Capitolo Sette

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Caleb

Ho staccato da lavoro ormai da un'oretta e sono nel salotto di casa che mi trascino avanti e indietro per la stanza, preoccupato e in attesa che Lily torni. Penso e rimugino, non riesco a star fermo, né fisicamente né con la mente.

Mi fido di mia sorella, ma non sono tranquillo lo stesso a lasciare un'umana in sua compagnia.

Ma, finalmente, il mio tormento è giunto al termine, quando sento aprire la porta d'ingresso. Il mio sguardo è fisso, nell'attesa di intravedere la sagoma di Lily.

«Fratello, mi stavi aspettando, per caso?» Il suo tono è particolarmente divertito.

«Dunque, sorella?» Le domando, senza mezzi termini.

«L'ho riportata a casa, era stanchissima. Poverina. Le ho messo qualche goccia del mio sangue nel bicchiere, non si è accorta di nulla. Il morso è sparito! Ora deve solo riposare.» Mi spiega, brevemente.

«Le hai dato anche la corona?»

«Sì, fratello! Sempre se davvero la metterà alla porta di casa sua. Anche se per ora è al sicuro. E, comunque, buonasera anche a te...» conclude stizzita.

«Perdonami sorella, ero davvero preoccupato! Sono contento che sia sotto controllo, almeno per ora. Ti ringrazio per l'aiuto!» Le dico in tono sincero e dispiaciuto.

Lily sbuffa e si viene ad accasciare sulla poltrona vicino a me.

«Va bene, Caleb! Lei ti piace davvero, non è così?»

«Non lo so, sorella...» non termino la frase.

Davanti lo sguardo interrogativo di mia sorella, mi siedo sulla poltrona accanto. Il mio sguardo è rivolto verso un punto fisso, vuoto. Mi ritrovo in uno stato contemplativo. Continuo a pensare a come muovermi adesso. Ma Lily mi desta dai miei pensieri.

«Dici che sia il caso di controllare, almeno questa notte?»

«Sì, me ne occupo io. Hai visto il piano?»

«Certo, come mi hai chiesto. Il piano in cui vive è l'ultimo.»

«Grazie sorella! »

Mi alzo e le poggio una mano sulla spalla. Lei alza lo sguardo e le sorrido. Forse non si rende conto di quanto io sia grato per averla sempre con me, nonostante tutto.

«Vai adesso?» Mi domanda.

«Faccio un giro per schiarirmi le idee, andrò più tardi.» Concludo dirigendomi verso l'ingresso.

«Non fare niente di insensato, fratello!» Le sento dire, mentre esco di casa.

***

Giro immerso nell'oscurità di Forgotten Hollow, con la sua fitta nebbia e la vegetazione triste. Triste come il resto della cittadina. Qui non vivono più umani da molto tempo. La paura li ha fatti scappare tutti. E come dargli torto?!

Questo posto è diventato inospitale persino per noi anime immortali. E la colpa è solo di Vlad e del suo regno del terrore.

Ed eccolo lì, che torreggia nel centro della piazza con la sua statua austera, unico e incontrastato, padrone e sovrano.

Osservo la sua statua e non posso contenere un moto di rabbia che si estende dentro di me. D'istinto, serro i pugni e poi lo noto.

Un corvo, sulla testa della statua. E ora capisco come faccia a sapere e vedere sempre tutto.

Lancio all'animale uno sguardo, prima di andarmene e, sfruttando la super velocità, vado verso San Myshuno.

È notte fonda. Mi avvicino al palazzo in cui vive Kayla. C'è ancora del movimento per le strade, questa città non dorme mai. Ad un certo punto, noto un umano aprire il portone del palazzo e, con rapidità, mi infilo dentro, prima che questo si chiuda. Sorrido e ringrazio l'umano che mi ha fatto passare ed entro nell'ascensore.

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