28 Sic itur ad astra

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Così si sale alle stelle

Quella mattina, dopo essermi svegliato, decisi di farmi una doccia e poi mi sedetti per terra appoggiato al letto, su cui Ivery si era seduto, con le sue gambe poggiate sulle mie spalle, mentre mi sistemava i ricci con creme e prodotti vari. Pensavo alla sua domanda della sera al pub, al fatto che, in verità, io non avevo mai iniziato niente con Dante e forse quello sarebbe diventato un problema più grosso con il passare del tempo. Dovevo, quindi, fare qualcosa per rimediare.

«Non so che fare.»

«Non c'è qualcosa che a Dante piace?» mi chiese mentre dava vita a un boccolo.

«Non lo so...»

Ci pensai assiduamente e poi la risposta ai miei dubbi divenne chiara. Mi voltai verso Ivery, che mi guardò con uno sguardo confuso.

«Mi puoi prestare una gonna dell'uniforme?» gli chiesi.

Lui mi rispose con un ampio sorriso.

Dopo essermi vestito, mi guardai dubbioso riflesso nello specchio: non avevo mai indossato qualcosa che mostrasse le mie gambe in modo così palese, anche se c'erano le calze nere che mi stringevano le cosce. Dovetti indossare un paio di scarpe di Ivery, perché le mie non andavano bene con l'outfit, e dovetti ammettere che nel complesso era tutto armonioso, ero io il problema. Mi coprii con le mani all'altezza della gonna, un po' rosso in viso.

«Non credo che riuscirò a uscire da questa stanza» dissi titubante.

«Pensa allo sguardo di Dante quando ti guarderà» mi stuzzicò Ivery dandomi una gomitata. «Speriamo non cerchi di scoparti sul tavolo della mensa di fronte a tutti.»

«Parli di lui come se fosse un animale...»

«Credimi, era un animale durante il tuo primo calore.»

A quel ricordo, mi imbarazzai così tanto da diventare di tutte le gradazioni di rosso possibili e immaginabili.

Non ero per niente convinto, ma la voglia di prendere l'iniziativa mi ardeva dentro, soprattutto all'idea di cosa avrebbe potuto fare Dante vedendomi vestito in quel modo. Grazie alla febbre avevo scoperto quel suo piccante segreto, era un'arma che potevo usare per fare finalmente breccia nella corazza di Dante, che ogni volta mi toccava come se si dovesse trattenere, forse per paura di spaventarmi.

Strinsi la gonna e mi diressi verso la porta, pronto ad affrontare il mondo esterno.

Nel corridoio, incontrammo Annabelle che sgranò gli occhi guardandomi. Non commentò niente, come se fosse di fronte a un coniglietto che non voleva spaventare.

«Lo so, sono strano» apostrofai io quella situazione.

«Ti sta molto bene...»

«Non sei per niente convinta.»

«Fagli un complimento, per favore» disse lamentoso Ivery.

«Ti dona» provò lei accennando un sorriso. «È solo... inusuale.»

«Strano» la corressi.

A qualche passo da lei, notai Kara e Nicolai bloccati con la bocca semiaperta. Alzai gli occhi al cielo e andai verso la mensa con passo pesante.

Kara mi raggiunse e si appoggiò alla mia spalla.

«Posso dire che mi fai molto sangue?»

«Non farti sentire da Dante, Kara» disse Nicolai spuntando dall'altro lato.

Dover affrontare i loro commenti era peggio del dover incontrare Dante.

Mi fermai di fronte alla porta della mensa, indeciso sul da farsi: ormai ero arrivato fino a lì, tanto valeva andare fino in fondo. Anche se non ero per niente convinto.

Anima Arcana (Omegaverse x Dark Academia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora