Capitolo 2

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Arrivai a casa più incazzata di prima.

"Se hai bisogno mi trovi in bagno, raggiungici se vuoi." Mi aveva scambiata per caso una delle sue concubine?

Pensavo che al peggio non ci fosse mai fine, invece mi sbagliavo, Michael era anche troppo razionale a volte, ma non faceva lo stronzo con me.

-Signorina Crystal è tornata presto, com'è andata la sua serata?- mi chiese Lidia.

-Preparami un tè caldo allo zenzero, e muoviti.- la liquidai con un movimento della mano.

Non riuscivo a togliermi dalla testa Alex, il che era assurdo, non era lui che mi aveva rovinato la serata, ciò nonostante era fisso nei meandri più remoti della mia mente.

Passai dieci minuti abbondanti a chiedermi cosa mi tormentava di lui, il perché mi rendesse tanto nervosa nonostante ci conoscessimo veramente poco, lui era il migliore amico del mio fidanzato, a prescindere da ciò mi stava antipatico, sfruttava le donne per poi lasciarle in un letto freddo la mattina seguente. Non era il tipo di uomo alla quale avrei affidato il mio cuore.

Bussarono alla porta di camera mia.

-Finalmente, ma quanto ci hai messo Lidia?- dissi sarcastica mentre aprì la porta, ma davanti a me non trovai la mia domestica, bensì Michael, con il mio bouquet di rose rosse in mano.

Se fossi stata una ragazzina forse sarei rimasta quasi entusiasta dell'entrata in scena del mio fidanzato, ma sapevamo entrambi che non era qui per chiedermi scusa.

-Michael.- annunciai.

-Crystal.- rispose mentre si accomodava nella mia camera da letto.

Lasciò il bouquet sulla scrivania ed io richiusi la porta alle mie spalle. Mi preparai mentalmente alla conversazione che ne sarebbe uscita da lì a breve, ma non mi sarei fatta intimorire né dalle sue parole, né tantomeno dalle sue condizioni.

-Che ci fai qui? Non ho nulla da dirti.- stavo mentendo, perché avevo molte cose da dirgli, forse anche fin troppe, però mi limitai a intimidargli che non era gradita la sua presenza.

-Invece abbiamo molto da dirci.-


Michael

Io e Crystal stavamo insieme dal primo anno di liceo, ciò nonostante il nostro non era vero amore, assolutamente. Credo che l'unica innamorata sia lei, ma non di me, bensì da ciò che le posso dare, ciò che nessuno le abbia mai dato in vita sua, la sicurezza.

Nella mia vita ho sempre avuto un unico grande amore ma i miei genitori mi vietarono di amarla, così intrapresi la via più semplice, stare con una ragazza ricca, di buona famiglia, che potesse rendere mia madre soddisfatta della mia futura consorte.

Ma io non l'amavo, non l'avevo mai fatto e non lo avrei fatto nemmeno in futuro. Ero come un burattino inerme nelle sue mani, non potevo liberarmene, non potevo fuggire, potevo solo stare lì a subire i danni collaterali di una famiglia che pretende il massimo anche quando dai tutto te stesso per raggiungere i loro obbiettivi.

Crystal lo sapeva, sapeva che da parte mia non c'era amore, ma le stava bene così o almeno credevo prima di questa disastrosa serata. Non poteva mandare tutti i miei sforzi a puttane, non gliel'avrei permesso a qualsiasi costo. Non dopo tutto ciò che avevo perso per arrivare fino a qui.

-Cosa avevi in mente prima al teatro?- mi passai le mani tra i capelli -Mi sbaglio o avevamo messo in chiaro questa cosa già anni fa?-

Osservai la stanza di Crystal, aveva una grande porta finestra nella parete parallela alla porta d'ingresso, le pareti erano di un avorio tenue, mi ricordavano la sua pelle. Lei risiedeva ai piedi del suo letto a baldacchino, difronte aveva una libreria immensa piena di libri colorati dal genere romance o così credevo. Mi appoggiai alla porta della sua cabina armadio, situata accanto alla grande scrivania.

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