31 Odi et amo

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Ti odio e ti amo

Quando aprii gli occhi, la prima cosa che percepii fu un lancinante dolore alla spalla. Mi portai una mano a quel punto e sentii una garza che fasciava la mia pelle. Non riuscivo a mettere a fuoco ciò che mi circondava, potevo solo percepire i pezzi doloranti del mio corpo. Mi lamentai contro il cuscino, mentre il sole cercava di farsi spazio tra le mie palpebre.

Poi i ricordi di quella notte mi investirono come un'onda contro gli scogli.

D'istinto cercai Dante tra le coperte, ma il letto era freddo.

Tentai di fare leva sulle braccia e guardai le lenzuola macchiate di sangue accanto a me, dove erano impressi i ricordi di ciò che era successo. Nei miei occhi c'erano ancora le tracce delle lacrime.

Alzai lo sguardo verso l'altro lato della stanza, dove incontrai quelli di Dante, che mi fissava in silenzio. Era seduto sul letto di Rowan, le dita intrecciate sotto il mento.

L'odore dei suoi feromoni riuscii a calmarmi, ma c'era una sensazione scaturita dal suo sguardo che mi tormentò la mente.

«Dante» lo chiamai, ma lui sembrava una statua di marmo. «Torna a letto.»

Avevo la voce roca, usciva a fatica dalla mia bocca.

Lui sospirò e tornò dritto, sembrava sul punto di piangere.

«Lux, ti prego...» disse con la voce sofferente. «Perdonami...»

«Per cosa?»

Lui chiuse gli occhi e prese un altro respiro profondo.

«Io non volevo farti del male» mi spiegò e io sentii subito il bisogno di raggiungerlo, ma non avevo le forze. «Non volevo...»

«Vieni qui» gli dissi toccando le lenzuola.

Lui si alzò in piedi e incominciò a camminare con passo nervoso per tutta la lunghezza della stanza. Si torturò i capelli spettinati e respirava a fatica. Era rigido, ma non come durante il tutoraggio, era una rigidità diversa, che sapeva di disperazione. Come se il suo cuore d'un tratto si fosse indurito.

«Non sono riuscito a controllarmi e ti ho ferito» disse con la voce roca. «Sono riuscito a non marchiarti, ma ti ho comunque fatto del male.»

«Dante» lo chiamai, ma lui non sembrava essere in grado di sentirmi. «Non mi hai fatto del male.»

Si avvicinò al letto e si mise in ginocchio, nei suoi occhi vidi le lacrime riunirsi in una patina lucida.

«Perdonami, ti prego...»

«Ti perdono» dissi con voce seria e gli accarezzai i capelli. «Io sto bene.»

Ero ancora accaldato e sentivo il corpo dolorante, ma vederlo in quelle condizioni mi aveva stretto il cuore in una morsa soffocante.

Lui poggiò il viso tra le lenzuola e mi afferrò la mano per poggiarci sopra dei baci delicati. Io affondai il naso tra i suoi capelli e inspirai il suo profumo che addolcì quella stretta al petto.

«Dante, io sto bene...» sussurrai.

Lui annuì e posò con forza le labbra tra le mie dita.

Mi beai del suo profumo ancora un po', nonostante lo sentissi fremere al mio tocco leggero.

Era così fragile in quel momento da farmi sentire un mostro, come se fossi io a infliggere quel dolore con le mie mani. Cercai di confortarlo come potevo, mentre sentivo il bruciore alla spalla farsi più insistente.

Non mi importava più di niente, il mio corpo era solo un ricordo, mi importava solo che Dante non si spezzasse davanti ai miei occhi. Quindi cercai di tenere strette quelle crepe che stavano segnando il suo animo, così che potesse rimanere integro di fronte a me.

Anima Arcana (Omegaverse x Dark Academia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora