Uhusyan, l'astro del mattino, riluceva pallidamente in cima alla volta celeste. Parte della luce era ostruita dalle vette dei Saybbimas, e su Ryek gravava una terribile ombra carica di sangue e morte. Il vento gli scompigliava i biondi capelli lunghi sporcandoli di polvere; percepiva su di sé la pressione della guerra.
Corse sul terreno crepato sino a un'altra zona d'ombra, sapendo che ci avrebbe dovuto stare finché lo smorto biancore non si fosse attenuato ancora. Se ricevevi troppa di quella luce sulla pelle potevi prendere la Izhiakas, o morbo dei Simidi. Ti riempivi di pustole violacee che s'ingrossavano fino a scoppiare per poi dissanguarti. Pensando alla Terra, si disse che nella sua bella Copenaghen non avrebbe mai rischiato di contrarre una malattia come la Izhiakas. Avrebbe mantenuto il suo nome, Mikkel, e non avrebbe dovuto scegliersene uno nuovo per colpa della tribù dei Suhurbia.
Lambì la propria luminosa chioma con malinconia. Anche i suoi capelli erano cambiati da quando il Portale lo aveva trasportato su quel pianeta: da corti e sempre ben curati, a lunghi e rovinati dalle condizioni ambientali.
«Erafi, perché persisti in codesto luogo?» domandò il suo Etahani, lo spiritello che aveva conquistato sconfiggendo il capo tribù dei Suhurbia.
Ogni Etahani dava un nome al proprio padrone nella Lingua Ancestrale, e questo, oltre che essere diverso da quello di ogni altro padrone, dipendeva dal rapporto che c'era fra i due. Erafi, per esempio, voleva dire "Amico".
«Ilmion, devo aspettare che il sole svanisca.»
«Sei nel giusto, Erafi, ma rammenta che Uhusyan non è il tuo sole. Non devi confondere i due.»
«Scusami, Ilmion, me lo scordo sempre.»
Ilmion uscì dal corpo di Ryek e si librò nell'aria soffocante creando il solito, piccolo involucro circolare di energia. Danzò un po' nel vuoto e poi, con la flebile e sibilante voce, disse: «Un giorno apprenderai ciò che è d'uopo apprendere.»
«Se lo dici tu, ti credo» disse Ryek, sollevando le spalle.
Quando Uhusyan impallidì, Ryek tornò a correre veloce per il Deserto del Groon. Calò in fretta la notte e fu costretto a trovare un riparo: il divario fra la temperatura del giorno e quella della sera era ampio come non mai. Una piccola grotta scavata ai piedi del monte Whom fu la sua salvezza. Ci entrò, svuotò la sua bisaccia e, dopo aver miracolosamente rimediato qualche pietra focaia, accese un fuoco grazie a un antico incantesimo dei Suhurbia. Non si assopì prima che Everen, l'equivalente della luna, divenisse pieno e rischiarasse tutto con il suo intenso biancore.
Non avrebbe dovuto dormire, la sua missione non lo richiedeva; però lo dovette fare per recuperare le energie spese nel fuggire dalla morsa di Xriphen, il Custode del Buio. Per raggiungere Ingria, la Contea dell'Astro Nascente, quella dove avrebbero protetto lui e il suo Stigma, avrebbe dovuto viaggiare ininterrottamente per sette giorni; e anche se lui lo stava facendo solo da quattro, si riteneva meritevole di un buon sonno ristoratore. Dopotutto, non era per niente facile scampare a Xriphen in un combattimento corpo a corpo.
Il giorno dopo Uhusyan non si palesò finché non arrivò la metà del giorno; prima, le catene di nuvole lo avevano eclissato. Ryek si destò alle otto precise, e poi sfrecciò come un dardo sino ai confini dei territori desertici nei quali si trovava. Lì, ai confini, c'era un lunghissimo fiume che si estendeva oltre le Terre Senza-Nome, che si raccontava dividesse la parte del mondo dove una volta si parlava la Lingua Ancestrale da quella in cui si usava il Ghooren, denominato il linguaggio delle bestie per l'aspetto di chi lo parlava e i suoni rudi e stridenti. Ryek si tolse la sottile maglia e la ripose dentro la bisaccia. Rimase a torso nudo, i muscoli sviluppati che rilucevano. Stette per buttarsi, ma Ilmion uscì dalla sua pelle e si allargò fino a formare una ragnatela luminescente azzurrina.
«Sei pronto a imbatterti nella furia dei mostri acquatici?» gli chiese riassumendo la propria reale forma sferoidale.
Un Etahani era questo: il complemento della tua coscienza, qualcosa che ti conduceva verso il ragionamento quando era l'istinto a dettare le tue azioni. Il cielo, che era tornato splendente da poco, si offuscò in modo preoccupante.
«Ci sono altre strade, Ilmion?»
«Rimembra che il mio mondo è unito fisicamente e spiritualmente in subissi di modi. Per raggiungere un punto esistono milioni di sentieri, di vie accessibili.»
«Però questa è la più veloce, giusto?»
Ilmion tacque per un attimo e poi ammise che era vero.
«Allora sono pronto. Tu, invece, "rimembra" che Xriphen ci è alle calcagna, probabilmente.»
Ilmion stette zitto, poi disse: «Sento la Falce Oscura che si avvicina. Hai ragione.» Ryek sgranò gli occhi e, dopo aver inoltrato lo sguardo fino alle catene montuose sullo sfondo del paesaggio, esortò a Ilmion di tornare al suo interno.
«Veloce. Se è veramente lui, dobbiamo essere veloci. Non credo che tu abbia le forze per crearmi la Spada di Luce.»
«Reputi bene. Le mie energie sono scemate incredibilmente dopo l'ultima lotta col Custode del Buio, e non riesco più a plasmare la Spada di Luce.»
Ilmion si affrettò a rientrare, e appena lo ebbe fatto, Ryek si lanciò nelle acque. Il contatto fu tremendo: il liquido era gelido e mosso da una corrente impetuosa che non lasciava increspature sulla sua superficie. Nuotò per una manciata di minuti, dando fondo a tutte le sue forze, e riuscì a raggiungere la riva opposta senza che Xriphen si fosse fatto vedere all'orizzonte.
Ci fu, però, un rumore terribile, un boato che erompeva dai più neri recessi. E allora, come fumo che s'innalza dal camino, una scura scia gassosa si levò fino al cielo. Ryek fece in tempo a distogliere lo sguardo per un secondo, che la scia gassosa era stata sostituita da Xriphen, che nella sua gigantesca mole e con la lunghissima falce fra le mani adombrava gran parte di terreno. Indossava l'elmo demoniaco dell'ultimo scontro: un copricapo metallico che presentava due tozze corna ricurve e acuminate. Nel suo volto caprino si poteva leggere una nota di disappunto, mentre i suoi occhi ardevano d'odio per Ryek. Il mostro fece un verso a metà fra l'ululato di un branco di lupi e il ruggito di una moltitudine di leoni, sbattendo l'asta della falce contro il suolo disconnesso.
Ryek s'issò in piedi uscendo dall'acqua e girandosi per un attimo scorse il primo accenno di erba un po' più in là. Riportò lo sguardo sul torrente e notò un drago marino di dimensioni considerevoli che piroettava nell'acqua. Le sue squame arancioni erano quasi prive di vitalità sotto quel grigiore perenne.
«Ilmion» disse Ryek, «sbrigati a uscire. Ho un piano per imprigionare Xriphen.»
Ilmion fece quello che Ryek aveva detto, poi chiese: «Che cosa?»
«Esatto. Però per farlo devi esaurire ogni tua riserva per creare la Spada di Luce.»
«Potrebbe determinare la mia dipartita, pondera attentamente» precisò preoccupato Ilmion.
«Lo scontro durerà pochissimo.»
Ilmion si fidò di Ryek ed evocò la Spada di Luce porgendola nelle mani di Erafi. Ryek vide Xriphen caricare, saltare oltre il fiume e atterrare su di lui. Tuttavia, all'ultimo momento si scansò e menò un fendente disperato sul fianco del mostro, che vacillò. «Ora vediamo se avrai tanta fortuna coi tuoi amici draghi.»
Xriphen cascò nell'acqua e il drago marino, non appena percepì la sua presenza, s'infuriò e lo trascinò in profondità, dove mai più nessuno lo avrebbe trovato.
«Sai che non è una soluzione duratura, vero? Xriphen troverà un modo per scampare a quella prigione d'acqua» affermò Ilmion.
«Spero che per allora sia arrivato il Profeta.»
E detto questo, riprese il suo cammino verso la salvezza.
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Concorso Fantasy: La Fantasia non ha Limiti
FantasyQuesto è il luogo nel quale porrò le prove sostenute nel concorso fantasy indetto da Emma-Blues. ~ 1a: La Gloria della Sventura (parte 2, 3, 4, 5 e 6) -> Terzo classificato ~ 2a: Il Lucchetto Nebbioso (parte 7) -> Secondo classificato ~ 3a: Dialogo...