3. Singapore Sling

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Amare il peccatore
e odiare il peccato.

Amare il peccatore e odiare il peccato

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ASTRID

Passai nuovamente sulle labbra il rossetto prestato da Kendra, quando il nostro Uber parcheggiò esattamente di fronte all'Heaven.

Brulicava di gente, nonostante la serata fosse appena cominciata. Il buttafuori sorrise a Kendra e si spostò per lasciarci entrare, nonostante ci fosse un'intera fila di persone ad attendere nella speranza di avere accesso ad uno dei club più esclusivi di New York.

L'occhiata languida che mi lanciò uno dei bodyguard mi fece rabbrividire, ma la musica di abbastanza forte da anestetizzare il mio ribrezzo.

Jasmine afferrò le mie mani, trascinandomi verso un'altra area del locale.

Alcuni nostri amici presero posto su due poltroncine poco distanti.

Jasmine si fiondò su James, il suo ragazzo, mentre io presi posto su una delle poltroncine distanti. «Questo posto è immenso.» Esclamò lui, mettendosi comodo.

«Un ringraziamento a Kendra per essere entrata nelle grazie del bodyguard.»

«Nei pantaloni del bodyguard.» Suggerì qualcuno con una risata di scherno.

«Dovremmo ordinare da bere.» Jasmine accavallò le lunge gambe ancora abbronzate.

Quella sera riuscimmo ad ottenere un posto nella zona privata del locale, soprattutto grazie alle frequentazioni della mia amica.

Tutto quello sfarzo mi fece sentire quasi a disagio. Non essendo abituata a frequentare club così esclusivi, cercai di tergiversare il mio fastidio in un bicchiere di liquore.

Mi affacciai dal piccolo balcone, che dava esattamente sulla pista, e sentii il cuore perdere un battito quando scorsi tra la folla Ethan Coleman.

L'ultima cosa che avrei voluto sarebbe stata proprio vederlo, quindi decisi di allontanarmi dal suo campo visivo quanto più possibile.

Presi la piccola scala e superai la sicurezza che delimitava l'accesso al prive, con l'intento di avvicinarmi al bancone degli alcolici.

Il locale era arredato in modo meticoloso e ogni dettaglio manifestava quanto il locale fosse lussuoso, curato nel minimo dettaglio.

I barman si muovevano in modo veloce e coordinato, su uno sfondo di bottiglie di liquore — alcune ancora sigillate, altre quasi vuote.

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