Sorrisi falsi

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10 anni prima
<<Ehi Grace, ti va di andare con lo zio in moto?>>
Non serviva una risposta, il mio sorriso parlava da solo.
<<Perfetto, andiamo>>
Arriviamo e lui mi porge un casco.
Quando salgo e ci mettiamo in viaggio, realizzo di non averli chiesto dove stessimo andando, però non me ne curai più di tanto.
Dopo dieci minuti notai che mi stava portando in un boschetto, un brutto presentimento mi stava inondando per tutto il corpo.
<<Dai Grace, scendi>>
Deglutisco
<<Perché siamo qui?>>
Nei suoi occhi noto una certa malizia che non avevo mai visto.
<<Ehi tranquilla, siamo qui per prendere dei funghi>>
Non ci credevo, però decisi di scendere, tanto non avevo alternative.
Mentre stavamo camminando, notai degli uomini, probabilmente sulla quarantina.
Uno lo riconobbi, era Carlos, il collega di mio zio, che ogni tanto veniva a casa nostra.
Lui mi guardò con aria preoccupata.
Io per poco non mi misi a piangere.
Ci fermammo davanti a loro.
<<Zio, perché sono qui?>>
Sorride
<<Tesoro, tu sai che ultimamente il lavoro dello zio non va bene>>
Annuisco, sapevo che i guadagni calavano.
<<Bene, questi signori qui, sono disposti a pagare molto bene, ma solo se farai ogni cosa che ti dirò di fare>>
Mi giro e guardo tutti i presenti.
<<Cosa dovrei fare?>>
<<Dovrai permettere a loro di toccarti>>
In quel momento il mio stinto mi disse che dovevo scappare.
<<C-osa?>>
<<Già tesoro, puoi fare questo per tuo zio?>>
Senza dire nulla, mi avvicinai ad un signore, volevo vedere se fosse una cosa che avrei potuto sopportare.
Il signore mi sorride, ma non era un sorriso dolce, come quelli che mi mostrava la mamma e il papà, ma un sorriso cattivo.
Lui inizia a sbottonarmi la camicetta, fino a togliermela.
Le sue mani iniziano a toccarmi la pancia, per poi salire e toccare il mio reggiseno.
Le mie gambe iniziano a tremare.
<<Tempo scaduto, avanti il prossimo>>
La voce di mio zio rimbomba nella mia testa.
Passo all'altro signore.
Lui senza nemmeno guardarmi, mi tocca i pantaloni, me li sbottona e me li fa cadere.
Inizia a mettere le mani sulle mie mutandine della sirenetta Ariel.
In quel momento una lacrima mi scorre sul viso.
Lui continua a toccarmi, e iniziai a chiedermi come potessero fare una cosa del genere ad una bambina di soli dieci anni.
<<Il prossimo>>
Adesso avevo davanti Carlos.
È il primo che mi guarda come la bambina che ero fino a due secondi prima.
Ero consapevole che quella bambina, da questo momento, non sarebbe più tornata.
Sapevo che dopo ciò, la mia vita sarebbe cambiata, sapevo che questo mi avrebbe segnata per sempre.
<<Preferisco farlo privatamente>>
L'ansia mi divora.
<<Non era negli accordi>>
Rispose serio.
<<La paga sarà doppia>>
Lui sorride e accetta.
<<Ti do solo cinque minuti>>
Annuisce.
<<Andiamo>>
Mi porge la mano.
Io la presi e notai che stavamo andando verso la moto di zio.
<<Mi dispiace tanto Grace>>
Abbasso la testa.
<<Vuoi farmi del male?>>
<<Certo che no, sono qui per salvarti piccoletta>>
Mi sorride, e capii che il suo era sincero.
<<Dai sali>>
Indica la moto.
<<Ma questa è la moto di zio>>
<<Dovrebbe importare? dai sali prima che venga a cercarci>>
Non me lo faccio ripetere due volte.
<<Dove mi porti?>>
<<In centrale, porgeremo denuncia>>
Annuisco.

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