30. Miele millefiori

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Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo ci tengo a ricordarvi l'importanza di ogni singola stellina lasciata ai capitoli. Votate per sostenerci, ci mettete davvero un attimo del vostro tempo.
Buona lettura! All the love, Giulia xx

🌷
JANE

Dicono che al mondo esistano soltanto sette meraviglie, eppure in quel momento ero del tutto certa di trovarmi davanti all'ottava.

Cinque minuti. Mi aveva dato cinque minuti che mi erano stati sufficienti per perdere la testa.

In quel bagno ne avevo pensate di ogni, la fantasia aveva preso il volo e l'immaginazione era schizzata alle stelle nel momento in cui, dopo essermi sistemata al meglio, avevo afferrato il burrocacao ai frutti di bosco e mi ero diretta in camera da letto. Lì dove per la seconda volta non l'avevo trovato.

Il luccichio umido tra le mie gambe era peggiorato nell'attimo in cui mi ero voltata in direzione del soggiorno e l'avevo visto. Non c'era nulla di imperfetto in lui, era l'ottava meraviglia, e non perché fosse completamente privo di indumenti, ma perché non avevo mai visto nulla di così perfettamente perfetto.

Il corpo di Evren e la sua pelle nuda spiccavano messi in risalto dai bagliori della tempesta, che attraversavano le grandi vetrate del piccolo ambiente. I fulmini e il loro creatore in attesa di potermi folgorare.

Se ne stava lì, seduto davanti al pianoforte immacolato con le gambe divaricate e i muscoli contratti per le dita dei piedi appuntati al pavimento freddo. Deliziosamente nudo e pronto a darmi ogni parte di sé. L'aria era intrisa di fumo per via della sigaretta che teneva stretta tra l'indice e il pollice della mano destra, e il solo vederlo portarsela alla bocca mi fece tremare le e tra gambe.

Era una vista dannatamente erotica della quale non avrei mai più voluto privarmi.

Mi aveva dato cinque minuti, e quegli stessi cinque minuti gli erano stati sufficienti per sistemare i tulipani in un vaso al centro dell'isola, spogliarsi e sedersi lì, sullo sgabello davanti al pianoforte, in attesa.

E sì, forse cinque minuti gli erano stati sufficienti a pensare a tutto ciò che avrebbe voluto farmi una volta che fossi finita seduta su di lui.

Su quello stesso dannatissimo sgabello inutilizzato da tempo.

«Perché non sei nuda?»

Oh, lo ero. Non indossavo niente.

«Lo sono», non riuscii a dire di più, la sua bellezza abbagliava ogni mia banalissima azione.

Deglutì e io osservai nell'ombra il suo pomo d'Adamo salire e scendere così lentamente da darmi sui nervi. Tutto intorno a noi la magia del primo appuntamento pareva essersi dissolta con prepotenza, come se lui stesso si fosse premurato di mandare via le emozioni e di lasciare soltanto il carnale delle azioni.

«Non mi pare, çiçek», deglutì di nuovo e io rimasi immobile davanti alla porta della camera da letto, le braccia lungo i fianchi e lo stick del burrocacao serrato dentro la mano destra. Fece un breve cenno in direzione del mio corpo mentre con le iridi si sfamava di me. «Quella è seta?»

Solitamente non ero una che si imbarazzava in situazioni come quella, al contrario, amavo prendere la palla al balzo e ricavarne quanti più attimi di felicità possibili. Eppure, dannazione, nonostante avessimo già superato la fase della prima notte insieme, mentre abbassavo lo sguardo sul mio corpo per esaminare il tessuto lucido, le gote si ribellarono e quasi disprezzarono ogni mio accenno d'intraprendenza.

«Sì», sussurrai.

«E sei nuda», quella volta la sua fu un'affermazione.

«Sì, Evren.»

BLURRY SHOTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora