1 - Giornataccia

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Mi trovavo a correre sotto la pioggia nelle vie più sperdute del paese in cui vivo. Spero di non arrivare tardi, forse portare l'ombrello sarebbe stata un opzione da considerare più delle altre.
Sospiro, pensando a quanto tempo ho perso truccandomi, solo per lasciare che la pioggia me lo lavi via.
Nel mentre corro aspettando che la pioggia faccia scivolare anche i miei pensieri, noto finalmente di essere arrivata.
Ero davanti l'entrata del bar dove io e il mio ragazzo eravamo soliti ad andare per prendere qualcosa e stare insieme.
Respiro, prendo più aria che posso, aspetto che mi pulisca i polmoni e poi la lascio andare, chiudendo gli occhi.
Sono sotto il diluvio in un chiaro giorno d'autunno, di fronte un piccolo bar, specchiandomi nei vetri di esso, notando come i miei capelli fossero completamente fradici, e così anche tutto il resto.
Faccio qualche passo in avanti, tendo la mano sulla maniglia e apro la porta.
Mi lascio incantare dal calore delle paste calde appena sfornate e parte dei miei pensieri è pronta a lasciarmi.
Chiudo per un momento gli occhi e inspiro, lasciando che tutto quel profumo mi entrasse nel naso purificandomi i polmoni. Apro gli occhi, lascio andare, espiro.
Do un'occhiata rapida per la stanza, eccolo li.
Zach come al solito è sempre puntuale. A volte mi dispiace doverlo fare aspettare, ma che posso farci...
Vado al tavolo verso di lui, il solito, quello alla sinistra del piccolo bar, un po' nascosto, accanto alla finestra. Potevo vedere ancora piovere fuori. Sorrido.
Lo guardo negli occhi, fa un sorrisetto.
"Non ci speravo più." mi disse guardandomi negli occhi, ironizzando.
"Hey! -sorrido- non esagerare! Parli come se ti avessi fatto aspettare ore." dico, alzando gli occhi al cielo.
"Beh, -fa un sorrisetto, guardando sul tavolo, giocherellando con un tovagliolo- tecnicamente è successo."
Lo guardo confusa, alzando un sopracciglio.
Lui riprende il discorso, guardandomi negli occhi, sogghignando. 
"Non ti avevo detto di incontrarci qui alle quindici? Che ore sono?" Mi disse, con lo sguardo fisso ancora una volta nei miei occhi, puntando il dito all'orologio appeso sul muro.
Sussulto un momento.
"Le diciassette..." Balbetto, sorpresa, guardando giù.
Davvero l'appuntamento era alle quindici? Giuro che mi avesse detto di incontrarci alle diciassette.
"Mi dispiace. Ero convinta fosse alle diciassette. Avresti potuto chiamarmi.. così non ti avrei fatto aspettare." Dico, mormorando l'ultima frase.
Lui sospira. 
"Non preoccuparti, adesso sei qui. Siediti, e godiamoci il tempo che resta." disse.
Alzo lo sguardo incontrando il suo, annuisco, mi sentivo così in imbarazzo ora.
Mi siedo sulla sedia difronte a lui, continuando a tenere lo sguardo abbassato.
Lui tende una mano verso di me, appoggiata sul tavolo.
"Hey, non c'è bisogno di offendersi. Non mi sono arrabbiato."
Tendo anche io la mia mano, appoggiandola sulla sua.
Alzo lo sguardo, ma senza incrociarmi con il suo stavolta.
"Lo so, scusa. Avrei dovuto stare più attenta." dico.
Lui abbassa leggermente la testa, per cercare di incrociare il mio sguardo. Sorride.
"Dico sul serio. Dai, cosa vuoi prendere? Offro io."
Lo guardo negli occhi.
"Cosa? No, non esiste! Ti ho fatto aspettare, dovrei essere io ad offrirti qualcosa." dico tenendo gli occhi fissi sui suoi, con un tono agitato.
"Dico sul serio, tranquilla."
Resto in silenzio. Dovrei essere contenta che non si sia offeso o altro.. non dovrei argomentare a lungo su questo.
Mi accarezza la guancia, sorridendo.
"Va bene.. ma la prossima volta offrirò io, per farmi perdonare." 
Alle mie parole fa un sorrisetto.
"Okay, se proprio ci tieni."

Per fortuna l'appuntamento è andato bene.
Fortunatamente la sera aveva smesso di piovere, così non mi sarei inzuppata anche al ritorno.
Zach ha insistito per accompagnarmi a casa, e così è stato.
Una volta giunti a destinazione ci salutammo.
Il peggio venne dopo.
Entrai in casa, cercando di fare più piano possibile. Ma ovviamente così non è stato.
Avete presente quando volete essere super silenziosi ma finite per fare ancora più rumore?
Ecco. Avevo accidentalmente sbattuto col piede a un vaso all'ingresso, che non ricordavo nemmeno ci fosse.
Tutto questo causò un rumore assurdo, che ovviamente portò i miei genitori a capire che ero tornata.
Stringo i denti. Eccola che arriva, potevo già sentire i passi in lontananza.
"Eccola." Disse mia madre, con uno sguardo deluso.
"Esci ancora con quello la?" riprende il discorso.
A mamma Zach non è mai piaciuto. Non riesco a capire perchè, onestamente.
"Mamma, siamo ormai fidanzati da tre anni." dico, sospirando.
"Fai come ti pare, ma non dire che non ti avevo avvertita poi. Comunque, ti ho preparato le medicine sul tavolo. Ricordati di prenderle prima di andare a letto." disse, prima di sparire per tornare in salotto.
Alzo gli occhi al cielo. 
Direi che la cosa migliore da fare ora sia una doccia. Dopo tutta la pioggia che ho preso un bel bagno caldo è  l'ideale..
Mi dirigo in camera mia per prendere i vestiti e il resto, per poi andare in bagno.
Chiudo la porta, comincio con lo struccarmi, per togliere gli ultimi residui rimasti e il mascara un po' sbavato dalla pioggia.

All'improvviso una sensazione pungente mi avvolse. Sentii l'amaro in bocca.
Mi sentivo gli occhi addosso. 
Panico un momento. Non è possibile, sono sola... sarà soltanto una paranoia.
Comincio a preparare la vasca con l'acqua calda, e procedo a togliermi i vestiti.
Dopo essermi tolta la maglietta la sensazione di essere guardata crebbe ancora di più.

Decisi di non pensarci, dopotutto oggi è stata una giornata stressante.
Entro nella vasca, nella speranza che mi possa lavare via anche queste paranoie.

- chokeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora