04.

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I giorni passarono.
Taemin aspettava sempre Jonghyun. Ma non arrivava mai.
Ogni volta che gli dicevano "Ha una visita" gli occhi gli si illuminavano e nella sua testa appariva una sola persona. Dai capelli biondi, dal volto magro e da gli occhi neri.
Rimaneva parecchio deluso quando però vedeva che era Jinki, un suo grande amico dalle superiori.

Jinki ha 26 anni. Alto 1.78, come Taemin. Capelli castani e occhi cioccolato, quasi impossibili da vedere per via della loro piccolezza. Fisico magro. Braccia e petto abbastanza muscolosi.

Jinki ha conosciuto Taemin al secondo anno di superiori, si trovavano in classe insieme. Jinki è stato bocciato parecchie volte al secondo anno per via delle varie insufficienze -la più grave in matematica- , fino a che arrivò Taemin che gli fece ripasso delle varie materie.
Anche dopo le superiori la loro amicizia continuò.

Era un giorno piovoso.
Quel giorno il piccolo doveva essere dimesso dall'ospedale.
Jinki era lì con lui.

"Taemin... che succede? Ti vedo triste..." disse il castano.
"Niente, hyung... sto bene..." rispose.
"Anche un cieco si accorgerebbe che stai male, sai Minnie" ridacchiò Jinki.
"Sai Jonghyun... quel ragazzo di cui ti ho parlato... quwllo che mi piace, ecco..." sussurrò Taemin, imbarazzato.
Jinki annuì e lo invitò a continuare.
"Anche a lui piaccio..."
Sulla faccia del castano si aprì un largo sorriso.
"Fantastico, no? Perché stai male?" chiese, euforico per la bella notizia.
"Ecco, hyung... lui ha 25 anni... e io..." si fermò, sentendo le lacrime premere sempre di più contro gli occhi.
"Minnie... ssh... calmo, va tutto bene..." disse Jinki, abbracciandolo e accarezzandoli i capelli.
"Io... l'ho respinto..." mormorò Taemin, respirando profondamente per evitare di piangere.

È stato uno stupido.
Taemin prima di agire pensa, pensa troppo. Valuta i pro e i contro. Pensa. Rincotrolla se ha sbagliato qualcosa. E, infine, agisce.
Cerca solo il meglio. E quando lo trova, lo lascia andare.

"Sei uno stupido, Minnie..." sussurrò all'orecchio del più piccolo, il castano.
Il discorso finì lì, come anche l'abbraccio affettuoso dei due.
Un medico entrò e annunciò a gran voce "Il signore Lee Taemin può uscire".

"Congratulazioni, Minnie!~" esultò Jinki, ridacchiando. Lo salutò e se ne andò.
Taemin rimase seduto sul letto a pensare un po'. Poco dopo arrivò sua madre e lo aiutò a prendere tutti i vestiti.

Uscirono da quel luogo bianco e azzurro. Profumato per via dell'odore forte di tutte le medicine.

Il nero teneva l'ombrello e la borsa, lasciando così sua magre libera di camminare senza affaticarsi.
Era felice, perché poteva rivedere Jonghyun. Il suo Jonghyun.

Dopo circa 40 minuti arrivarono a casa. La eomma aprì la porta e Taemin si fiondò dentro.

"Jonghyun!!~" urlava felice, correndo da una parte all'altra.
Non lo trovava.
Corse in stanza e aprì la porta.
"Jong...." si fermò da solo, quando vide che non c'era neanche nella stanza.
Aveva una stretta alla stomaco.
Corse da sua madre.
"Eomma... dov'è Jonghyun?" chiese agitato.
Non riusciva a parlare. Gli si era creato un nodo in gola.
Sapersi senza il biondo lo faceva stare male.
"È andato via... ha detto che ha disturbato già per troppo tempo..." disse la donna.
Taemin scoppiò a piangere.
"Sai dov'è andato? Dimmelo, eomma... ti prego..." implorò.
"Mi dispiace... non lo so, yeobo...".

Il piccolo tirò un pugno forte sul tavolo della cucina.
Corse via, uscendo di casa.
Pioveva ancora forte e Taemin non aveva ombrelli. Ma poco gli importava.
Doveva trovare Jonghyun, abbracciarlo forte e dirgli che è stato un grandissimo coglione.

Passò un'ora.
Due.
Tre.
Taemin continuava a vagare per Seoul, urlando il suo nome.

Ventesimo.
Ventunesimo.
Ventiduesimo tentativo.
La risposta arrivò, con una voce chiara, sottile. Spezzata dal pianto.

"Taemin!!~"

Il piccolo corse verso la voce.
Trovò il biondo seduto sotto un'albero, in un vano tentativo di ripararsi dalla pioggia.
Piangeva, forte. Tremava, non tanto per il freddo.

"Hyung..." sussurrò.
Jonghyun alzò lo sguardo e lo vide.
"Minnie..."
"Hyung, alzati..." ordinò Taemin. Lo fece.
Subito il palmo aperto della mano di Taemin incontrò violentemente la guancia di Jonghyun.
"Sei un coglione!" urlò il più piccolo, iniziando a piangere.
"Non provare mai più a scappare! Tu devi stare con me... tu.... tu sei mio!" disse, abbracciandolo forte.

Quella pelle pallida delle guance di Taemin iniziò a rigarsi. Non per via della pioggia.

"Minnie... non volevo farti del male."
"Come puoi farmi del male, hyung?" sussurrò il più piccolo.
"Quando le persone stanno male non ragionano..." rispose Jonghyun.
"Tu stavi male per via di quella decisione?" chiese Taemin.
Il biondo annuì.
"Bene... allora che vada a farsi fottere~" disse Taemin, prendendo tra le mani il viso di Jonghyun.
Il più piccolo li diede un bacio, meno innocente dello scorso.
In quel momento i loro cuori battevano insieme creando un ritmo perfetto.

Jonghyun gli mise tremolante le mani su i fianchi, per paura di fare qualcosa di sbagliato, e ricambiò.

Taemin aveva agito senza pensare, ma seguendo solo il suo cuore.

"Sai, Minnie... mi piace quando agisci di istinto~"

Fear of love.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora