente la sua mano.

- Buon appetito. - mi sorrise ma con un sottotono di impazienza dopo aver "imbandito" uno dei tavolini di vetro e metallo con la nostra cena.

- Grazie Kaveh. - allungai d'un tratto la mano per prendere la sua.
Il contatto, elettrico e le sue guance si tinsero di rosa. - P-per cosa? Sei tu che hai preparat...-
- Hahaha non sto parlando della cena. Grazie per tutto. - gli dissi con sincerità, i miei occhi ancora arrossati e lucidi ma rivitalizzata dopo la breve risata.

Mi strinse leggermente la mano e sorrise a sua volta. - Senti,... sto trattenendo da tutto il pomeriggio gli insulti per quel tronco di quercia senza anima...- e scoppiai a ridere di nuovo, la delusione della mattina si stava alleggerendo e quindi iniziai a spiegare senza lasciare la sua mano.
- Ehm... Non mi pare di averti aggiornato molto sulla serata di sabato... -
- No, ma se Cyno ha spettegolato il vero,... Non voglio sapere dettagli. - mise il broncio ancora più rosso di prima.
- Immagino di sì allora,... - cercai di riassumere dribblando il più possibile i dettagli più intimi.
- Pensavo ci stesse insomma, ma oggi mi ha schiaffato senza rimorsodi come lo abbia fatto solo per farmi un piacere, o qualcosa del genere. -

- Cioè ti ha usata e poi...- era furibondo a dir poco, ma quando spostai la mano sulla sua guancia si sbollì immediatamente.
- Va bene così, almeno adesso lo so che non sapeva da fa. - e il mio sorriso si allargò ancora di più - E poi da questa situazione, ho ho solo confermato quanto sono fortunata ad avere te Kaveh, e un sacco di amici a sostenermi in queste giornate di merda. - ridacchiai.

Prima che potessi vedere quanto era diventato rosso mi strinse forte e mormorò nel mio orecchio - Bene, ricordatelo perché sappi che non me ne vado da nessuna parte. -
Qualcosa nel mio cervello scattò, e presto le mie guance erano tinte come le sue.

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