Pietre che si spostano.
Una figura che emerge dalla penombra.
«Dazai?»
Una parola
Un nome
Una persona
Una vita
Chuuya
Le lacrime riprendono a scorrere sul mio viso, mentre il peldicarota usa il suo controllo della gravità per spostare i massi. Poi inizia ad avvicinarsi.
«Dazai, cosa cazzo ci tu fai qui? Io dovevo venire a salvare un membro dell'Agen-» si interrompe nel vedere la mia gamba fratturata. Mi corre incontro e si china su di me a controllare le mie condizioni. Alza poi lo sguardo, nota le mie lacrime e i miei occhi rossi, e mi tira un ceffone.
«Stronzo» borbotta.
«Che succede, Chuuya-kun? Perché picchi un povero ferito?»
«Perché quel povero ferito del cazzo sei tu»
Tira fuori delle bende da una tasca della giacca, e si guarda in giro.
«Hai qualcosa per immobilizzarti la gamba?» mi chiede.
Gli passo il cellulare, ancora aperto sulla sua chat, con in bella vista il suo messaggio di un anno fa. Lui lo prende senza farci troppo caso ma, quando sta per bendare, lo nota. Si volta verso di me con gli occhi sgranati, e comprende allora il motivo delle mie lacrime.
«Tu...»
«Le tue preghiere non si sono avverate, Chuuya-kun. I tuoi messaggi li ho letti lo stesso»
Fa un passo indietro, e inizia a piangere anche lui.
Cerco di raggiungerlo, ma la gamba mi fa troppo male, e anche il resto del corpo sta iniziando a cedere per la stanchezza e le ferite riportate. Si accorge della mia condizione, e si riavvicina lui. È allora che lo afferro per il colletto, e me lo stringo forte al petto. Il suo profumo sa di viole e alcool, i suoi capelli sono ancora più lunghi di quattro anni fa, delicatamente legati con un nastro di raso, e lo sento leggermente più alto, nonostante anch'io sia cresciuto molto.
«Mi dispiace» sussurro «Mi dispiace di averti abbandonato»
Un po' impacciato, Chuuya ricambia l'abbraccio, stringendomi a sé con decisione, ma lo sento fare attenzione alle mie ferite.
«Stronzo...mi hai abbandonato per un branco di stupidi detective...credi davvero che ti perdonerò?»
«No» rispondo. So bene che non mi perdonerà mai. «Quello che ti ho fatto è stato troppo meschino da parte mia per poter ottenere il tuo perdono»
«Almeno una cosa la sai»
Mi sciolgo delicatamente dall'abbraccio. Inizio a sentire la stanchezza pervadermi ovunque, ma ho paura che, addormentandomi, io scopra che al risveglio sia stato tutto un sogno. Cerco la forza di spiegargli tutto, ma cado nel profondo dei suoi occhi. Due laghi mi osservano con speranza, luccicano come non mai. Scorgo ambizione, desiderio, felicità. Le sue pupille come isole nella vastità delle iridi. Le sue lunghe ciglia, le lentiggini perfette. Voglio contarle tutte.
«Dazai» mi richiama alla realtà «Sono spiaciuto per averti fatto perdere tempo leggendo quei messaggi sgradevoli» mormora, voltandosi dall'altro lato.
«Chibi-chan» sussurro, ormai quasi privo di forze «C'è una ragione se non ti ho detto niente quella volta, né ti ho salutato»
Torna a guardarmi con curiosità.
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Il suo ultimo messaggio ~Soukoku~
FanfictionSono passati 4 anni da quando Dazai ha abbandonato la mafia ed è entrato nell'Agenzia, ma ancora non si trova a suo agio. I suoi colleghi sono ottimi collaboratori, certo, e Kunikida è un partner certamente preparato, ma a Dazai manca qualcosa...qua...