Adrian proseguì lungo il corridoio. Il passo lento, i muscoli tesi sotto la stoffa. Si guardava intorno con fare attento, scrutando ogni singolo angolo della casa. Il silenzio e la confusione che vi era rendeva l'ambiente surreale, quasi spettrale.
Lentamente avanzò fino ad arrivare nella propria stanza, anch'essa messa sotto sopra. La cosa che attirò maggiormente il suo sguardo fu il suo portatile, o quello che ormai ne rimaneva, distrutto sul pavimento. Sollevò lo sguardo su una delle telecamere che, preventivamente posta in quella stanza, e la vide penzolare scollegata dalla parete. Strinse la mascella, impugnando più saldamente l'arma, e si avvinò alla finestra. Gli diede due scossoni. Sorrise sghembo. La sua camera affacciava su un piccolo cortile interno, quindi, se qualcuno avesse voluto scappare o entrare nell'abitazione cercando di passare inosservato sarebbe stato più logico passare di li.
Ma, se la finestra era chiusa, senza alcun tipo di segni di scasso, poteva dire solo due cose. La prima che "l'intruso" era davvero un dilettante e che si era introdotto da dove aveva tentato la prima volta; la seconda è che era ancora in casa.
Roteò le spalle un paio di volte, fece scrocchiare il collo e prese un lungo respiro. Si sentiva di nuovo sul campo di battaglia. La pelle febbricitante che si infiammava ad ogni movimento, il cuore che pompava veloce il sangue, la sensazione di essere in scacco e sotto tiro. Un passo, un singolo passo sbagliato, sarebbe potuto costargli la vita. Portò la canna della pistola all'altezza del proprio viso e ne strinse il calcio con più forza.Oltrepassò la soglia della camera di Stephanie. Se il resto della casa era sottosopra, questa era devastata.
Il letto era sfatto, materasso e cuscini erano stati sventrati lasciando che tutto il loro contenuto si spargesse per la stanza, armadi e cassetti rovesciati o scardinati. Gli oggetti della ragazza, di valore o meno, gettati a terra e tagliati o abbandonati. Adrian si accovacciò cauto prendendo in mano una delle collane di Stephanie. Da quella posizione riuscì a vedere come anche le doghe del letto fossero state scardinate.
"Stavano cercando qualcosa. - pensò guardandosi intorno attento. - Ma cosa?"Adrian ebbe appena un secondo di tempo per guardarsi intorno. A irrompere nel silenzio della casa era arrivato l'urlo di Stephanie. L'aveva sentito rimbalzare sulle pareti come una pallina da tennis.
Schizzò in piedi e con uno scatto veloce arrivò dove si trovava la ragazza. La riuscì a vedere per una frazione di secondo. Cercava di divincolarsi dalle mani dell'uomo che l'avevano afferrata.«Stephanie!» Urlò uscendo dall'appartamento e sollevando di nuovo la pistola. Non ci pensò un secondo e, prendendo la mira alla cieca, fece partire un colpo.
Stephanie serrò gli occhi iniziando a piangere, mentre l'uomo dietro di lei spostò il capo di lato per schivare il colpo.
Le orecchie le fischiavano, la gola le si era seccata, e il cuore pompava così forte dal farle temere che stesse per avere un infarto.
Presa completamente dal panico, non si rese nemmeno conto che per impedire che Adrian potesse sparargli di nuovo, l'uomo la stava usando come scudo.Adrian rimase fermo, la pistola ancora puntata, ma lo sguardo che vagava su Stephanie.
Bocca e naso erano bloccate da un panno, probabilmente imbevuto di cloroformio, ma non era quello a preoccuparlo. Il cloroformio, se fatto ispirare correttamente impiegava al massimo cinque minuti per fare effetto. Adrian calcolò, dalla postura e dal lieve tremore delle sue gambe, che l'avesse tenuto per più o meno un minuto. Ma l'uomo aveva un consistente tremolio della mano che, sicuramente, doveva impedirgli di tenere il panno premuto su Stephanie con la forza necessaria.
Erano secondi preziosi in più quelli. Di fatto, a tenerlo vigile e attento ad ogni movimento dell'uomo, era il coltello a serramanico puntato sulla gola di Stephanie.Portò lo sguardo sull'individuo. A causa del passamontagna non riuscì a distinguerne i lineamenti del volto, ma riuscì a vederne gli occhi. Erano rossi.
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Bodyguard
ChickLitA New York, pochi sono i nomi che contano davvero qualcosa. Che sono sempre al centro dell'attenzione, che difficilmente passano inosservati. Uno di questi è proprio quello dei Walker. E nessuno sa cosa significhi essere un membro di questa famigl...