3/3 Capitolone*Extra
Ero in una radura, il vento soffiava impetuoso, cercai un appiglio, un albero a cui aggrapparmi, ma nulla.
Tutto lì mi respingeva, gli alberi si allungavano salendo sempre più in altro, i loro rami si allontanavano,il vento era così forte che all'improvviso mi butto contro una roccia.
La testa mi faceva malissimo.
Poi una voce.
-Non sei più ciò che eri e non lo sarai mai più.
Non capivo da dove provenisse o qual'era il reale significato di quelle parole.
La testa sembrava scoppiarmi.
Poi ci vidi nero, ancora.
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Aprii lentamente gli occhi e cercai di focalizzare le cose intorno a me e capire dove mi trovavo.
Lentamente i ricordi della sera prima si fecero vivi in me.
Mi alzai lentamente e notai che non ero sola in camera, presumo quella del ragazzo che mi fissava preoccupato.
Mi guardai intorno, osservando la stanza.
Non era molto grande, le pareti erano di un color azzurro simile a quello del cielo.
L'arredamento era in stile antico.
C'era una scrivania in legno posta accanto alla porta d'entrata, un armadio tutto di legno ricamato opposto alla scrivania, il letto su cui ero posta io e una piccola finestra circolare alla mia sinistra.
Osservai il ragazzo che ora mi fissava con fare dubbioso.
Era un pó più alto di me, capelli corvini, occhi azzurri.
Indossava una semplice t-shirt verde, degli short e delle converse.
Doveva avere più o meno l'età della ragazza che mi ha morso.
Approposito il morso!
Mi toccai il collo e come se fosse prevedibile essi non c'era e con esso erano sparite tutte, o quasi, le ferite che avevo sul corpo.
Era abbastanza strano e stancante quella situazione.
Dopo un tempo che mi parve un secolo, il ragazzo difronte a me si decise a parlare.
-ciao, come ti chiami?
Tutto bene?
Come ti senti?...-e altre diecimila domande che non ebbi la pazienza di ascoltare.
-alt!stai zitto un secondo percarità!mi spacchi i timpani così!e le domande le faccio io intesi?-gli risposi ammutolendolo.
-ciao anche a te, scassa timpani,
Si sto bene direi, ma non credo che a priori siano fatti tuoi-continuai.
-Scassa timpani?vedi che io ce l'ho un nome ed è Benjamin, e sì sono fatti miei visto che io ti ho salvato...-disse lasciando la frase a vuoto.
Ciò mi preoccupó leggermente, era come se mi stesse nascondendo qualcosa che probabilmente non mi è nuovo.
-dov'è la cucina?ho sete.
-sete?ehmm...al primo piano sulla sinistra-disse con una faccia di paura mista ad ansia.
-no guarda fame!
grazie per l'informazione.
Notai che quando nominai la parola sete e sgranó gli occhi, e quando quella fame e spalancó la bocca.
Decisi di far finta di nulla.
Seguendo le indicazioni di Benjamin trovai la cucina.
Apriu il frigo presi l'acqua e lo richiusi.
Ma era come se qualcosa in quel frigo mi attirasse.
Bevvi l'acqua e decisi di aprire il freezer posto sopra il frigo, per capire cos'era quell'odore tanto invitante.
Lo aprii e...
Dentro vi erano una decina di sacche di sangue.
Io mi sentivo attratta più che mai da esse.
Decisi ancora una volta di fingere di non aver visto nulla.
Chiusi il frigo ed entrai in quello che supponevo fosse il salone.
Era piccolo e accogliente.
Sapeva di casa.
La mia.
Ma non ricordo quale sia di preciso.
La cosa stava iniziando a farsi molto complicata.
Salii di nuovo le scale e anziché tornare dal ragazzo di prima, cercai un bagno, che trovai immediatamente sulla destra appena salita le scale.
Entrai e mi chiusi dentro.
Era una mia abitudine, non sopportavo proprio il fatto che nel bel mezzo di qualsiasi cosa tu stia facendo, entri qualcuno.
Anche il bagno era uno spazio piuttosto ristretto.
Vi era una vasca posta nel muro difronte alla porta, un lavandino e uno specchio alla sinistra della porta e alla destra vi era una finestra sempre circolare, intagliata in legno e una cesta per il bucato sporco, affiancato ad un armadio che conteneva di tutto.
Mi sciaqquai la faccia.
Poi mi venne un'idea, per quanto fosse stupida volevo povare.
Se c'era anche una sola possibilità che fossi diventata un vampiro dovevo accertarmene.
Cercai una lametta dappertutto,infine la trovai.
La presi e la passai con forza sul braccio, tagliandomi.
Vidi il sangue fuoriuscire dalla piccola ferita ma non solo, vidi anche come essa si rimarginó.
Ero visibilmente sorpresa.
Non potevo credere che fossi diventata un vampiro, ma se era così non volevo rimanere un secondo di più in quella casa, non potevo sapere se ora dopo avermi uccisa una volta anche loro mi uccidessero, magari per sempre.
Decisi di tornare da Benjamin e vedere se riuscivo a capirne qualcosa in più.
Salii le scale a due a due.
Tornai nella stanza in cui mi trovavo prima e con un po d'ansia l'aprii scoprendola vuota.
Poi sentii un vociare alle mie spalle.
Lo vidi ed era insieme ad un uomo e una donna, probabilmente i suoi genitori.
Mi raggiunsero e Benjamin mi disse
-Dobbiamo parlarti.
-Okay-dissi seguendoli.
Sapevo di cosa dovevano parlarmi o almeno speravo mi dessero delle risposte.To be continued...
_farfallalibera_
Allora che dire...so che questo capitolo probabilmente fa schifo,ma è un capitolo di "passaggio".
In più non sono proprio dell'umore per aggiornare.
I'm really sorry:'(PUBBLICITÀ:
se vi piacciono le storie da star male(intendo piangere e vomitare)vi consiglio di Scriby
"Cinquanta sfumature di Scriby"Oppure se volete leggere qualcosa di più "soft" consiglio sempre una storia scritta da Scriby
"A(ni)ma" o di mery92a "Guardami ❤".Arrivederci amori!(scherzo XD, scusate ma la mia mente è attualmente fusa).
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Ricordi in un abisso ( IN REVISIONE )
VampiroAurora, la nostra protagonista, si sente attratta dalla foresta, in lei scorre l'adrenalina e l'eccitazione. Aurora, sembra una ragazza debole ma si dimostrerà essere molto forte capace di resistere a tutto. Perderà ogni cosa che abbia mai avuto di...