«In riga fighette!» urlò il caporale che, due giorni prima, aveva messo in isolamento Cristian per la rissa al dormitorio.
Tutti ubbidimmo sistemandoci in riga per l'appello mattutino, diligenti ed ubbidienti come pecorelle.
Una volta che il maggiore si girò di spalle rispetto a me, sbadigliai silenziosamente, coprendomi la bocca con una mano.
Dovevo ancora abituarmi a quegli orari, a quella faticosa routine. Una mano mi schiaffeggiò una guancia, ed io mi ricomposi istantaneamente, sentendo il mio nome venir chiamato.
«Ci sono! Presente, signore!» esclamai, mettendomi sull'attenti. Il caporale annuì soddisfatto, per poi andare avanti con l'appello.
Mi girai verso il mio amico e tirai un respiro di sollievo. «Grazie Gee, mi hai salvato il culo.»
«Non serve ringraziarmi. Se vieni punita anche tu, poi con chi farò gossip?» mi disse con tono disperato, ma con un sorriso sul volto.
Alzai gli occhi al cielo esasperata, scuotendo la testa. «Mi pare giusto. Sono delusa, ma non sorpresa.» sospirai, spingendolo delicatamente via.
«ADAMS! HEINSKII! PRESTATE ATTENZIONE!» ci richiamò il caporale, facendoci spaventare e ritornare sull'attenti.
Mentre il nostro superiore spiegava il programma di addestramento per quel giorno, sentimmo dei passi pesanti in lontananza.
Quasi tutti si girarono in direzione dei passi, ma solo io e Gerard rimanemmo davvero scioccati dalla figura che si stava avvicinando.
Cristian stava camminando dietro il sergente Anderson, sguardo dritto e vuoto, come al suo solito.
«Che ci fa Cristian qui? Non era in isolamento?» sussurrai, sporgendomi verso la spalla di Gerard.
«C'è anche il sergente oggi! Significa che questa volta devo impegnarmi al massimo!», disse il ragazzo, stringendo i pugni al petto e perdendosi tra le sue fantasie, man mano che l'uomo s'avvicinava.
Feci una smorfia mista tra lo stupore e la disapprovazione, sventolando una mano davanti al suo viso per riportarlo alla realtà.
«Gerard? Gee? Ehi?» nulla, era come se non mi sentisse. Era troppo concentrato ad alimentare i suoi film mentali sul sergente, che intanto ci continuava a guardare, mentre gli altri correvano alle loro postazioni per l'addestramento.
Presi un respiro profondo, guardando tristemente il ragazzo al mio fianco.
«Gee, lo sto facendo per te... scusami, spero tu possa capire...» dissi, prima di aprire la mano caricando il colpo per dargli un potente schiaffo dietro la testa.
Lo vidi trasalire di colpo, portandosi una mano sulla nuca, massaggiandosi la parte appena colpita, emettendo versi doloranti.
«Ma che cazzo ti salta in mente, Nora?!» esclamò poco dopo il ragazzo, parecchio irritato, ritornando finalmente alla realtà.
«Era necessario Gee! Dobbiamo correre alle nostre postazioni!», sussurrai con tono alquanto serio, afferrandolo per un braccio, stando attenta a non stringerlo troppo. Mi ero accorta del fatto che nuove bende fossero comparse sulle sue braccia, avevo un sospetto, ma preferii non chiedere nulla per il momento. «Una volta finito l'addestramento di oggi, potrai contemplarlo quanto voi ok?»
Corsi verso le simulazioni di battaglia, trascinando il fantasma con me, che continuava a borbottare guardando dietro di noi.
«Ma che dici Nora! Stamattina non lo trovavo da nessuna parte... e se dopo dovesse sparire di nuovo?» borbottò con tono affranto e sconsolato, guardandosi dietro le spalle.
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Quando il sole cala.
Ficción GeneralNora, una giovane ragazzetta di paese, si arruola nelle forze armate speciali. Riesce quasi subito ad integrarsi nella squadra, con sua grande sorpresa. Ma nonostante il suo carattere allegro ed energico, rimane pur sempre una ragazza. E si sa che l...