Una mano sbucò dal precipizio. Si appigliò al primo lembo di terra che riuscì a localizzare e si issò fino a che il suo possessore non poté stendersi, ansante. L'uomo sistemò un bambino e delle armi a terra. Dopo aver recuperato un briciolo di energia, si affrettò ad aiutare la donna che era rimasta indietro, nonostante fosse lui ad aver il bambino. Le tese una mano e lei l'afferrò senza esitare, affannata.
Ipazia era giunta a destinazione, e insieme a lei Yates.
Quando Ipazia fu su un solido terreno, Yates suggerì al piccolo di raggiungerla e abbracciarla, e mentre il bambino camminava alla meglio verso di lei, egli diede un'ultima occhiata al bosco sottostante: Yoirpmir; da lassù pareva uno scudo d'aghi verdi e marroni che non si differenziavano in alcun elemento, anche se in realtà creavano spiazzi di una certa vastità, dislivelli più o meno palesi, eccetera. Volse nuovamente lo sguardo alla amata, Ipazia, che, pur percependo l'antico sentimento ormai dimenticato, non lo aveva ancora accolto come lui avrebbe desiderato.
«E ora?» chiese lei.
«E ora dovremo aspettare che ritorni Hunx. Lui dovrebbe saper tutto.»
«Tu credi veramente che un lupo si possa ricordare un percorso così tortuoso e arrivare fino a noi volutamente?»
«Non lo so, Ipazia. Posso solo dirti che ho molta fiducia in Hunx, ce l'ho sempre avuta, e se lo vedrò raggiungerci lo seguirò in capo al mondo.»
«E io sarò con te» affermò lei, gli occhi azzurri che guizzavano da un punto all'altro per scorgere la figura snella e lunga di Hunx.
Come se fosse stato evocato dal nulla, Hunx comparve all'interno di un cespuglio poco più in là, così ben camuffato che solo Yates fu in grado di discernerlo.
«Hunx!» esclamò.
Ipazia si guardò intorno confusa e trepidante.
«Dov'è?»
Il lupo, al sentir tal richiamo, uscì dal cespuglio e si avventò giocosamente su Yates. Quando i cerimoniali di ben ritrovato furono terminati, Yates gli sussurrò qualcosa all'orecchio e il lupo si riscosse, come se fosse stato destato dopo un interminabile stato d'incoscienza. Annusò il terreno con occhi vigili e narici dilatate, preparato a mostrare i denti aguzzi in un ringhio spaventoso se qualche nemico si fosse frapposto tra loro e il loro traguardo. Yates ravvisò negli occhi del lupo quella scintilla che lo animava anni prima, quando agivano in sintonia assoluta, e indicò a Topazia di prendere il bambino e tenersi pronta a correre.«Non dobbiamo perdere attimi preziosi, capito?»
«Capito» fece lei.
Hunx tirò su il muso di scatto, con movimenti agili e silenziosi, e s'inoltrò nel boschetto che veniva dopo l'iniziale zona arida e sabbiosa. Le piante, qui, erano diverse da quelle che crescevano al di sotto, e non solo quelle: infatti, l'habitat rigido e nevoso che chiunque si sarebbe aspettato e avrebbe veduto dal basso non esisteva, e al suo posto c'era un clima torrido, tipico delle Grandi Foreste D'Oriente, che presentavano precipitazioni torrenziali e livelli d'umidità incredibili. Molte piante avevano forme strane. Alcune possedevano vere e proprie fauci, fornite di denti, che si spalancavano quando il più impercettibile dei movimenti veniva eseguito da una creatura qualsiasi; altre erano fiori di ianudita bellezza, con petali lunghi e carnosi, di un colore che dapprima tendeva al rosso e successivamente sfociava in una tonalità molto simile al fucsia.
Non appena superarono il bosco, al di là di una voragine, uno spettacolo mostruoso si rivelò agli occhi di Yates. Il territorio nel quale era cresciuto, addestrato nella maniera più esemplare, era stato martoriato, deturpato da eventi ignoti che gli stavano inducendo una rabbia senza precedenti, pari allo sconforto di quando aveva accettato l'amnesia di Ipazia; quel territorio era una vetta spoglia di vita, un cimitero di meraviglie, una nazione di mirabili monumenti in rovina. Dopo qualche sguardo accurato, riuscì a riconoscere qualcosa. Il primo edificio, un grande tempio con un colonnato che definiva i bordi di una cupola assediata dall'edera e da altre piante rampicanti, era il Monastero di Wengz, il luogo nel quale lui aveva studiato, pregato e combattuto per i primi anni della sua rocambolesca vita. Il secondo, più in là, era solo il rimasuglio di qualcosa di più possente, di una cinta muraria che Yates non aveva mai visto e che, probabilmente, era stata costruita a difesa della cittadina che occupava il posto del deserto arido che c'era allora. Evidentemente, le precauzioni, o i rimedi, degli abitanti di quell'altopiano non erano stati molto utili.
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Concorso Fantasy: La Fantasia non ha Limiti
FantastikQuesto è il luogo nel quale porrò le prove sostenute nel concorso fantasy indetto da Emma-Blues. ~ 1a: La Gloria della Sventura (parte 2, 3, 4, 5 e 6) -> Terzo classificato ~ 2a: Il Lucchetto Nebbioso (parte 7) -> Secondo classificato ~ 3a: Dialogo...