CAPITOLO 6

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MARIE'S POV

3 anni fa

«Scherma?» chiesi nuovamente a mio padre per conferma.

Mi aveva detto quella sera a cena che io il giorno seguente sarei andata ad un allenamento di scherma, precisamente di sciabola.

Lo sport della mamma.

«Si Marie, vorrei che tu ci provassi» risponde a bocca piena con lo sguardo fisso sul suo piatto. So che sta pensando alla mamma e lo rattrista parlarne. Non dice il suo nome da due anni. Precisamente da quel 5 maggio 2018.

Isabel.

«Okay papà, ci proverò» rispondo con voce flebile non so ancora come sentirmi al riguardo.
Se essere contenta perché scoprirò un lato della mamma che non ho mai conosciuto oppure se rattristarmi perché non ho neanche mai provato a conoscere quel suo piccolo lato, che piccolo non era poiché ha smesso per me.

La cena continuó in silenzio, ed in quella casa gigantesca i silenzi erano quasi terrificanti.

Lo stridio della sedia sul pavimento riecheggia nella sala e si avvicina per darmi un bacio sulla guancia prima di chiudersi in ufficio per lavorare. Ancora.

Papà ha sempre messo la famiglia prima di tutto, ma da quando non c'è la mamma il lavoro é diventato la sua unica valvola di sfogo.

Mi dà affetto si, ma mai come una figlia vorrebbe. Io so che mi vuole bene ma vorrei solo che lo dimostrasse meglio. Ma d'altronde lui ha perso sua moglie, lasciandolo da solo con una figlia che stava entrando in età adolescenziale.

«Signorina Lee?» la voce di Ramona, la nostra governante, risuona nella sala da pranzo enorme e vuota «ha finito la cena?»

Ramona si ostina a chiamarmi signorina Lee, nonostante le innumerevoli volte che le ho chiesto di non farlo, ma lei ribadisce sempre che é per una questione di rispetto. Dopo un po' ho smesso di sperarci.

«Si» sussurro ancora presa dai miei pensieri.

«Tutto bene, signorina?» mi chiede dolcemente con tono materno. Infatti da quando mamma non c'è più Ramona é l'unica figura femminile che ho più vicina a lei.

Alzo lo sguardo per guardarla meglio: la fronte leggermente aggrottata, gli occhi incorniciati dalle rughe ed un sorriso dolce e carico d'affetto.

Mi schiarisco la gola.

«Si Ramona» mi sforzo di sorridere «tutto bene

Ma lei mi conosce troppo bene e mi stringe in uno stretto abbraccio.

Mi sciolgo nelle sue braccia aggrappandomi a quella unica parte che mi é rimasta di una madre.

Trattengo le lacrime e annuisco sorridendo, per farle capire che sto meglio.

Bugia.

Non credo che starò mai meglio.

«Vado a buttare la spazzatura sul retro Ramona, così ti dò una mano» la informo e scappo via, già sapendo che lei mi fermerebbe.

L'aria fresca di settembre mi punge le braccia nude ed afferro i due sacchi.

«Lee?» una voce mi richiama alla spalle.

Mi giro quasi terrorizzata da chi potesse essere.

Una luce di un lampione mi lascia intravedere solo un caschetto nero e un paio di occhi così scuri da fondersi nella notte buia, ma le sue labbra rosse spiccano nell'oscurità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16 ⏰

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