Capitolo 4

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Lauren

La luce filtrava dalle tende della mia camera. Mi accecava, mentre cercavo di abituarmi alla luce mattutina, sentivo il telefono squillare dalla cucina.
Mi alzai dal letto sprovvista di intimo o abiti e andai alla ricerca di quella maledetta vestaglia, mentre inciampavo nei vari vestiti sparpagliati nella stanza.
Gettai un occhio di disprezzo verso il letto, dove una figura maschile era posizionata a pancia in sotto, dormendo beatamente.

Aprii l'armadio e mi misi una vestaglia in seta, poi mi avvicinai alla finestra e la aprì per far circolare l'aria nella camera.

-Ma che cavolo, sono solo le 8 di mattina.- borbottò il ragazzo ancora adagiato sul mio letto, intento a stropicciarsi gli occhi ancora assonnati.

-Non disturbarti, puoi andartene tranquillamente.- lo liquidai con un gesto della mano.

All'inizio parve spaesato, come se volesse controbattere, ma poi ebbe come una illuminazione. Sapevano tutti che non ero tipa da relazioni stabili o scopamicizie durature. Ero più una ragazza da una notte e via.

-Ma che cazzo.- mi scrutò attentamente, poi osservò il mio abbigliamento e capì che da me non avrebbe ricevuto nient'altro che una notte di passione.

Il ragazzo si alzò dal letto, riprese in mano i suoi boxer lasciati a terra e li indossò. Prima di lasciare la camera mi rivolse un ultimo sguardo, ma io lo ricambiai con freddezza voltandogli le spalle per andare a farmi una doccia calda.

Pensavo che fosse triste passare ogni notte con uomini diversi, tuttavia era l'unica forma di amore che conoscevo. Non credevo di avere un valore morale, sono sempre stata convinta di essere brava solo a scopare, per poi essere gettata via, allora per paura o per proteggermi quella che metteva un freno ero io.
Tuttavia ogni volta avevo bisogno di levarmi di dosso il peso del mio cuore con una doccia bollente.

Mi guardai allo specchio, osservando le mie curve sinuose, niente di ciò che vedevo mi soddisfava. Continuai ad accarezzarmi la pancia insistentemente e a pettinarmi nervosamente i capelli biondi che mi ricadevano lunghi sulla schiena, lentamente vidi i miei occhi azzurri come il ghiaccio, riempiersi di lacrime.

-Cristo.- sbuffai, mi asciugai le lacrime e stampai in volto il miglior sorriso che avessi mai fatto.

Niente doveva scalfirmi.

L'acqua scorreva velocemente sul mio corpo abbronzato, come i pensieri che m'invadevano la testa. Una doccia calda era la cura ad ogni male.
E mentre Look What You Made Me Do rimbombava tra le mura del mio bagno, io improvvisai un concerto.

La musica, la mia cura.

-I'm sorry. But the old Taylor can't come to the phone right now. Why? Oh, 'cause she's dead- recitai con mano sul cuore, osservando allo specchio la mia figura che teneva una spazzola di legno in mano come fosse un microfono.

Mi diressi nella mia immensa cabina armadio, mi misi a correre tra i corridoi accarezzando col palmo della mia mano ogni singolo vestito appeso.
Dopo essermi sfogata, partì un'altra delle mie canzoni preferite I'm yours.

-Baby, I'm yours.- urlai mentre mi abbassai come se stessi ad un concerto internazionale. Ridevo come una scema mentre mi destreggiavo a destra e a sinistra, continuando la mia interpretazione.

The other sideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora