3 Ducunt volentem fata, nolentem trahunt

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Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole

La mattina dopo mi alzai stanco, il letto non familiare mi fece dolere la schiena e l'ansia del primo giorno di lezioni non mi lasciò andare nemmeno per un momento. La cena era stata estenuante, avevo conosciuto gli amici di Ivery e tutti erano molto interessati alle mie origini, ma io avevo risposto a ben poche delle loro domande, chiudendomi in un mutismo selettivo che fece arrivare il messaggio «non rompetemi i coglioni». Per fortuna quando arrivammo nella stanza, Ivery capì che non mi andava nemmeno di parlare con lui, quindi mi lasciò in pace a cambiarmi e prepararmi per un letto che, in fin dei conti, non era molto scomodo, ma troppo freddo.

Mi sciacquai la faccia un'ultima volta prima di uscire e guardai il mio riflesso, sempre più stanco, che mi guardava con i suoi occhi cerulei. Tracciai con l'indice il nastro di raso che mi segnava la gola, chiuso in un silenzio che mi stava facendo annegare nei miei pensieri, e poi uscii dalla stanza.

«Primissimo giorno, primissima lezione» disse Ivery stiracchiandosi. «Letteratura latina ti piacerà, credimi.»

«Tu l'hai già studiata?»

«Certo, alle superiori, ma qui sicuramente faremo un corso più approfondito.»

Sarei stato l'ultimo della classe, ne ero sicuro. Anche se alle superiori ero riuscito a primeggiare, avevo la sensazione che l'accademia mi avrebbe dato del filo da torcere.

«Poi abbiamo Storia della lingua e Letteratura inglese, giusto?» gli chiesi e lui annuì.

«Letteratura l'avrai studiata alle superiori, invece Storia della lingua nemmeno io l'ho studiata, saremo in pari! Possiamo aiutarci a vicenda, anche insieme ad Annabelle.»

«Certo...»

Appena entrammo nella mensa, Annabelle arrivò con i suoi lievi passi di danza che facevano svolazzare la gonna color panna. I capelli biondi a caschetto erano tirati indietro da un cerchietto borgogna, l'uniforme ordinata e l'accenno di un sorriso sul volto. Qualche efelide le tempestava il viso e sulle orecchie spiccavano delle perle di un bianco lattiginoso. Omega purosangue della casata dei Roandeau, avevo da subito capito che si trattasse di una persona molto calma e con cui sarebbe stato impossibile litigare, ghigliottinava le conversazioni con un cenno del capo e cambiava subito discorso quando qualcosa le faceva storcere il naso. Come avevo capito tutte quelle cose in una sola serata? Diciamo che il gruppetto di Ivery parlava davvero tanto, proprio come lui.

«Buongiorno ragazzi!»

Ricambiammo entrambi e ci andammo a sedere nello stesso tavolo della sera precedente, quello accanto a una delle ampie finestre che costeggiavano la sala. Subito dopo ci raggiunsero gli altri, che portarono con sé tante chiacchiere e un chiasso da farmi venire il mal di testa.

«Ecco la carne fresca pronta al primo giorno di lezioni» disse Kara Scotchford, Alpha che detestava le gonne e qualsiasi cosa di vagamente femminile. Era al terzo anno, una delle studentesse più brillanti del corso di fotografia e rubatrice di cuori come se non ci fosse un domani, con i suoi lunghi dreadlocks scuri e la pelle che ricordava il caffè. Che rimanesse tra noi: probabilmente aveva una cotta per Annabelle, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo.

«Chissà se riusciranno a sopravvivere» disse Nicolai Dowlton, spuntando da sopra la spalla di Kara. Lui, invece, non nascondeva affatto il suo interesse per Ivery, inondandolo di complimenti e cercando sempre una scusa per toccarlo. Ma Ivery non sembrava per niente interessato, nonostante Nicolai fosse un Alpha di una buona famiglia. Sembrava anche un ragazzo a posto, con i suoi grandi occhi di un castano chiaro e i capelli di un fluente rosso. Se mai fossi stato costretto a sposare un Alpha, avrei sicuramente scelto qualcuno come lui.

Anima Arcana (Omegaverse x Dark Academia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora