CAPITOLO 1

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La mia vita non è mai stata molto intrigante, o divertente o qualsiasi altra cosa.
Sono sempre stata una normale ragazza, una cameriera precisamente, come tutte quelle che lavorano nei bar o nei ristoranti.
Certo, ho avuto un passato complicato, ma niente di che rispetto alle storie degli altri.
Ma mi sento in dovere di spiegare chi sono.
Mi chiamo Hiyori Tanaka e sono nata a Bakura Town da una famiglia molto povera. Mio padre era l'unico a lavorare e veniva sfruttato, mia madre e i miei fratelli stentavano la fame, mentre io facevo il possibile per aiutarli. Certi giorni non mangiavo e non bevevo per far mangiare loro. A quel tempo avevo all'incirca 8 anni e fu proprio a quell'età che capii quanto il mondo ti voltasse le spalle, quanto facesse schifo. Però, nonostante tutto, avevo ancora una speranza che si insinuava dentro di me: aiutare la mia famiglia, riuscire a sfamarla, renderla felice. Ma questo non fu possibile.
Era un giorno qualsiasi ed ero al mercato cittadino per trovare cibo quando all'improvviso sentii gridare, poi degli spari. Gente che correva dappertutto, chi si disperava, chi piangeva, chi era nel panico più totale. Sapevo che stava succedendo qualcosa, quindi sentii il bisogno di tornarmene a casa. E da lì, nel momento in cui varcai la soglia di casa si spensero tutte le mie speranze. Rosso. Sangue.
Morte.
I miei genitori e i mie fratelli distesi sul pavimento, ricoperti di sangue dalla testa ai piedi, e poi un foglio accanto a loro, come quelli che appendono sui muri della città per i pirati ricercati: Arlong, il pirata-pesce tra i più ricercati dell'east blue.
Capii subito che era stato lui ad uccidere la mia famiglia, era statu lui a commettere l'attentato in città.
Non potevo fare niente. Non ero arrabbiata. Non ero triste. Era come se non provassi nessun sentimento. Mi sentivo come una lampadina che si era spenta, fulminata all'improvviso. Cosi mi accasciai al pavimento e chiusi gli occhi, volendo morire anche io.
Quando ad un tratto, tra le urla dei cittadini ancora impanicati, sentii una voce provenire da dietro di me:
''Oh santo cielo....Capitano! Correte, abbiamo una sopravvissuta!''
Mi girai e vidi un uomo alto con dei lunghi baffi legati in due trecce e capii subito chi era: Zef, capitano dei Cuochi Pirati.
Mi guardò con aria interrogativa, poi ordinò ai suoi uomini: ''Prendetela.''
Al sentire di queste parole mi congelai e la cucina era troppo lontana per pendere un coltello, quindi restai immobile e senza dire una parole mi feci scortare verso la loro nave, senza nemmeno salutare per l'ultima volta la mia famiglia.

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Salveeeee spero che questo capitolo vi sia piaciuto, continuerò a pubblicarne altri! Stay tuned per il secondo capitolo! <3

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