5. Sano e salvo

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Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo ci tengo a ricordarvi l'importanza di ogni singola stellina lasciata ai capitoli. Votate per sostenerci, ci mettete davvero un attimo del vostro tempo.
Buona lettura! All the love, Giulia xx

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JANE

Quasi una settimana.

Era passata quasi una settimana e di Evren non c'era alcuna traccia, né dentro al mio appartamento, né sul mio letto, né tantomeno tra le notifiche del mio telefono. Non sapevo come gestire quella sottile linea di fastidio provato alla consapevolezza che, per un solo istante, lui mi fosse parso un ragazzo diverso, interessante, e determinato tanto quanto lo ero io. Ma mi ero sbagliata.

Harry Evren Reeve era sparito e aveva portato con sé il mio stupidissimo privilegio e la sua stupidissima pizza decente.

«Lo odio», sbottai, sistemando due rose bianche tra i tulipani rossi e assaporando sulla lingua una caramella al limone, regalo di Lewa, reduce della spesa settimanale. «Lo detesto. Accusa me di slealtà, e lui pecca d'incoerenza», continuai a borbottare. «Stronzo.»

«Per me te la stai prendendo un po' troppo, da quando ti importa di un appuntamento?»

«Non lo so», confessai ad Ava. «Non so cosa mi aspettassi da lui, ma sicuramente non questo silenzio stampa.»

«Magari sarà impegnato. Hai il suo numero, perché non lo chiami?»

La sua affermazione bastò a farmi voltare di scatto; quasi diedi una manata al vaso, tanto furono bruschi i miei movimenti. «Sei impazzita? Non rincorrerò il motociclista

Lei scosse la testa. «Eccone un altro. Il pianista, il musicista, l'atleta, il misterioso, il ragazzo equilibrista, quello della metropolitana e adesso il motociclista. Dovrai deciderne uno prima o poi», disse lasciandosi andare a una risata leggera.

«Stronzo. Lo chiamerò stronzo», affermai, imbronciando le labbra per nascondere una smorfia ben peggiore, quella del disappunto. «È l'appellativo che più gli si addice.»

«Allora fallo, no? Chiamalo sul serio e insultalo», scrollò le spalle, alzando con noncuranza gli occhi azzurri verso i lucernari del mio salotto e sulle piante ad adornarli. «Nel peggiore dei casi ti darà buca sul serio, nel migliore si giustificherà per essere sparito.»

Scossi la testa, intenzionata a non darle ascolto, anche perché la figuraccia con Evren alle mie spalle l'avevo fatta io, per colpa sua. «Aspettati un regolamento di conti per avermi fatta parlare con lui alle mie spalle», la avvertii.

«È stato divertente», ridacchiò. «Ho capito subito che era lui, si è messo lì a guardarti la schiena e mi ha lanciato un'occhiata divertita, non potevo fare altrimenti. Quel viso è soggiogante, specialmente se lo si contorna con un corpo come quello e due braccia conserte al petto», sussurrò, sognante. «Ti ho servito un flirt su di un piatto d'oro.»

Riuscii quasi a vederlo dentro la mia testa, Evren alle mie spalle che complotta mentalmente con Ava. «Un flirt inutile, visto che è sparito», mi lamentai.

Per lei doveva essere semplice, la sua serata al Tompkins Square Park non si era conclusa come la mia, lei si era portata a casa il bel ragazzone biondo con la quale l'avevo sorpresa a flirtare al mio arrivo. Mentre io mi ero portata via un bel niente, solo un'enorme delusione.

«Per adesso... devi chiamarlo», insisté.

«Non chiamerò uno stronzo e perfetto sconosciuto», blaterai.

Ava colse alla svelta il complimento nel mio insulto e non si risparmiò dall'inarcare un sopracciglio e dal farmelo notare. «Ma sei andata a cercare uno stronzo e perfetto sconosciuto dentro una metropolitana, Jane, e tu odi le metropolitane! Perché non dovresti chiamarlo?»

BLURRY SHOTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora