Capitolo 7

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O leggiadra, o incantevole ragazza!

Saffo, Poesie.


Scoprii che anche nel sonno riuscivo a sentire rumori e voci. Infatti, i bisbigli erano talmente fitti che nel giro di pochi secondi mi svegliai. Ero nel giaciglio della mia stanza, il grande varco che dava sul laghetto faceva permeare una soffice luce che risplendeva nella stanza.

"È l'ha dentro la cacciatrice nuova?" una voce impassibile chiese alle altre cacciatrici.

"La principessa" rispose un'altra in un modo che non ammetteva discussioni, come se la sua affermazione fosse insindacabile, ma la sua voce creava una melodia più benevola della precedente.

"Che ti passa per la mente Samia, ancora con questa storia, Artemide non ha mai parlato di un principessa" la schernì con tono di rimprovero.

"Io l'ho visto" rispose in tono incontrastabile e con un pizzico di irritazione, come se a quell'affermazione nessuno poteva contestarla, poi continuò "E poi tu cosa ne sai?"

"Hanno tutto ciò che vogliono, come possono voler passare la loro vita nei boschi cacciando creature mostruose?" disse evidentemente innervosita.

"Non puoi sapere cosa si cela dietro il suo rango"

"Staremo a vedere" disse mentre la sua rigida voce s'allontanò con lei verso l'esterno.

Dopo quella conversazione non volevo subito entrare nel vivo della discussione, avevo come l'impressione che dovevo dimostrare qualcosa, dovevo dimostrare quanto valessi altrimenti non mi avrebbero mai accettata. E questo mi creò un vortice d'inquietudine che alienò ogni altro pensiero.

Passeggiai a lungo quella mattina nell'entroterra di Delo. Ero circondata dalla natura più rigogliosa. Mi lasciai alle spalle i prati erbosi giungendo al limitare dei boschi. Mi addentrai nella natura rigogliosa. Di tanto in tanto incontravo piccoli cespugli spinosi puntellati da bacche rosse oppure nei posti in cui il sole non arrivava mai si estendevano tappeti si soffice muschio. Una lepre sentendomi arrivare si affrettò a correre nella sua tana tra le radici di un grande albero. Era piacevole camminare sotto il tetto che creava il fogliame verde e rigoglioso sopra la mia testa. Là sotto sembrava un altro mondo, anelava di un mistero profondo, ne percepivo la vita, sia degli animali che delle piante. Respirai a pieni polmoni l'aria odorosa di terra e foglie. Cercavo di fare il minor rumore possibile, non volevo disturbare gli abitanti di quel posto magico, evitavo di far scricchiolare la ramaglia sotto ai miei piedi procedendo con estrema cura. Le valli si diramavano tra dolci montagne costellate di ogni sfumatura di verde. Più mi addentravo nell'entroterra più si faceva intenso il richiamo selvatico. Mi misi in ascolto, il mormorio della fauna era eclissato da un lieve fluire che penetrava da ogni direzione, un suono rasserenante. Poi capii. Stavo ascoltando l'animo di ogni pianta presente attorno a me. Era la linfa, l'anima delle piante che scorreva lentamente dal suolo fino alle fronde più alte. La percepivo scorrere adagiandosi al ritmo del mio sangue. I miei battiti si calmarono. Il sangue fluiva più lentamente e improvvisamente fui un tutt'uno con quell'isola.

Dopo che il sole oltrepassò il suo punto più alto sentii il gorgoglio dell'acqua in lontananza, camminai più svelta tra gli alberi di quercia e lecci nella direzione del suono. Schivavo rami e saltavo tra i tronchi stesi come giganti caduti in battaglia. Ero impaziente di tuffare il mio viso nell'acqua fresca. Improvvisamente un sibilo si avvicinò troppo velocemente, appena in tempo mi scostai sulla destra mentre una freccia sfiorò il mio orecchio sinistro, rimasi bloccata immobile non capendo da dove fosse uscita né tanto meno chi l'avesse scoccata, ripresi a camminare più lentamente affinando l'udito, fino a che arrivai alla riva di un torrente e scorsi la figura di una ragazza adagiata supina su una roccia con le braccia sotto la testa. Indossava una candida tunica che le copriva a mala pena le cosce stretta in vita da una cinta d'oro. Una cacciatrice di Artemide. I suoi lunghi capelli aurei cadevano liberi a fior d'acqua. Non riuscivo a trovare una parola adatta per definire l'esatto colore dei suoi capelli. Avevano dei riflessi d'oro ma la sua intera chioma tendeva ad un bianco innaturale. Mi obbligai a spostare lo sguardo da quella creatura e notai delle frecce con un arco appoggiati alla base della roccia.

Due lune, un'anima.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora