~ Capitolo 5 ~

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La calda luce del mattino filtrò delicata dalle tende del soggiorno di Stephanie. I toni aranciati si posava sul mobilio, riflettendo ogni tanto su qualche oggetto riflettente.
Man mano che il sole saliva anche la luce si espandeva, finché, non arrivò alla figura  scompostamente addormentata di Stephanie. Ogni raggio carezzava le sue curve delicatamente, come se fossero un'insieme di piume.
La ragazza era avvolta in un plaid soffice, abbracciata stretta a un cuscino su cui strofinava delicatamente la punta del naso arricciandolo di tanto in tanto, forse per il fastidio della luce, forse come gesto involontario di un sogno dolce. 

Adrian la guardò appoggiandosi al mezzo muretto, sorridendo dietro la fumante tazza di caffè.

Il trucco le era colato o sbavato quasi del tutto; il vestito le si era sollevato, arricciato e spostato durante la notte. Non fosse stato per il plaid, aggrovigliato in parte alle sue gambe, sarebbe stata praticamente nuda al suo sguardo. 
Quando i raggi iniziarono a farsi più prepotenti sul suo viso, Stephanie iniziò a muoversi scompostamente per evitarli, limitata tuttavia dal vestito e dal plaid. Adrian si trattenne dal ridere iniziando a sentirla sbuffare e lamentare.
Preparandosi a ciò che stava per accadere, si voltò verso la cucina. Afferrò una tazza riempendola d'acqua e vi lasciò cadere dentro una piccola compressa.

Stephanie, nel frattempo, cominciò a lamentarsi sempre più rumorosamente. Poco alla volta fu costretta ad aprire gli occhi e ancor più lentamente a mettersi a sedere. Le doleva la testa in un cerchio perfetto, sentiva la gola bruciarle, le labbra secche, e la pelle del viso tirarle come se si fosse buttata di faccia sulla neve gelida.
Si passò le mani fra i capelli, lamentandosi subito dopo quando incontrò i primi nodi, e abbassò lo sguardo su se stessa. Tastò il proprio corpo con gli occhi ancora semi chiusi, sentendosi bloccata all'altezza della vita, cercò di togliersi l'impiccio della coperta. Ci riuscì praticamente subito, ma quei gesti le parvero così ovattati che pensò di averci messo ore. 
Quando poggiò i piedi a terra una scarica di freddo misto a dolore la percorse per intero, costringendola ad afferrarsi il capo dolorante. 

Adrian la trovò così. Si avvicinò di nuovo al mezzo muretto e tentando di nascondere il proprio divertimento, attese che la ragazza lo notasse. 
Stephanie stava passando in rassegna l'intera stanza, cercando di ricordarsi come fosse tornata a casa sua e cosa fosse accaduto nello specifico la sera prima. Quando arrivò alla figura di Adrian, che la scrutava palesemente divertito, ebbe un sussulto. Si era quasi dimenticata di lui. Con gli occhi non ancora completamente aperti, indugiò sulla sua figura. Aveva le braccia scoperte, a causa della canottiera bianca che indossava, conserte sul marmo del mezzo muretto. E lei non riuscì a non percorre i disegni che serpeggiavano sul suo braccio destro fino ad arrivare, e sparire, sul pettorale sotto l'indumento.

«Buongiorno.» La salutò Adrian scrutandola allegro.

Stephanie lo guardò irritata, percependo la sua voce amplificata, per poi essere investita da un aroma ben conosciuto. Caffè. L'odore pungente della bevanda le fece rivoltare lo stomaco. Con uno scatto, la stanchezza passata in secondo piano, si alzò dal divano di fretta incespicando e rischiando di cadere su qualche cuscino. «Bagno.» Riuscì a dire iniziando a correre frastornata e portando una mano alla bocca.

Adrian si ritrasse dal muretto con un sol passo, appiattendosi di conseguenza all'ingresso della cucina, e sollevò le braccia ridendo dietro alla ragazza.
Sentendo i classici effetti post sbornia, il ragazzo afferrò il bicchiere precedentemente preparato, e si diresse a passo svelto e felpato al bagno.
Si fermò all'ingresso dello stesso. Teneva strette fra le mani le due tazze e fissava Stephanie che, tenendo i capelli con una mano, era piegata davanti al water per vomitare.

Quando finalmente Stephanie sembrò aver quietato il proprio stomaco e tirando lo sciacquone si lasciò ricadere sul pavimento. Si appoggiò al mobile del lavandino alle sue spalle reclinando il capo verso il soffitto per prendere fiato. Portò le gambe verso il petto, stringendosi lo stomaco sofferente, ed ascoltò in silenzio i passi di Adrian che le si avvicinavano.

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