Electric discarge

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«Non credo di aver compreso.» stringo gli occhi con fare confuso.
«Trixie Black, la tua migliore amica. » incrocia le braccia.
Spalanco la bocca, incredula. Ripeto nella mia mente le parole che Tyler ha appena pronunciato, scambio il loro ordine, riformulo la frase.
Non vi è alcun dubbio.

«Trixie può accedere ai piani sotterranei.» parlo ad alta voce per realizzare ciò che credevo fosse solo uno dei miei incubi.
Tyler conferma ciò che dico annuendo con il capo, ed io mi ritrovo a combattere contro la mia improvvisa voglia di piangere.
Trixie ha sempre saputo ciò che il governo ci nasconde da anni, ciò che è costato la vita a mio nonno. Conosce dove sono i miei genitori, sa che non sono pazza.

Ha fatto parte di uno sporco complotto da sempre, ed io, che ho così tanto bramato e cercato a fondo la verità, non ho mai realizzato che avevo tutto davanti i miei occhi.
I suoi sguardi sfuggenti, le sue parole sprezzanti verso i cospirazionisti, il tremolio nella sua voce.
Lo sapeva perfettamente e sapeva quanto io ci tenessi.

Credevo di aver trovato qualcuno con cui condividere ogni più bel momento della mia vita, eppure adesso sento come se un enorme coltello dalla lama affilata mi abbia appena trafitto la schiena, squarciando la mia pelle e la mia carne, facendomi sanguinare. La nostra amicizia prende improvvisamente una piega inaspettata, si accartoccia, si strappa in mille pezzi. Perde valore, è solo carta straccia. Vedo il lavoro di dieci anni lacerarsi tra le mie mani.

«Ho finito. Puoi andare.» il ragazzo mi invita ad uscire dalla stanza, ma io non lo ascolto, non voglio ascoltarlo.

Non ci riesco.
Non posso sopportare l'enorme quantità delle rivelazioni che mi sono state fatte e sento le mie gambe quasi cedere a causa del loro peso.
Tyler mi poggia una mano sulla spalla per richiamare la mia attenzione.
Sento una scarica elettrica propagarsi per tutto il mio corpo. È come se mi fossi appena scottata. Mi ritraggo dal tocco di Tyler, che sembra aver percepito la stessa cosa. Mi guarda perplesso mentre io cerco di capire cosa sia appena successo, ancora stordita.

«È meglio che tu vada.» dice ancora confuso da ciò che è appena successo.
«Buonanotte.» giro i tacchi e mi dileguo aspettando una risposta da Tyler che però non arriva.
Sento il suo sguardo bruciare sulle mie spalle fin quando non chiudo la porta dell'ufficio.
Medito sulle parole di Tyler.
Ci sono così tanti punti interrogativi in questa storia, ci sono così tante cose che non mi tornano.

Qual è lo scopo di questa organizzazione segreta?

Il silenzio che di solito per me è fonte di pace, in questo luogo mi opprime fino a schiacciarmi.
Trixie, il piano. È troppo.
È stata la giornata più orrenda della mia vita.
Percorro il corridoio. Il suono dei passi riecheggia in tutto il luogo e quasi mi manca la fastidiosa voce di Kuromi che almeno mi teneva compagnia.

Apro la porta per entrare nel dormitorio e nell'angolo noto Jace intento ad infilarsi la camicia da notte. Sto per voltarmi imbarazzata, quando qualcosa sulla sua spalla nuda attira la mia attenzione.

0011.

È ben calcato in nero, mi ricorda il tatuaggio di Robyn. La sola differenza tra i due tatuaggi, oltre la cifra diversa, è che sul numero vi sono tre cicatrici molto visibili, simili a degli artigli.

Non è la prima volta che vedo Jace a petto nudo, eppure non avevo mai notato prima la presenza di questo inusuale tatuaggio.

Il moro si infila la camicia di fretta e furia, come se avesse avvertito la mia presenza nella stanza. Si volta verso di me con un'espressione piuttosto turbata.

«Allora, com'è andata?» le sue labbra si distendono in un sorriso poco convincente.
«E' andata bene...suppongo.»
Non riesco a smettere di pensare al suo misterioso tatuaggio e le cicatrici.
«Non credevo avessi un tatuaggio.» mi avvicino a lui fino a prendere posto sul mio letto.

Jace non distoglie lo sguardo dal mio. Sembra essere diventato molto teso.
«Quale tatuaggio?» si passa una mano dietro la nuca. Conosco abbastanza Jace da sapere che quel gesto è segno di disagio.

«0011. Sulla tua spalla.» cerco di sorridere indicando il luogo in cui ho notato la scritta.
Jace sgrana gli occhi ma riprende velocemente il controllo delle sue emozioni.

Si tocca la spalla con mano tremante e la sua espressione si incupisce. Volge lo sguardo vuoto in basso mentre la sua carnagione si fa sempre più pallida. Inizia a fissare un punto casuale sotto i miei piedi e vedo le sue mascelle contrarsi.
Sembra essersi immerso in qualche ricordo.
Non avevo mai visto Jace in questo stato.

Decido di cambiare argomento.
«Gli altri non dormono?» chiedo ma non ottengo risposta. Stringe la presa della sua mano sulla spalla, aggrotta le sopracciglia e posso notare un velo di tristezza coprire i suoi occhi neri.

«...Jace?» cerco di richiamarlo.
«Credo che andrò a prendere un po' d'aria.» dice con sguardo assente prima di dileguarsi. Cammina verso la porta in modo lento, facendo penzolare il braccio libero lungo il corpo.

«Aspetta...dove vai!?»
Rimango sola nella stanza.
Mi stendo sul letto, poggiando il capo sul cuscino più duro di quel che mi aspettassi.
Guardo il soffitto bianco, alla ricerca di risposte alle domande che si stanno formulando nella mia mente.

La quantità di problemi che mi sto ponendo sono abbastanza da farmi assopire fino a sprofondare in un sonno profondo.






Perché hai questo tatuaggio?
Che significato ha per te?
È la numerazione di qualcosa?

Mi sveglio di soprassalto. Spalanco gli occhi e mi accorgo di essere inghiottita dall'oscurità.
Non riesco a distinguere realtà da sogno.

«Dormito bene?»

Poi una luce mi viene proiettata in pieno volto.
Le mie mani sono legate ad un lettino da delle catene. Cerco di dimenare i miei piedi, ma anche questi ultimi sono legati.
L'ennesima catena cinge il mio busto.

«No...no aspettate, no, no, cosa succede?»

«Non preoccuparti, è solo un piccolo esperimento. Ci sono passati tutti.»

«Tutti chi?»

«Tutti quelli come te, ovviamente. Tutte le possibili minacce per il governo.»




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