CAPITOLO 3

33 0 2
                                    

3 anni prima

Se mi avessero detto che Elijah e Juliette sarebbero stati quelli che mi avrebbero tradito, mai ci avrei creduto.

Eppure sono qui seduta su una sedia difronte la scrivania di Albert, a parlarmi di come le cose si svolgeranno ora che il mio maestro, Max, è andato in un'altra società.

Ma saperlo da Albert e non da lui stesso che mi ha cresciuta e mi ha formato schermistica mente parlando, mi rende spoglia di ogni certezza.

Mi rende vuota e mi fa perdere tutto quello che avevo costruito con lui.

'Fidati di me' mi diceva, 'ti porterò ai mondiali' mi promise.

Ma quello che mi aveva ancora di più fatto perdere fiducia nel genere umano sono stati loro due.

I tre moschettieri ci chiamavano tutti in palestra. Quelli che non si separavano mai. Quelli che restavano uniti. Quelli che alle gare si guardavano le spalle a vicenda.

Eppure adesso le loro spalle sono voltate ed io non ho più nessuno.

"Zaira so che ci vorrà un po' per processare questa notizia, fidati di me - fidarmi? e cosa vuol dire?- insieme riprenderemo dall'inizio. Te lo prometto" non farmi anche tu promesse che non puoi mantenere Albert. Non mi dare certezze perché non ne ho più.


Mi sveglio di soprassalto balzando con il busto.

I ricordi mi stanno mangiando viva.

Volto il capo per vedere Elijah dormire beatamente con tre cuscini e il lenzuolo.

Mentre io sto con un cuscino che puzza di muffa e una coperta che non mi arriva nemmeno alle ginocchia.

Il suo viso è rilassato e i suoi ricciolini sono posati sulla fronte e... non ha la maglia.

Il suo addome scolpito è sotto il mio naso. Questo mi fa rendere conto di quanti anni siano passati. Mi ricordo ancora quando mi parlava di come volesse fare i muscoli, gli addominali e le spalle grosse. Si rinchiudeva nella stanza con l'attrezzatura da palestra e non si vedeva per ore.

Quelle ore di palestra a qualcosa sono servite allora.

Mi alzo piano per non svegliarlo e non sentirmi la sua voce fastidiosa alle sette del mattino e silenziosamente mi lavo i denti, mi vesto con un semplice pantalone della tuta e la maglia della federazione con il mio cognome dietro.

Mi faccio una coda alta guardandomi allo specchio dell'armadio. Mi volto per vedere se Elijah stia ancora dormendo ed effettivamente dorme come un sasso.

Tiro un sospiro di sollievo. Guardo l'orario, sono le sette e mezza, così decido di chiamare Marie per andare a fare colazione.

Senza occhiate di troppo, solo la mia migliore amica ed io.

"Pronto?" la voce assonata di Marie mi giunge all'orecchio.

"Colazione solo io e te in cinque minuti, ci sei?" un grugnito di disaccordo arriva dall'altro capo della chiamata.

"Facciamo dieci" e attacca.

Dopo tre minuti scendo perché Elijah sta incominciando a rigirarsi nel letto e per paura che si svegli, ho preso la chiave, così da non lasciarla a lui e me ne sono scappata di sotto.

La hall dell'hotel è completamente vuota se non per la receptionist che smanetta con il computer. La colazione è aperta da 5 minuti e di Marie non c'è traccia, sono tentata dall'andare dal bussare alla sua camera ma il mio stomaco mi dice di fregarmene e di andare a mangiare.

roomates:the fencing gameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora