Solo per paura

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MARIA

Sono gli attimi più piccoli che ti fanno capire quanto tutto il resto sia superfluo.
Continuavo a combattere contro me stessa e poi mi lasciavo andare a quello che avevo dentro. Era un tira e molla, specialmente negli ultimi giorni.
E l'unico rimedio era evadere, lasciare tutto in balia di tutto.
Si dice che in questi casi ti salvano gli amici, la famiglia, l'amore negli occhi della gente.
E loro erano una boccata d'aria fresca, ma non erano il rimedio totale a quello che stavo provando.

Come fai a smettere di provare qualcosa che hai talmente somatizzato al punto tale da farlo diventare parte di te?
Come fai e cancellare i ricordi, i profumi mischiati, gli occhi, il vissuto, il tocco delle mani, le risate, la complicità, quello che non cerchi, ma ché ti cerca, e che si impone?!

NOI.

Un po' azzardata utilizzarla come parola.
Lo eravamo? Si, se solo avessimo voluto.
Ma le cose si fanno in due, e in questo momento non lo eravamo.

È vero, ero stata prima io a sbagliare a dirgli "No" mesi prima; aveva parlato la paura, il terrore, per quello che avrei potuto provare, per la situazione che già avevo; e lo ammetto, anche per quello che avrebbero potuto dire e pensare gli altri.
E adesso le cose si erano ribaltate, io aspettavo lui, e lui...lui chissà.
È impensabile, con quello che siamo, quando stiamo insieme, che tutto possa essere considerato niente o irrilevante.

Quanto valgono le parole, se poi i gesti li annullano?? Quanto vale negare, se poi gli occhi urlano più del dovuto?

Cosa si sente quando siamo occhi negli occhi? Bhe...è un discorso più ampio, ci sono cose che nella vita ti arrivano e riescono a farti mettere in discussione tutto quello che hai vissuto fin a quel momento. Ed era esattamente questo che era successo; immaginate sin dal primo istante arrendersi agli occhi di qualcuno, perché vince quella morsa allo stomaco, che piano piano cresce, ogni giorno di più; immagina trovarti tra una moltitudine di persone e istintivamente senza neanche sapere, puntare solo loro. Immaginate la complicità, senza proferire parola, parlare con gli sguardi, ridere insieme, avere paura insieme.

INSIEME!

Devastante quanto tutto insieme funzionasse, forse anche più di quello che io avevo avuto precedentemente in una relazione e di quanto lui avesse adesso, nella sua di relazione.

Ma purtroppo conta la denominazione che si dà ad un rapporto, non quello che ci metti dentro per costruirlo.
E lo avevo visto quel giovedì pomeriggio, in quell' appartamento dei quartieri, mentre si registrava, forse, la scena più attesa di tutte, quello che noi eravamo in grado di metterci dentro; la complicità nei gesti, la chimica che prevaleva, i baci inveitabili, diversi, l'uno dall' altro e al contempo tutti della stessa intensità.

E poi i profumi; quante volte negli ultimi anni mi aveva detto: "Anche se sono di spalle, so che stai arrivando tu, è il profumo, nu pozz maij sbaglià, o' saccc a memorij". E io lo facevo apposta, ne mettevo sempre un po' in più, per vedere quanto tempo ci mettesse a riconoscerlo.

NIENTE.

SUBITO.

Quella scena che più ripetevamo e più mi sembra di essere io e non lei; più si avvicinava, e più vedevo i SUOI occhi, non quelli di Carmine.

Non potevo sbagliare eravamo io e lui.
Il mio lasciarmi completamente andare ad ogni tocco; al suo sguardo perso ogni volta che mi avvicinavo sempre di più. Come se tutto fosse volta per volta un conferma.

Nonostante lo provassimo da tempo.

"MI VENE ACCANTO, POSA LA MANO, SENTO IL SUO PROFUMO, È ANCORA BELLO SPOGLIARSI, COME APRIRE UNA FINESTRA"

Come Quando PioveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora