Il tuo nomignolo sarà la tua seconda pelle.

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La sveglia della base suonò alle sei e trenta in punto. Mi rigirai più volte nella scomoda branda che mi era stata assegnata, lamentandomi sottovoce per il fastidioso suono che si poteva udire dagli altoparlanti posti al di fuori del nostro dormitorio, verso il cortile interno.

Dopo qualche minuto, che parve interminabile, finalmente il suono stridulo cessò, dando così pace alle mie povere orecchie, già molestate di prima mattina.

Mi alzai controvoglia, strofinandomi più volte la faccia, sbadigliando rumorosamente. Fuori il sole stava iniziando lentamente a sorgere, schiarendo quel cielo buio con i suoi infuocati raggi arancioni, annunciandoci l'inizio di una nuova, faticosa, giornata.

Una volta che i miei occhi si ripresero del tutto e si adattarono alla forte luce artificiale posta sopra la mia testa, iniziarono a scrutare minuziosamente ogni singolo angolo di quella enorme stanza.

Era piena di letti a castello, tutti uguali, da cui stavano iniziando a scendere anche i miei compagni.

Alcuni soldati ridevano, scherzando tra di loro e si poteva percepire una strana e calorosa atmosfera nell'aria. Mi feci scappare un piccolo sorriso, osservando la scena.

Sembrava quasi come se non si fossero appena svegliati in un dormitorio, lontani chilometri, se non miglia, da casa loro e dalle loro famiglie. Davano come l'impressione che, in realtà, per loro fosse solo una vacanza.

Sospirai, alzandomi dal letto, sgranchendomi le braccia, portandole sopra la mia testa.

«Dovresti muoverti e rifarti il letto, prima che i sottufficiali entrino qui per il controllo mattutino.» sentì una voce fredda, quasi robotica, provenire da dietro le mie spalle.

Mi girai e per poco non mi venne un colpo. C'era un ragazzo non molto alto, capelli corti e marroni, completamente disordinati. Ma la caratteristica più 'inquietante', erano i suoi occhi.

Erano spenti e stanchi. Aveva profonde occhiaie sotto di essi, ed un'espressione spaventosamente seria.

Perché mi guarda così male? Che ho fatto ora? mi domandai, mentre mi limitai ad annuire e seguire il suo consiglio.

Sentii per qualche secondo il suo sguardo oltre la mia spalla, quasi come se mi stesse scansionando le ossa, se non direttamente l'anima. Ma subito dopo, quella inquietante sensazione sparì, proprio com'era arrivata.

Finii di sistemare il mio letto poco prima che il sergente, conosciuto il giorno prima, entrasse nel dormitorio sbattendo la porta.

Io, ed altre tre o quattro reclute sobbalzammo, per poi posizionarci immediatamente sull'attenti, come tutti gli altri.

«Buongiorno principesse. Vedo che siete già tutti svegli e vigili, pronti a farvi demolire il culo. Ai nuovi arrivati verrà consegnata l'uniforme per oggi, le restanti le ritroverete sistemate sopra i vostri rispettivi letti una volta fatto ritorno dall'addestramento.» annunciò stizzito, mentre altri due soldati entrarono nella stanza, distribuendo le corrispettive uniformi ai nuovi arrivati.

Quando arrivò il mio turno, mi presi un momento per ammirarla. L'avevo sempre vista nelle foto, nei telegiornali o indossati da vari cosplayer. Ma averne una vera, soprattutto la tua, tra le mani, faceva tutt'altro effetto.

«Ora, andate tutti quanti a lavarvi quella faccia di merda che avete, cambiatevi e dirigetevi immediatamente verso la zona di addestramento. Avete dieci minuti a partire da ora. Muovetevi!» urlò infine, uscendo dalla porta, per permettere a noi tutti di correre fuori, diretti verso i bagni e gli spogliatoi comuni.

I bagni non erano molto distanti dal dormitorio, ma nonostante ciò, il tempo non era minimamente clemente.

Una volta entrati, fui sorpresa nel vedere che quel luogo fosse più pulito dei miei pensieri. Mi presi un momento per guardarmi intorno, mentre vari soldati entravano ed uscivano, dandosi il cambio per usare i gabinetti ed i lavandini, prima di correre a cambiarsi.

Quando il sole cala.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora