E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi.
Pietro 5:10
Corpo.
Mi sembrava ironico in quel momento pensare quante cose avevano preso una forma diversa nella mia mente, quante lezioni impartitemi avevano assunto un aspetto talmente evanescente che non mi restava altro che polvere sottile sui polpastrelli della mano. E più continuavo ad appellarmi ai miei valori, ai miei ideali, alle Sue regole e giudizi, più mi ricoprivo di fuliggine, sembrava come se ora tutto in me si stesse ribellando, come se tutto avesse iniziato a vorticare vertiginosamente intorno al nulla, torri in caduta libera durante un devastante terremoto.
Mi perseguiva, attualmente, il ridicolo pensiero di come, in Paradiso, ci fossero solo due modi di farsi male: giocare e distrarsi durante l'atterraggio. Non conoscevamo il dolore impostoci, non conoscevamo torture, né punizioni, non avevamo idea di cosa significasse scorticarsi la pelle volontariamente, non praticavamo la violenza perché questa era la parola di Dio. Gloria e felicità regnavano in Paradiso.
Ma ora, in questo preciso momento il mio corpo era diventato meno di un involucro, era diventato il motivo della mia debolezza, era ciò che rappresentava Taehyung ai loro occhi, io ero solo quello e detestavo il modo in cui mi sentii vulnerabile, esposto come cera al sole. Mi liquefacevo di fronte al calore del loro odio e non facevo nulla per impedirlo, io ero sempre stato ghiaccio solido, la brezza scorreva nelle mie vene, il vento era intrappolato dentro i miei occhi. È angosciante quando ti costringi ad essere, ad esistere, in un posto che non ti appartiene, è come essere sradicare una quercia e imporle di splendere in un vaso; avremmo potuto fare di tutto per resistere ma sarebbe giunto sempre il giorno in cui non sarebbe stato più possibile vincere la natura. Avrei lottato per permettere agli altri di attuare il nostro piano e liberarci, ma non avevo idea di come sarei giunto alla fine di questo combattimento, pur ammettendo che ce l'avrei fatta.
Corpo.
Cor-po.
C-o-r-p-o.
Era tutto ciò che riuscivo a pensare da 10 ore a questa parte, da quando tutto era cominciato. Chiedo scusa se incertezza e vuotezza sarà quello che vi arriverà al cuore leggendo quanto segue, il mio era un corpo non ancora abituato a distaccarsi dalla realtà, e la mia mente non riusciva a registrare tutto il dolore in forme di senso compiute.
Aveva inizio lì, al centro della sala, dieci ora fa quando una mano di Mammonia (Hoseok) era strisciata dolcemente dalla base del mio collo fino ad affondare tra la mia chioma di capelli tirandoli con forza che ebbi timore si stessero staccando dalla nuca. Stille di dolore si espansero lungo la spina dorsale come anche l'altra mano risalì delicatamente la mia pelle per poi strattonarmi duramente verso il basso. Stringevo con forza i pugni sulle cosce quando mi sentii formicolare dal desiderio di spingerlo lontano e combattere, invece facevo il reietto, mi comportavo come se non dovessero avere paura di me, dovevo essere una bambola di pezza.
"Sei mai stato toccato così, grigiume?" Belzebù sorrise malignamente appoggiandosi a Mammonia, il quale si era inginocchiato di fronte a me guardando intensamente gli spasmi che mi avvolgevano quando qualsiasi principe tra loro mi si avvicinava. Soddisfazione inumidiva i suoi occhi quasi avesse aspettato tutta la vita per questo momento, per questo corpo fatto a brandelli. Non mi stavo a domandare quale vittoria ne ricavassero, quale orgoglio gli procurasse la tortura perché erano demoni e loro si erano eretti su pilastri totalmente opposti ai miei. A me bastava resistere, avrei sopportato piccole crepe, scosse più o meno forti, ma non avrei scommesso molto su quanto fossi in grado di prendere senza lamentarmi. In parte lo scoprii quel giorno.
