Capitolo2~Sotto un cielo che minaccia pioggia

412 40 27
                                    

Quel giorno, ricordo benissimo, ero andato al fiume a giocare. Mi piaceva particolarmente posizionarmi sul bordo della piccola pozza presso la cascata, in un angolo dove l'acqua era calma, e divertirmi a far rimbalzare i ciottoli piatti. Amavo osservare i cerchi concentrici che si formavano ingrandirsi ed espandersi sempre di più. Per me quel passatempo rappresentava la calma, la spensieratezza e l'innocenza.

Ecco. Posso dire che quello sia stato il mio ultimo giorno da bambino. Da quel momento in poi sono cresciuto in fretta, troppo in fretta. Nessun bambino dovrebbe crescere così, ma ahimé, ciò che è successo non può essere cambiato. Non posso riprendermi ciò che mi è stato tolto, non potrò mai sostituire il vuoto che ciò mi ha causato. Mai.
Quel giorno, vidi tutto ciò che conoscevo frantumarsi davanti ai miei occhi. Bastò un attimo, bastò la vista di quel carro coperto da un drappo nero, e del corpo di mia madre scosso dai singhiozzi. Mia madre era sempre stata una donna forte e decisa, e vederla così, il capo appoggiato alla spalla dello zio Thorin, i capelli in disordine, il volto arrossato, mi fece molto male. La pugnalata più forte la avvertii quando realizzai ciò che era successo. A dire il vero, ci misi un po' di tempo. Poi capii. Capii e me la diedi a gambe, come un codardo. Mi vergogno ancora oggi di quel gesto.
Mi rifugiai nella foresta vicina al villaggio e mi rannicchiai sul grosso masso al margine della radura. Restai lì, immobile, per non so quanto tempo. Dentro di me non riuscivo ad accettare all'accaduto, continuavo a ripetermi che si trattava soltanto di un sogno, di un bruttissimo sogno, e che presto mi sarei svegliato. Il vuoto gigantesco che mi si era formato nel petto, mozzandomi il respiro, sarebbe sparito non appena fossi ritornato a tirare giocosamente la barba bionda di mio padre, che sarebbe tornato dalla spedizione e ci avrebbe di nuovo sollevati e issati sulle sue spalle, io e Kili, come soleva fare spesso. Ci avrebbe osservati giocare alla guerra con le spade di legno che lui stesso ci aveva costruito, avrebbe aiutato Kili a nascondere suo piccolo arco da zio Thorin, che tollerava poco questo genere di arma, ci avrebbe portati al fiume a pescare...
In realtà era ben cosciente del fatto che lui non sarebbe mai più tornato. Lo sapevo, ma non potevo accettarlo. Pareva impossibile.
Rimasi a fissare il vuoto per molto, molto tempo. Poi una vocina flebile mi riscosse.
"Fili..."
Sentii qualcuno tirare debolmente il bordo della mia casacca.
"Fili...fratellone...quando torna papà?"
Mi voltai a guardare mio fratello, che, come suo solito, era scappato di casa per venire a cercarmi. Mi guardò con gli occhi lucidi.
"Perché la mamma piange?" Domandò.
Io non risposi. Mi limitai a guardare il cielo grigio, che da un momento all'altro avrebbe potuto scaricare su di noi tutta la sua pioggia. Anche lui era triste.
"Fili...?"
Io non dissi nulla. Mi limitai ad abbracciare mio fratello, lo strinsi forte. Lui ricambiò la mia stretta. Il mio fratellino, il mio piccolo fratellino...perché le disgrazie toccano sempre ai più piccoli, ai più indifesi? Il mio fratellino, lui che avrei voluto proteggere ad ogni costo da ogni male, lui che ora si era trovato privato del padre troppo presto, lui che era troppo piccolo per capire appieno ciò che era successo.
"Kili...la mamma è triste perché il papà non torna...non tornerà mai più..."
"Quanto è mai più?"
"È tanto, è tanto tempo fratellino..."
"Tanto quanto? Più di un anno?"
"Più di un anno...più di tanti anni..."
"Ah..."
"Sai fratellino, lui ora è con il nonno, la nonna e tutti i nostri antenati, e ci guarda dal luogo dove è adesso. Una grande sala con tante arcate, e i falò, e..."
Cercavo di rendere postitvo, o perlomeno accettabile, ciò che non lo era affatto. Abbellivo la morte, era come se la decorassi con ghirlande di fiori, foglie e pietre preziose...
"Perché è andato via? Non vuole più stare con noi?"
"No Kili...lui voleva stare con noi, ma non ha potuto farlo...l'hanno costretto ad andare via..."
"Sono cattivi."
"Chi?"
"Intendo, quelli che non l'hanno lasciato stare qui."
"Sì, Kili, sono molto cattivi. Molto molto molto cattivi. Ma hanno avuto ciò che si meritavano, lo ha detto lo zio Thorin."
"Se lo dice lo zio Thorin allora mi fido...ma quindi papà non torna davvero?"
"No, Kili. Non tornerà più."
Mi lasciai andare, finalmente le lacrime furono libere di scorrere. Kili si unì ai miei singhiozzi. Che cosa avevo fatto...il mio fratellino, che avrei dovuto proteggere dal dolore...sarei dovuto essere più forte.
Cominciò a piovere. Grosse gocce d'acqua scesero a lavare i nostri pianti.
Quando zio Thorin ci trovò, ancora abbracciati, era ormai il tramonto.
Ci prese in braccio e ci portò a casa senza dire una parola. Anche dalla nostra stanza udivamo i singhiozzi sommessi di nostra madre.
"Zio Thorin...ma la mamma quando smette di piangere?"
Lo zio non rispose. Si limitò a rimboccarci le coperte e raccontarci una storia.

