Capitolo 4

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La notte stranamente non la passai in bianco; per la stanchezza o per lo stress accumulato crollai subito.

Mi risvegliai la mattina, col sole che sbucava tra le imposte. Avevo il viso umido, come se nella notte avessi pianto, ma non ricordavo nulla. La stanza la mattina era molto più carina, tutta rosa confetto, eppure mi mancava casa, mi mancavano i miei genitori. Mi alzai a fatica dal letto e mi trascinai in bagno. Lo specchio rifletteva una versione di me sconvolta: trucco colato, occhi rossi e labbra secche. Mi lavai velocemente per togliermi tutto di dosso, così forte da lasciarmi segni rossi sul viso. Non ero pronta ad affrontare quel giorno. Mi stava venendo un attacco di panico, mi sedetti a terra concentrandomi sul respiro. Le immagini forti di mia sorella Anna invadevano la mia mente. Vedevo il suo sguardo spaventato, i suoi urli... Tanto, tanto sangue.

"BASTA!" mi dissi, "BASTA." Dovevo calmarmi.

Dopo qualche minuto tornai più calma, più determinata a portare a termine ciò che mi ero ripromessa. Dovevo farlo per lei.

Appena me la sentii, scesi al piano terra per fare colazione. Klaus era lì che mi aspettava sorridendo. "Buongiorno liar, com'è andata la tua prima notte?"

"Buongiorno," dissi. Con calma mi diressi verso le varie credenze cercando qualcosa da mangiare, intanto rispondevo distrattamente: "È andata bene, grazie. La sua serata?". Era di buon umore , meglio così .

Trovai del caffè e dei biscotti, andava benissimo.

"La serata è andata molto, molto bene," disse tutto soddisfatto. "Mi hanno incaricato di una grandissima responsabilità," disse tronfio.

Mi sedetti a tavola con la mia colazione pronta. "Posso sapere di cosa si tratta, signore?" dissi.

Lui cambiò espressione, diventando più freddo. "No."

Abbassai lo sguardo continuando a mangiare. Lui cambiò argomento. "Oggi dobbiamo andare a comprare tutto ciò che ci servirà per la scuola. Tra un'ora partiamo," disse, poi scomparve.

Sospirai, finendo la colazione in solitaria. Sistemai tutto e decisi di salire per prepararmi. Mezz'ora era più che sufficiente per fare tutto, così mi accomodai in salotto.

"Sei già pronta?" Sobbalzai guardando dietro. Klaus. Non l'avevo sentito arrivare. Era impeccabile dietro di me che mi guardava.

Superato il momento, ricordai che dovevo rispondere. "Ehm, sì, sono pronta padrone ."

Lui sembrava soddisfatto. "Meglio, arriveremo prima," disse dirigendosi alla porta. Lo seguii. Mi accompagnò nel garage, pieno di auto, ne scelse una sportiva rossa.

"Sali," mi ordinò. Nessuna gentilezza. Ubbidii.

Così questa era la sua collezione di automobili.

"È davvero una grande collezione," dissi ammirando le varie file di auto.

Lui scrollò le spalle. "Ti lasci sorprendere da cose frivole come queste? Come il numero di auto che ho?"

Lo guardai male. "Non sono sorpresa, ho solo fatto un'osservazione."

Non mi rispose, era troppo impegnato ad andare ai 200 km all'ora. Mi aggrappai al sedile, spaventatissima.

"Abituati alla velocità," mi disse. "Sarà meglio per te," aumentò ancor di più la velocità.

Non avevo la forza di parlare, schiacciata contro il sedile, ero immobile.

Dopo poco tempo, l'auto si fermò. Finalmente. Ripresi a respirare normalmente, avevo il vomito .

"Eccoci," disse. Io, traballando, cercai di uscire dall'auto. Klaus era palesemente divertito dalla mia perdita di equilibrio.

"Allora ora ti accompagnerò in un negozio che risponderà a tutte le tue esigenze. È appositamente per i Liars. Io andrò in negozi per vampiri, poi ti verrò a prendere."

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