"No, principe" non sussurrai, né mormorai, anche se avevo la gola chiusa tra la morsa consistente delle sue mani, le quali non smettevano di ricordarmi che qualsiasi mossa avessi tentato di fare lui mi avrebbe tolto la vita in due secondi. Loro ora mi possedevano, il mio corpo poteva essere il loro gioco, la mia vita poteva essere messa in discussione con torture decise dalla ruota della fortuna, persino i miei pensieri avrebbero dovuto essere loro.
Una benda scivolò leggera sul mio volto, privandomi della vista: nonostante cercassi di contenere i brividi di terrore, essi si erano fatti preponderanti che stavano iniziando a manifestarsi con spasmi e fitte al petto che mi toglievano il respiro.Il primo colpo arrivò qualche secondo dopo. A distanza di tempo ricordo ancora il materiale che si abbatté sul mio corpo: spesso mi affacciavo nel mondo degli umani, alcuni di loro cavalcavano cavalli, animali maestosi, regali, li ammaestravano, li addolcivano, li rendevano potenti, i migliori. Per farlo però, anche la lama più rozza e resistente deve essere temprata; molti lo facevano con cura, qualche lieve colpo con una piccola frusta che si apriva leggermente alla fine, altri però non conoscevano delicatezza e la voglia di malleare l'animale si confondeva con la voglia di rendere esplicito il suo predominio. I sette principi agivano come quest'ultimi, il loro frustino mi fece dibattere, urlare, scansare, qualsiasi movimento facessi era fallace: per proteggere la schiena provavo a mettere le mani, e i colpi si abbattevano sulle nocche; se la loro furia si schiantava sulla faccia, mi torcevo finché non sentivo il petto dolorante. Non diedi una buona dimostrazione del potere di noi angeli, per niente, da lì divenni lo zimbello di qualsiasi demone.
Essere un angelo all'inferno è esso stesso un pericolo enorme, ma essere un angelo debole all'inferno è come gettarsi nella gabbia dei leoni. Non contai quanto furono i colpi, però continuai a recitare le mie preghiere nonostante il dolore e le percosse che ne seguivano.Non entrerò ulteriormente nei dettagli, il mio scopo non è quello di creare in voi compassione, ma quello di farvi vedere. Vedere.
Quando i colpi terminarono, restai lì in ginocchio, la benda calata sugli occhi, pronunciando il Padre Nostro. La Sua mano non mi raggiunse, e tre ore dopo smisi di cercarLo. Caddi in uno stato catatonico in cui non mi sentii particolarmente io, ero tre persone in una: Taehyung, L'arcangelo grigio, e quell'oggetto lì a terra in ginocchio. Sarebbero passati tre giorni prima che quella tortura finisse: senza acqua e cibo, con troppe ferite sanguinose, ero arrivato al limite. Pensai fosse bello, la fine dico, chiudere gli occhi, pensare 'io ho fatto il mio, ora tocca a loro'; non fu così, perché mi diedero lo stretto necessario per avere qualche forza in più, pezzi di pane avanzati, acqua piovana.Dopo tre giorni, iniziarono a gettare acqua gelida sul mio viso. I barbari chiamano questa tecnica 'Interruzione del sonno', il principale effetto era uno stato di annebbiamento che aveva assottigliato ancora di più le mie difese. Non riuscivo a pensare a nulla se non a quanto sarebbe stato gentile, da parte loro, farmi chiudere gli occhi per tre minuti. Sarebbero bastati, lo giusto, sarebbero bastati.
Ero contrario alla vendetta, non reputavo soddisfacente il modo in cui veniva pronunciato, non era parte del mio essere pensare a come riprendermi qualcosa che mi era stato tolto.Imparai presto a farlo.
N.A.
Mi dispiace, avevo promesso costanza! A mia discolpa questa storia mi spaventa: non voglio offendere nessuno, né voglio risultare basfema, né sostenitrice delle forze oscure haha. In realtà il mio obiettivo è solo farvi arrivare tutte le successive azioni e decisioni di Taehyung. Grazie infinite. Vostra-Lougtout
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Heavenly Punishment |KookV
FanfictionUna lunga e sanguinosa battaglia ha visto i demoni trionfare sugli angeli: il Paradiso è caduto sotto il peso del Male. La proclamazione di un ottavo arcangelo misterioso ha infiammato gli animi dei Sette principi dell'Inferno i quali, crudeli e spi...