"Dovete sapere, bambini, che quando morì vostra nonna, e quindi mia madre, il dolore e la voglia di solitudine mi spinsero a fuggire tra le montagne. Avevo bisogno di lasciarmi alle spalle le mie responsabilità e i miei doveri almeno per un po'. Ora, non sono mai stato molto bravo ad orientarmi in un territorio che non conosco bene, e questo vi fa capire quanto lontano io mi sia spinto da casa. Come stavo dicendo, non fu affatto difficile perdermi. La sofferenza mi aveva reso cieco. Ero ancora molto giovane e impulsivo, un'incosciente. Fu così che mi ritrovai a vagare in una terra aspra ed inospitale, senza la minima risorsa che mi avrebbe permesso di sopravvivere in quella landa ostile. Debole e affaticato, mi sdraiai ai piedi di un albero e caddi in un sonno profondo.
Quando mi svegliai, uno strano scenario di presentò ai miei occhi. Mi trovavo in un ambiente asciutto e accogliente, per quanto misero. Un focolare ardeva al centro della piccola sala, e una donna se stava curva lì accanto, intenda a scaldare del liquido contenuto in un rudimentale pentolino. Non appena si fu accorta che mi ero svegliato, la donna si avvicinò allo spartano giaciglio su cui mi avevano fatto sdraiare e mi cacciò in bocca un grosso cucchiaio di legno carico di una specie di zuppa grumosa, che, devo ammettere, non era neanche tanto male. Poi si rivolse a me in una strana lingua che non capii.
In seguito, ebbi modo di osservare meglio l'ambiente che mi circondava. La piccola dimora era come incastrata sotto una sporgenza della roccia, e le pareti non ricavabili dalla roccia stessa erano costruite in pietra e legno. Una spessa pelle di animale era appesa sopra l'entrata, così da isolare dagli spifferi, mentre in un angolo erano state lasciate due finestrelle che facevano passare un poco di luce. Il fumo usciva da una piccola fessura del soffitto.
Passai la giornata disteso sul giaciglio, mentre la vecchia donna mi faceva ricuperare le forze con i suoi strani intrugli.
Al tramonto, venni riscosso dal mio sonnecchiare da un rumore come di tamburi, seguito da un canto malinconico. Incuriosito, mi rizzai in piedi sulle gambe ancora malferme e uscii all'esterno. Nonostante fosse ormai primavera inoltrata, l'aria era gelida e una brezza pungente mi accarezzava il viso. Mi accorsi che la capanna si trovava proprio sul costone della montagna, in cima ad una dirupo. In fondo alla ripida discesa, che decisi di non percorrere, uno spettacolo insolito si parò davanti ai miei occhi. Decine di persone con in mano delle torce camminavano in processione fino al centro del prato, cantando in una lingua incomprensibile. Era un'immagine dalla bellezza struggente, dal carico emotivo oserei dire sconvolgente. Si fermarono tutte intorno ad una catasta di legno. Una a una, le persone gettarono le loro torce su quella che finalmente capii essere una pira. Mi parve un costume molto strano quello di consegnare alla fiamma un proprio parente. In ogni caso, osservai le fiamme innalzarsi al cielo, le scintille turbinare nella brezza, mentre le tenebre calavano. Mi sentii meno solo nel mio dolore, lo sentivo condiviso da quelle persone così unite nella loro perdita. In un dato momento, sentii una mano ossuta posarsi sulla mia spalla. Era la vecchia donna che mi aveva accolto. Anche lei era troppo debole per scendere il dirupo, e ora veniva sorretta da un uomo dal fisico possente, probabilmente suo figlio. Lui si rivolse a me nella nostra lingua, con le seguenti parole:
"Lei dice di vedere nei tuoi occhi un'ombra di grande tristezza, e spera che troverai anche tu un po' di conforto questa sera."
"Perché bruciate i vostri cari?" Chiesi io.
"Perché possano essere liberi e leggeri, e fondersi così a ciò che in vita avevano amato, e ricongiungersi così infine al Signore di tutte le cose. Ora il suo spirito aleggia su di noi, è tra i rami degli alberi, nella brezza, nel gorgoglio del ruscello, e non ci lascerà mai più." Disse lui con una nota di malinconia nella voce.
Non chiesi chi fosse il defunto, ma notai che l'uomo nelle mani stringeva qualcosa di simile ad una rudimentale collana.
Così, bambini, anche vostro padre vi è vicino. Il suo sguardo vi protegge e custodisce dalle grandi aule dei nostri padri, e non vi lascerà mai."
Così zio Thorin concluse la sua storia, storia che mi tornò alla mente in un'altra occasione, per non uscirne mai più.
È strano da pensare, ma di quei momenti, così sconvolgenti, ricordo tutto. Spesso le immagini e i ricordi di una brutta esperienza ci paiono confusi, angoscianti, si sovrappongono l'uno all'altro. A me capitò l'inverso, è ancora oggi non so se sia stato un bene o un male. Perché se è vero che il dolore può rendere forti, è altresì giusto affermare che indurisce il cuore, tendendo a formare una corazza che non lascia entrare più nessuno, per la paura di perdere chi ci sta accanto.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Rieccomi finalmente!
Perdonate il capitolo a dir poco depressivo, ma dovevo per forza inserirlo...almeno la musica triste ve l'ho risparmiata...
Dai prossimi capitoli la storia diventerà più interessante, quindi state pronti!
A presto!

La mia, la nostra, la vera storiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora