4.

14 1 0
                                    

Sembrava non esser cambiato di una virgola, Hunx; sembrava che lui e il tempo andassero a braccetto e ringiovanissero di anno in anno. Nonostante fossero passati innumerevoli pleniluni, e chissà quali avventure, lui era ancora lì, genuino come era un cucciolo che è appena stato riconosciuto come un lupo adulto.
«Hunx!» disse Yates, radioso.
Onung gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, mentre quella di Yates era appoggiata sul morbido pelo dell'animale.
«Yates, siamo tutti contenti di rivedere Hunx, ma non credo che sia il momento migliore per perdersi in inutili festeggiamenti.»
Onung non lo manifestava ma pure lui era incredibilmente lieto del ritorno di Hunx, o almeno era quello che pensava Yates. Guardò i suoi amici: a parte Ipazia e il bambino, che teneva in braccio, gli altri non parevano un granché sorpresi della comparsa del lupo. Che fosse stato tutto premeditato?
«Onung ha ragione» disse Mazara, innescando in Yates una reazione che pian piano lo avrebbe convinto della congettura ideata poco tempo prima. «Ho posto altri segnali nell'abitazione di Ipazia, e sembra che i Groxha l'abbiano già raggiunta.»
Tutti si voltarono verso di lei di scatto, eccetto Ipazia e il piccolo Yates (così lo chiamerò per distinguerlo dal protagonista).
«I Groxha?» chiese di rimando Onung.
«Non è possibile...» disse Evian, che si era tenuto in disparte fino a quel momento. «I Groxha sono stati banditi dalla Casa Reale di Erdenia quando il primo sovrano della stirpe salì al trono» affermò, memore della poca storia che aveva appreso.
«E tu ci hai veramente creduto?» chiese Mazara. «L'unica cosa che è cambiata, è la modalità. L'Accademia Groxha, da organo pubblico teso a proteggere il re, è diventata una società segreta ai diretti comandi del re. Sono spietati assassini fedeli alla corona. Quando qualcuno si oppone al re troppo vivacemente, loro intervengono e fanno in modo che quel qualcuno sparisca dal palcoscenico.»
«E perché non ce lo hai mai detto, mentre combattevamo la tirannia di Ezemiah I?» domandò Yates.
«Perché all'epoca non ne avevo idea! I loro movimenti sono sempre stati così accorti che non han mai destato abbastanza scalpore da suscitare il mio interesse. Solo qualche mese fa, quando stavamo allestendo l'esercito per la presa di Olbetia, ho fatto due più due e ho mandato delle spie a controllare. Il loro responso non è pervenuto, e mi è parsa un'evidente prova.»
Yonnhung assentì, per niente stupito.
«Anche io l'avevo intuito. Non ho mai ritenuto il caso, però, di svelare i loro intrighi attirando l'attenzione su di noi.»
«Chi sono questi Groxha?» chiese Ipazia.
Ora che ci pensava, Ipazia non sapeva ancora nulla di storia. Aveva iniziato ad apprendere qualche nozione solamente in seguito al loro incontro, e grazie a lui.
«Non è il caso di dirlo di fronte al bambino...» disse Yates.
«Hai ragione.»
Ipazia posò il bambino a terra e gli chiuse le orecchie con le mani; lui, nonostante la tenera età, si agitava per tornare alla libertà, si dimenava come un toro.
«Ora parla.»
«Sono mostri alti due metri o più. Pelle squamosa, talvolta verde, talora blu, oppure arancione; un unico e lungo occhio che può variare dal giallo al rosso, dall'ambrato all'adamantino; braccia lunghissime e sproporzionate, con acuminati artigli. Sono dotati di intelligenza propria, anche se preferiscono essere comandati a bacchetta dai Saggi, gli esemplari più brillanti e sapienti della loro specie. Rigurgitano continuamente una miscela sanguignea di colore marrone, acida, i cui conati aumentano quando sono prossimi alla morte. Quindi, se ne hai abbattuto uno e quello è moribondo, allontanati il più in fretta possibile. Inoltre, sono spietati, sembra che non riescano a provare alcuna emozione. Se non vengono commissionati, uccidono senza distinzione e per il solo gusto di sentire il sangue di un'altra razza che scorre sulle mani. Prima erano i cani dell'Imperatore, i suoi mastini: totalmente ai suoi servigi. Ora, da quando non c'è più l'Impero, non ho idea di cosa siano diventati.»
«Sono come li hai descritti tu, solo un po' più cattivi» commentò Mazara.
«Oh, bene...» disse Evian.
Il bambino non aveva smesso di dimenarsi per nemmeno un istante, rendendo difficoltoso ogni tentativo della madre. Quando finalmente fu libero, si calmò.
«Che strani, i bambini» disse Yonnhung. «E pensare che questo ha solo due anni. È proprio vero che la stirpe degli Uomini del Nord è più robusta e precoce.»
«Anche tu lo sei stato, tanto tempo fa» asserì Yates.
«Lo so, e ancora mi è difficile crederlo.»
Tutti risero; persino Hunx sembrò essere divertito dalle parole del Genio.

Concorso Fantasy: La Fantasia non ha LimitiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora