Capitolo 2

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Prendo un respiro profondo, cercando di calmare i nervi che mi stanno già cominciando a crescere nel modo più tranquillo possibile.

Non capisco davvero cosa ci sia di sbagliato il quel ragazzo. Ha il potere di farmi imbestialire e perdere la pazienza con una sola e misera frase, anzi più che altro due semplici parole.

Ma devo mantenere la calma. Ci siamo appena conosciuti, e può anche essere considerato normale il suo comportamento, visto da un altro punto di vista che non sia il mio. Perché davvero, io lo considero proprio un atteggiamento poco comune.

Prendo quel poco di coraggio che mi ritrovo, e afferro saldamente la maniglia, per poi spingerla verso il basso ed entrare nella stanza.

Harry è sdraiato sul letto con le mani chiuse dietro la testa e le caviglie incrociate, intendo ad osservare il soffitto. Le braccia sollevate danno la possibilità ai suoi muscoli in prossimità dell'ombelico di uscire allo scoperto, mostrando il risultato di quelle che devono essere state ore e ore di duro allenamento in palestra.

"Quale parte del 'va via' non hai capito?" Chiede ironico, spostando lo sguardo verso di me e alza le sopracciglia in attesa di una mia reazione.

Solo ora mi accorgo di essere rimasta sulla soglia della porta, con la maniglia ancora fra le mani e gli occhi puntati su di lui, intenta ad ammirarlo.

Decido di non rispondergli, e ci metto tutta me stessa per far muovere le mie gambe fino ai piedi del suo letto, dove appoggio la sua valigia per poterla disfare.

Sento il suo sguardo arrabbiato su di me, mentre continuo a toccare la sua roba. Capisco quanto gli dia fastidio che qualcuno invadi il suo spazio personale, ma non intendo tirarmi indietro dal mio obiettivo.

Farò ciò per il quale sono entrata in questa stanza, in un modo o nell'altro.

"Ti ho fatto una domanda." Continua. Lo sento sbuffare rumorosamente, quando con uno scatto veloce mi toglie la valigia da sotto le mani e la butta dall'altra parte del letto.

Rimango un po sconcertata e sorpresa dal suo gesto improvviso, ma mi ricompongo velocemente e incrocio le braccia al petto guardandolo.

Noto che anche lui ha lo sguardo puntato su di me. Gli occhi scuri e la bocca chiusa in una linea retta sono segni evidenti della sua ostilità e rabbia nei miei confronti.

"Cosa stai cercando di fare?" Chiede, avvicinandosi lentamente a me.

Mando giù il groppo in gola che non mi ero neanche accorta si fosse formato, e continuo a fissarlo intensamente.

"Rispondimi." Mi ordina duro.

"Quello che hai visto." Rispondo, sorprendendo anche me stessa dell'audacia e fermezza che si percepisce nella mia voce.

"Non ti azzardare mai più a toccare la mia roba. Chiaro?" Cerca di scandire le parole nel migliore modo possibile, giusto per dare più enfasi alla sua frase.

Alzo gli occhi al cielo, cercando di rilassarmi almeno un po. So che potrei scoppiare, e non ne ho proprio voglia. Potrebbe nascere un putiferio se gli rispondessi a mio modo, perché da quel che ho capito a lui non cambia niente fare una litigata in più. Anzi, sembra proprio che a lui piaccia litigare.

"senti Harry, io non lo voglio proprio quanto te. Perciò vediamo di farlo nel modo meno indolore possibile. Non rendere le cose più complicate."

Gli diedi un ultima occhiata, per poi dargli le spalle e andare verso l'altra parte del letto e riprendere da dove mi aveva interrotto con la sua valigia.

Per qualche istante mi viene da pensare che si sia arreso o che abbia capito di essersi comportato come un completo stronzo con me senza che io me lo meritassi, cosa che mi renderebbe felicissima, dato che non ribatte in alcun modo alla mia affermazione.

Ma quando mi sento strattonare violentemente per un braccio per poi essere sbattuta contro l'armadio, capisco che non ha proprio intenzione di lasciare perdere.

La sua mano è avvolta in una salda presa nel mio avambraccio, e gli occhi ormai neri puntati nei miei.

Restiamo in silenzio per qualche minuto, mentre il suo sguardo brucia intensamente sul mio corpo. Non so esattamente che intenzioni abbia, o cosa voglia farmi. Ma so che ho un po paura, probabilmente non mi farebbe mai nulla, ma non lo conosco per niente e non so come si comporta in queste situazioni di solito.

"Forse sei un po stupida, ma fortunatamente mi sento buono e te lo spiegherò un ultima volta." Ringhia ironicamente, senza alleviare la presa su di me.

"Mi fai male, Harry." Mi lamento, sentendo le lacrime agli occhi.

Sono sempre stata molto sensibile, e bastava una presa appena più forte sulla mia pelle che mi si formava un livido. Infatti tutti i miei amici facevano molta attenzione a non usare troppa forza, per paura di farmi troppo male.

Harry sta decisamente esagerando.

Non sembra voler mollare la presa, anche se probabilmente non ha neanche dato retta a ciò che ho detto.

Continua a tenere il suo sguardo intenso su di me, che quasi mi fa sembrare nuda davanti a lui.

Nessuno mi ha mai guardata così intensamente, e mi mette quasi in soggezione, nonostante la situazione in cui ci troviamo; con lui che mi tiene stretta sotto la sua presa stretta e le sue parole dure e taglienti nei miei confronti.

"Mi devi lasciare in pace. Tu non mi piaci. Tua madre si comporta troppo come tale e questa 'famiglia', come vi ostinate a chiamarla, è una falsa assurda. Non voglio vivere questa vita, non con voi. Non con te."

Non so esattamente cosa mi aspettavo, probabilmente ci è andato anche con troppo piano con le parole e gli insulti, ma speravo che almeno evitasse di passare così in fretta alle conclusioni. Infondo, ci siamo appena conosciuti.

Anche lui non piace a me, ovviamente, eppure non l'ho giudicato così duramente senza prima averlo conosciuto almeno un po prima.

Avevo già capito che fosse strafottente e stronzo, ma speravo che non fosse così superficiale e poco disponibile nei miei confronti.

Speravo di poter avere finalmente un fratello, una persona su cui contare e confortarmi nei momenti di più bisogno. Colui che ci sarebbe sempre stato per me, ed io sempre per lui. Bisticciare con lui per i ragazzi con cui esco, perché geloso e possessivo nei miei confronti. O anche solo discutere per le piccole cose, tipo i biscotti o chi deve andare per primo in bagno. Insomma, il fratello che purtroppo non ho mai avuto la fortuna di avere.

"Sei un mostro." Gli dico, sperando di usare il tono più duro possibile, nonostante le lacrime che minacciano di scendere mi incrinino la voce.

"Niente che non mi abbiano già detto." Fa spallucce, lasciando trasparire anche un sorriso sul suo viso.

Scuoto la testa, ancora incredula della sua strafottenza, e strattono il braccio per toglierlo dalla sua presa. Finalmente mi lascia andare, e sono sicura che la pelle sia già arrossata se non con un livido.

Mi volto e vado velocemente verso la porta, afferrando la maniglia per poi uscire e sbattere la porta dietro di me.

Mi butto sul letto, cominciando a fare uscire le lacrime che fino ad esso cercavo di trattenere.

Giuro di aver sentito un "non entrare mai più in camera mia!" urlato da lui mentre stavo uscendo, prima che la porta si chiudesse.

Oh ma che stia tranquillo, non ci metterò mai più piede.

Stepbrothers or more? ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora