«Cos'ho detto di così strano scusa?» il ragazzo inclinò la testa di lato con sguardo corrucciato.
Il mio sguardo saettò immediatamente sulla piccola toppa cucita sul lato destro della giacca. Sgranai gli occhi con un certo stupore e felicità, incredula.
«Anche tu sei italiano?!» esclamai euforica, continuando ad osservare i dettagli di quella toppa con estrema attenzione.
«Sì? Perché, è così strano?» mi domandò confuso guardando altrove. Lo sto sicuramente mettendo a disagio... pensai, prendendo un respiro profondo per ricompormi.
Il ragazzo dietro di me si avvicinò lentamente al giovane, girandogli intorno studiandolo minuziosamente. «Scusa, si può sapere cosa stai facendo?» chiese il ragazzo, iniziando ad agitarsi leggermente.
«Nulla, non ti preoccupare.» rispose Gerard, in modo schietto e piuttosto freddo. Dopo poco, tornò da me continuando a sorridere come se nulla fosse. Sbattei le palpebre più volte, sentendo come la stanchezza stesse abbassando notevolmente il mio livello di attenzione e concentrazione. Mi strofinai gli occhi, sentendoli bruciare come carboni ardenti.
«E comunque, per la cronaca no. Non ha rapito Aldo Moro. Quelle sono state le brigate rosse, nel '78.» gli dissi, sospirando pesantemente per la stanchezza. Sentii il ragazzo sbuffare annoiato. «Lo so. Era solo una battuta.»
«Lo so, anch'io faccio battute black humor, tuttavia» mi sporsi verso di lui, parlando a bassa voce «qui c'è tanta gente seria e molte persone potrebbero interpretarti male.»
Il giovane annuì lentamente, poi ci guardò per qualche secondo prima di allontanarsi in silenzio.
«Quel tipetto non mi convince per nulla.» sobbalzai, tirando involontariamente una craniata al muro alle mie spalle. Mi massaggiai la testa dolorante, imprecando più e più volte. «Mocck' a kitammuert, stramuert e malmuert!» dissi con irritazione alla persona che mi aveva appena fatto spaventare.
Vidi l'uomo davanti a me incrociare le braccia ed inarcare un sopracciglio. «Parli una lingua comprensibile, Heinskii.»
Roteai gli occhi, prendendo un respiro profondo per mantenere la calma sentendo come il ragazzo di poco prima stesse scoppiando a ridere per la mia figuraccia davanti ad un nostro superiore. Il tenente si accorse della situazione e si rigirò verso di lui, intento a metterlo al suo posto. «Greco, le consiglio di tacere. Altrimenti, nella sua prima missione, mi assicurerò personalmente che imiti Moro. Chiaro?!» abbaiò con tono duro ed autoritario. Deglutii silenziosamente, non riuscendo a staccare gli occhi dalla sua figura imponente.
«Hmmm grandioso!» ribatté il ragazzino, ridendo beffardamente. Lo stava palesemente prendendo per il culo e, per sua sfortuna, il tenente se n'era accorto.
«Io non sto ridendo.» disse con tono monocorde ma leggermente alterato. Il giovane soldato iniziò visibilmente a sudare freddo, capendo probabilmente che se avesse continuato, per lui sarebbe finita male.
«Vabbè dai, manco a fa così però! Mi scusi, non s'offenda!» disse con forte accento romano, alzando le mani in segno di resa.
Il tenente lo fulminò con lo sguardo, ispirando profondamente in modo alquanto irritato. «La smetta immediatamente, è un ordine. Alzi quel flaccido culo e vada via, prima che la cacci io a calci.» gli disse, sostenendo senza problemi il contatto visivo con il povero mal capitato, che nel frattempo stava iniziando a tremare visibilmente. «Immediatamente, Greco!» urlò infine, spaventandolo e facendolo correre via.
Gee si sporse verso di me, sussurrandomi qualcosa impossibile per me da capire, perché il mio sguardo, come la mia completa attenzione, era rivolto in alto, verso la figura abbastanza seria davanti a me che aspettava ancora una risposta.
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Quando il sole cala.
Ficção GeralNora, una giovane ragazzetta di paese, si arruola nelle forze armate speciali. Riesce quasi subito ad integrarsi nella squadra, con sua grande sorpresa. Ma nonostante il suo carattere allegro ed energico, rimane pur sempre una ragazza. E si sa che l...