Parte 5 Harold Clifford

57 8 0
                                    

"C'è l'autista, Harry."

" Giuro che mi sento morire a dover andar via, cominciavo a stare bene, ad essere sereno. Torno al più presto, intesi?"

" Vai tranquillo, amore. Ti aspetto qui."

E dopo un ultimo bacio, Harry lasciò l'Italia, per lavoro, ancora lavoro.

Taylor era carina e simpatica, avrebbe potuto tranquillamente definirla amica, ma in questo caso era solo lavoro, in un momento così delicato per il suo cuore e per la sua salute.

" Non posso farcela, boss."

" Certo che ce la fai, ce la fai sempre!"

" Sì, ma a che prezzo? La mia salute sta andando a rotoli. Non lo vedi che sembro un quarantenne? Ne ho solo 29! "

" Sarà un attimo, un'ora e mezza di palla, tu sorridi e poi c'è la festa."

" La festa?? No, mi dispiace ma alla festa non ci vado."

" Così fai le foto con Taylor e sei libero, passa da me dopo, che ti do qualcosa che ti tiri su."

" Vorrei evitare, sono pulito da un po'."

" Oh mio Dio, per una volta, che vuoi che sia."

Lo spettacolo era una noia, anche se ben recitato e Harry non vedeva l'ora che finisse.

Quando si accesero le luci era sorridente e felice, ma solo perché quella tortura era terminata.

Si avviò coi suoi amici verso il rinfresco organizzato per l'occasione e non ce la fece più.

Gli misero di fianco l'attrice, che cercava in tutti i modi di mostrarsi intima ed in confidenza con lui.

" Scusami solo un attimo, Taylor."

Harry andò alla ricerca del boss, che capì subito di cosa avesse bisogno.

Gli passò una bustina ed alzò il bicchiere in segno di ' salute'.

Harry andò in bagno e fece quello che non avrebbe voluto, non avrebbe dovuto, quello che aveva promesso a Louis di non fare.

Poi tornò da Taylor e si sottopose alle foto di rito, fu gentile, rise e cercò di sembrare almeno minimamente affettuoso.

Su internet, nelle varie piattaforme, uscirono subito le immagini del party.

Louis non aspettava altro, ma quando ingrandì il viso di Harry, si accorse subito che i suoi occhi non erano normali.

Prima provò un senso di angoscia, poi un forte dolore al petto, preoccupazione e poi rabbia. Pensò per un momento di fare i bagagli ed andarsene ma riflettendo si calmò.

Harry aveva bisogno di lui, non poteva abbandonarlo. Quindi andò a letto col rilassante che preferiva, occhio per occhio, promessa infranta per promessa infranta.

Al mattino venne svegliato dal telefono.

" Louis, sono Gemma." Non lo chiamava mai, quindi si preoccupó immediatamente.

" Oddio, Gemma, è successo qualcosa?"

" Sì, ma non preoccuparti, Harry sta bene."

" E allora?"

" Gli hanno tolto il cellulare e mi ha chiesto di avvisarti. Puoi stare lì quanto tempo vuoi, naturalmente. Ma Harry non verrà. Ha deciso di intraprendere un percorso personale. Non mi va di parlarne al telefono. Mi ha parlato di una promessa che ti aveva fatto e che non ha mantenuto."

" Ok, ho capito. Dimmi dov'è."

" Non ti faranno entrare, Lou."

" Non me ne frega un cazzo!" Tuonò Louis.

SOMEONE ELSE'S NAME Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora