Dammi mille baci, poi altri cento
I giorni seguenti Dante sembrava stare meglio, riusciva a mettersi seduto e a mangiare, nonostante questo, però, sembrava chiuso in una fortezza a cui io non riuscivo ad accedere. Non gli chiesi niente riguardo le ferite per rispettare il suo silenzio, ma dentro di me le domande scalpitavano ogni volta che la dottoressa Monroe lo medicava. Teneva anche il braccio sinistro sempre girato, così che io non potessi vedere le cicatrici vecchie che pallide solcavano la sua pelle ambrata.
C'erano così tanti segni sul suo corpo che potevano darmi le risposte, ma era come se io non avessi la capacità di leggerle, scritte in una lingua a me sconosciuta. Inoltre, Dante sembrava volermi tenere lontano dalla verità: forse per proteggermi, forse per riservatezza.
Tutto cambiò il giorno che la dottoressa gli disse che la sera sarebbe potuto tornare a dormire nella sua stanza. Erano passati alcuni giorni, durante i quali avevamo studiato insieme in infermeria e ci eravamo scambiati brevi frasi senza approfondire. Quel giorno, non seppi perché, qualcosa nel suo modo di guardarmi cambiò.
«Sei rimasto qui tutto il tempo» mi disse e io alzai gli occhi dal manuale.
Il suo era chiuso sulle sue gambe, quindi decisi di chiudere anche il mio e lo poggiai sul mobiletto accanto al lettino.
«Perché non avrei dovuto?»
«Perché hai dovuto?» rimbeccò con tono serio.
«Perché sono...» esitai e subito sentii le guance bollenti. «Il tuo ragazzo.»
Lui sospirò, una risposta che non mi sarei mai aspettato. Calò il silenzio e subito mi pentii di quella stupida frase, come se da un momento all'altro avessi dovuto subire un rifiuto.
«A proposito di questo...» disse e io chiusi gli occhi come se mi aspettassi un pungo in piena faccia. «Non sai quanto mi renda felice sentire queste tue parole e averti qui.»
Aprii gli occhi e lo guardai, così bello da farmi perdere un battito: aveva i capelli sfatti che lo rendevano meno rigido di quando li tirava all'indietro e gli occhi dorati brillavano di una luce calda e avvolgente. Come se avessi appena raggiunto i petali vellutati di una rosa dopo le spine.
«Ma, Lucien...» continuò a parlare rabbuiandosi. «Dobbiamo stare attenti.»
«Perché? Per il tuo fidanzamento con Elijah?»
«Quello è uno dei motivi» mi spiegò. «Ma c'è dell'altro: mio padre non vede di buon occhio il mio rapporto con te, non era molto contento di ciò che è successo al Ballo d'Inverno... devi capire che sei un Omega purosangue, ma non sei di una famiglia facoltosa, anzi... tua madre è una Beta, quindi... non so come dirlo.»
Si stava concentrando per far uscire ogni parola dalla sua bocca nel modo giusto, apprezzai quello sforzo, nonostante fu difficile ascoltarle.
«Tuo padre ha saputo del bacio che ti ho dato e ti ha picchiato?»
Esitò e deviò lo sguardo verso il manuale, poi riprese a parlare: «Non è colpa tua, se è questo che stai pensando... dobbiamo solo stare attenti.»
E invece pensavo proprio che fosse colpa mia e ciò incominciò a logorarmi dentro.
«Tenerlo segreto» dissi per dargli un sinonimo a quello che voleva dire.
«Così mi fai sentire in colpa.»
«No, no» insistetti e mi morsi il labbro. «Non è una cosa negativa, sono un tipo molto riservato, quindi mi va bene tenerlo segreto... come farai con Elijah?»
«A quello ci penso io» rispose secco.
Calò il silenzio e io sentii l'atmosfera così pesante da gravare sulle mie spalle, facendomi chinare appena su me stesso. Mi sentivo in colpa perché avevo realizzato che la causa del dolore di Dante ero stato proprio io. Quelle dovevano essere le conseguenze di cui Elijah e Tobias mi avevano parlato e io le avevo ignorate. Tutto perché avevo fatto le cose di testa mia e non avevo pensato prima di agire.
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Anima Arcana (Omegaverse x Dark Academia)
Romance❤️🌓🌹🎻⏳✒️ Odero, si potero; si non, invitus amabo. Ti odierò, se potrò; altrimenti ti amerò mio malgrado. Figlio di una madre Beta e un padre sconosciuto, Lucien scopre di essere un Omega purosangue molto raro e ciò non fa che complicare la sua vi...