Capitolo 11

2 0 0
                                    

Tenere a freno la lingua che abbaia a vuoto,

quando l'ira si spande dentro il petto.

Saffo, Poesie.


Quell'incantevole radura ospitava un campo d'allentamento. Le cacciatrici fremevano pregustando gli imminenti scontri. Samia e Apollonia si esercitavano con l'arco mentre Ilizia colpiva l'aria con una lancia bipenne. Era incredibile vedere donne che impugnavano armi tanto letali. Nella parte opposta della radura Artemisia si stava allenando con una spada. S'inclinò sul piede destro e affondò la lama come se in quel punto ci fosse stato il più spietato dei suoi nemici.

"E così tu saresti la nuova cacciatrice?" mi chiese una ragazza dai capelli corvini che si era materializzata accanto a me. Aveva ragione Artemisia, ancora non riuscivo a controllare i miei sensi.

"Sembrerebbe di sì"

"Da dove vieni?"

"Dall'isola di Naxos, ero la principessa di quell'isola" bofonchiai.

"Una principessa?" esclamò in segno di scherno.

"Eri sul punto di morire?" incalzò la ragazza che dalla voce riconobbi essere Apollonia. Samia aveva una voce più melodiosa rispetto alla durezza che sputava Apollonia.

"No, ho invocato la dea perché mi trasformasse" dissi stringendo i pugni, sapevo che dovevo mantenere la calma, loro erano la mia nuova famiglia e non potevo apparire volubile e scontrosa fin dal primo incontro. Nel frattempo si avvicinarono Ilizia e Samia.

Mi guardarono tutte allibite, forse non dovevo dare questa informazione

"Vuoi dire che hai invocato la dea e lei si è presentata?" disse sul punto di ridere.

"In un certo senso sì, perché non è una cosa buona?" chiesi.

"Tutt'altro, di solito non funziona così, devi essere parecchio speciale per essere trasformata su richiesta" disse Samia.

"Non credo che io sia così speciale" risposi prontamente.

"Se non altro la vedremo tra poco la tua abilità" disse in un ghigno Apollonia.

La mia mente divagò sulla meschina figura che stavo per fare se non fossi riuscita a soddisfare le loro aspettative, sembravano tutte certe che io avessi qualcosa di speciale ma l'unica cosa che volevo era voler scappare da quel luogo e rifugiarmi nella natura. Non ho mai amato stare al centro dell'attenzione e questo con la trasformazione non era cambiato affatto.

Cercavo inutilmente di concentrarmi sui loro discorsi ma con gli occhi cercavo Artemisia, era ancora in fondo alla radura, chissà se stava ascoltando per colpire nel momento in cui nessuna di loro se lo sarebbe aspettata, poi ripensai al motivo per il quale avrebbe dovuto farlo, lei era la nostra guida e di certo non poteva prendere parti o fare favoritismi. Non sapevo cosa mi sarebbe aspettato in quel primo giorno, l'unica cosa certa era che avevo gli occhi di tutte puntati addosso. Se fossi stata al mio palazzo sarei corsa via per rifugiarmi in me stessa ma qui tutte si aspettavano qualcosa da me. Artemisia arrivò silenziosamente avviandosi su un'alta roccia.

"Vi ho riunite qui nell'arena perché è il posto in cui passiamo più tempo e volevo spendere due parole per rammentare a Lyris quello che già voi sapete bene. Dobbiamo rispondere alla dea sia per la caccia che per le battaglie. Ricordate. Le battaglie di Artemide sono le nostre battaglie. Ci alleneremo, affineremo le nostre abilità, le nostre giornate saranno divise tra gli allentamenti e le battute di caccia. Cercherò di far uscire da ognuna di voi l'istinto primario, quell'istinto così potente da rendervi pressoché imbattibili. Mi aspetto che diventerete grandi cacciatrici degne della dea Artemide." Urlò con fierezza.

Due lune, un'anima.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora