Prologo

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Due anni prima

Mi trovai in un campo di grano, correvo veloce, volevo arrivare il prima possibile. Dietro di me, Justin cercava di raggiungermi.

"Sono più veloce di te!" gli urlai, per farlo arrabbiare. Sapevo che odiava essere battuto da me visto che avevo due anni in meno ed ero una ragazza: il solito orgoglio maschile...

"Tanto adesso ti raggiungo!" mi urlò a sua volta, in effetti era sempre più vicino.

"Solo nei tuoi sogni!" gli dissi, aumentando ancora la velocità wow.

Arrivammo alla recinzione, io ero ancora prima, ma di pochissimo. "Ho vinto!" esplosi urlando. "Ti ho battuto! Ti ho battuto! Sono una vera scheggia," lo punzecchiai.

"Solo perché hai barato all'inizio."

"Non è vero," dissi con un sorriso furbetto.

Lui sembrava un po' arrabbiato. "Sei partita prima del via lasciandomi dietro, questa partita non vale."

"Certo che vale, e poi tu ieri hai fatto lo stesso," dissi.

"Quindi lo ammetti, ok la partita non vale."

"Non è giusto, Justin!"

"Mi dispiace, se non sai ammettere la sconfitta," mi disse con tono canzonatorio.

"Justin Baker, se ti prendo vedrai che ti farò rimangiare tutte le parole che hai detto!" lo avvisai. Lui rise. "Che paura , tu sì che mi fai paura."
Lo guardai storto ma non commentai, salii sopra l'albero ignorandolo. Lui mi raggiunse poco dopo. Ero così nervosa, finalmente l'avrei rivista, mi mancava molto.

Justin, per farmi forza, mi abbracciò un secondo. Il nostro battibecco precedente era dimenticato. Anche Justin dava segni d'impazienza, teneva molto a Anna e non solo come amico. Lei provava lo stesso, ma nessuno dei due sembrava voler fare il primo passo per non rovinare l'amicizia che ci legava tutti e tre.

Guardai oltre il muro; il parcheggio, come al solito, era totalmente deserto, perfetto. Mi persi a guardare il loro mondo, era quasi uguale al nostro, solo più curato e pulito, a tratti innaturale.

"Arriva," mi sussurrò all'orecchio Justin. In lontananza si vedeva arrivare un'auto sportiva rossa italiana. Mia sorella mi aveva detto che era una Ferrari e sembrava andarne molto fiera. L'auto si fermò nel parcheggio, molto vicino al divisore. Quando scese dall'auto si guardò intorno per vedere se era al sicuro da sguardi indiscreti.

La nostra visitina poteva costare molto cara sia a lei che a noi. Avevamo trovato questo luogo l'anno scorso, era un sobborgo abbandonato, le telecamere qui stranamente erano coperte d'edera, in anni non le avevano mai pulite.

La strada era deserta. Con un paio di mosse io e Justin ci trovammo nel loro territorio. Mia sorella non guardava dalla nostra parte, il suo sguardo era rivolto verso il basso; non me ne preoccupai e andai ad abbracciarla.

"Anna, non sai quanto mi sei mancata in questa settimana, non è la stessa cosa senza di te." La stritolai un po' troppo forte, visto che lei si scostò con un mugolio. "Scusa, non volevo farti male," dissi dispiaciuta. Lei fece un gesto non curante, sempre a testa bassa.

"Anna, ti ha picchiato ancora quel bastardo?" chiese Justin teso, aveva le mani strette in pugno e gli occhi ricolmi di rabbia. Anna non rispose.

"Anna, guardaci, per favore," la implorai con le lacrime agli occhi. Non capivo bene la situazione; sapevo solo che faceva arrabbiare molto Justin e quindi avevo paura.

Anna si girò verso di noi, il suo viso era irriconoscibile, pieno di tagli, il labbro spaccato e un occhio nero. Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, era doloroso vederla in quello stato , la mia povera sorellona .

Vampire LiarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora