Amico a tutti, amico a nessuno
Oltre la porta mi si parò davanti una stanza perfettamente divisa a metà da un'ampia finestra: a sinistra vi era un letto singolo dalle coperte bordeaux, ai piedi un armadio basso e uno alto, e accanto al letto una scrivania vuota attaccata a un'altra, solo che quest'ultima era ricoperta di libri e scartoffie, una pianta di cui ignoravo il nome pendeva fino al pavimento e accanto vi erano delle foto di cui non riuscii a scorgere i volti. L'altro letto aveva le lenzuola bianche su cui disegni neri di farfalle e fiori si intrecciavano tra loro come schizzi d'inchiostro, sul muro vi erano dei quadri di Monet, credo Sentiero nel giardino, uno con un mazzo di girasoli e un altro di un ponte su un lago tempestato di ninfee. Sull'armadio basso vi erano altri vasi dalle decorazioni dorate su cui rose e veli da sposa facevano capolinea, e una giacca color borgogna su cui qualche petalo era caduto.
Un ragazzo con una zazzera di stretti ricci castani si alzò dal letto e si diresse verso di me con un sorriso sul volto, aveva dei lineamenti delicati e le guance un po' rosse, gli occhi castani erano grandi, forse troppo, in confronto al naso sfinato e all'insù. La sua pelle era color del miele di castagno, luminosa e senza imperfezioni, un modello perfetto per uno dei miei dipinti.
«Benvenuto compagno di stanza!» trillò con voce squillante. «Ho portato un tappeto, ma sconfina nella tua parte, se ti dà fastidio lo faccio tornare a casa, mi piace camminare a piedi scalzi quindi l'ho portato per non avere troppo freddo ai piedi quando gironzolo per la stanza.»
Confuso seguii il suo dito che stava indicando un tappeto posto tra i due letti, su cui forme arabesche si diramavano verso una cornice dorata. Io annuii e strinsi con forza sia la tracolla, sia il trolley, come se ciò mi desse modo di scaricare la tensione che, però, rimase come un groppo al centro della gola.
«Io credo ci stia benissimo, anche con queste lenzuola se non ne hai altre, certo, le tende ricamate non ci stanno proprio, ma non ne avevo idea, sennò ne avrei portate altre» continuò a parlare con una tale velocità da farmi venire mal di testa. «Magari quando torno dalle vacanze di Natale ne porto un paio bordeaux, così sarà tutto in tinta!»
Senza accorgermene, la mia testa stava oscillando in avanti e indietro in un continuo annuire che poteva essere l'unica risposta a quel fiume di parole.
«Non vedo l'ora di vedere come personalizzerai il tuo lato» disse stringendo le mani davanti alla bocca. «Credo dica molto di una persona come decide di rendere sua qualcosa, tu cosa pensi di me guardando il mio lato?»
Cazzo, quella era una domanda.
Boccheggiai e guardai dietro di lui per carpire qualcosa.
«Ti piace la natura» dissi incerto.
«Esatto!» esclamò e incominciò a ridere. «E già sai qualcosa in più di me, ci sono così tanti modi per conoscere una persona.»
Deglutii, ormai non sentivo nemmeno più le mie mani per quanto le stessi stringendo.
«Dai, dimmi qualcosa di te» riprese a parlare e si sedette sul letto. «Visto che tu già sai qualcosa di me.»
«Io... io mi chiamo Lucien Wooderspridge–»
«Maledizione! Sono uno scemo» mi interruppe alzandosi con uno scatto, arrivò vicino a me e alzò una mano. «Non mi sono presentato, sono Ivery Rosemound.»
«Piacere, Ivery...»
«Anche per me è un grandissimo piacere» ci stringemmo la mano, la sua era delicata e molto morbida. «Quindi, cosa ti piace, Lucien?»
«Mi piace dipingere.»
«Davvero?» mi chiese, sembrava che avesse due cuori al posto degli occhi. «Io adoro l'arte, ma sono negato nella pittura... peccato che devi seguire il corso di latino, qui abbiamo un'eccellente corso di pittura.»
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Anima Arcana (Omegaverse x Dark Academia)
Romance❤️🌓🌹🎻⏳✒️ Odero, si potero; si non, invitus amabo. Ti odierò, se potrò; altrimenti ti amerò mio malgrado. Figlio di una madre Beta e un padre sconosciuto, Lucien scopre di essere un Omega purosangue molto raro e ciò non fa che complicare la sua vi...