capitolo 1

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DISCLAIMER: alcune informazioni riportate nei capitoli sono frutto di una ricerca soggetta a mutamenti indispensabili per lo sviluppo della storia.


Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo.

-Efesini 4:26-27

Nessuno degli angeli era abituato alla condizione di prigionia, la libertà era un vento freddo e inarrestabile in Paradiso, tutti agivano secondo il loro libero arbitrio sempre nel rispetto degli altri e di se stessi. Nessuno aveva mai sigillato i loro poteri in pesanti catene grigie, leggermente smussate come se, prima di allora, altri avessero provato a liberarsene senza successo; nessuno aveva mai legato, l'uno all'altro, le caviglie costringendoli in ginocchio; nessuno aveva mai tirato i loro capelli colpendoli in volto quando la rabbia pervadeva l'anima dei purissimi. Avevo visto molti occhi, verdi, azzurri, chiari come l'ambra colpita dai raggi del sole, mai però avevo scontrato la vuotezza che ora era inerme nelle iridi dei miei fratelli, in silenzio assorti da preghiere volte al Dio in cui credevamo e che piangeva per noi, i suoi Figli.

Alcune teste basse avevano gli occhi serrati, a tentar di immaginarsi in un altro posto, dove erano felici, dove la normalità non era mai una cosa scontata, dove i posti sicuri erano casa, dove non dovevano scegliere a cosa rinunciare. Io, se chiudevo gli occhi, potevo ancora sentire il vento accarezzarmi il viso, i fiocchi di neve riposare tra le mie ciglia e baciarmi i capelli, il ghiaccio scivolarmi tra le dita e sciogliersi leggermente in piccole gocce d'acqua. Se solo li avessi chiusi, vedevo ancora gli angeli più piccoli rincorrersi librandosi nell'aria e nascondersi dietro la schiena dei miei fratelli, loro genitori e amici. Uno di loro, Jihoon, mi affiancò mentre nutrivo un Gelsomino di Ghiaccio con la luce, mi circondò il collo con le sue piccole braccia, e solo quando cercò di nascondere il viso tra la mia spalla e il collo notai le sue calde lacrime. Solo dopo giochi con il ghiaccio mi confessò la ragione del suo pianto.

"Le mie ali non crescono. Sono un angelo, dovrei averle belle, forti, bianche e possenti come le tue. Perché non li ho?" aveva arricciato il naso per trattenere la delusione e il tenero broncio che fece mi sciolse il cuore.

"Jihoon, ehi!" gli toccai il mento con l'indice affinché mi guardasse "le ali non si pretendono, non crescono quando vogliamo, non succede per nessuno nel momento in cui si desiderano. Loro sanno quando sei pronto, quando il tuo corpo lo è: non è semplice gestirle, così come non lo è curarle, né trascinarsele dietro ovunque. Quando avevo la tua età i miei fratelli volavano insieme e sventolavano le loro piume bianchissime; come te, ero triste, ma il mio angelo custode mi spiegò, come sto facendo io con te, che se il processo di formazione sarebbe iniziato in quel momento avrei rischiato la morte. Hai tanto tempo, piccolo angioletto, davanti a te, non attenderle con invidia verso gli altri tuoi fratelli, né con tristezza" mi ascoltò attentamente, come tutti gli angeli fanno con i loro custodi, e annuì mestamente così continuai "finché queste ali non spunteranno, ti porterò io ovunque tu voglia, va bene?".

E l'avevo fatto. Insieme avevamo guardato il tramonto dalla Nuvola che solcava le terre americane; insieme avevamo attraversato le grotte ghiacciate poco lontane dal Tempio di Dio, il mio luogo preferito; Jihoon si posizionava nello spazio tra un'ala e l'altra e si godeva quei momenti insieme, con la spensieratezza che solo gli angeli piccoli conoscevano. Con gli anni mi impegnai con più dedizione al mio ruolo di angelo, erano più le volte in cui studiavo solo sullo Scoglio della Memoria, un vecchio monte eroso dalle fiamme dei demoni durante l'ultima battaglia che noi non avevamo vissuto, che affianco a Jihoon che, da bravo angelo che era, non mi aveva mai portato rancore ma era stato onesta nel dirmi che, spesso, la tristezza e la paura di essere solo gli si annodava in petto. Quando gli spuntarono le ali mi inginocchiai davanti a lui, come ogni angelo custode faceva lo sviluppo arrivava ad abbracciare gli angeli accuditi, gli sussurrai quanto orgoglioso fossi di lui per tutto il processo di formazione: era stato bravo, in una settimana le ali erano fuoriuscite, era stato particolarmente doloroso ma Jihoon era talmente felice che non si lamentò neanche una volta.

Heavenly Punishment |KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora