29 Desine fata deum flecti sperare precando

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Non sperare di cambiare il destino con le preghiere

L'esame di quel giorno, e ultimo della sessione, sarebbe stato Letteratura Inglese, il migliore di tutti e tre gli esami che avevamo dovuto affrontare nelle settimane precedenti. Non dovevo adagiarmi sugli allori, ma mi sentivo meno pesante in confronto a Storia della lingua e sperai con tutto me stesso che andasse bene, soprattutto per risollevare il morale di Annabelle.

Ero tornato a indossare i pantaloni dell'uniforme, ma avevo comunque richiesto in segreteria un paio di gonne per ogni evenienza.

Ancora potevo sentire la stretta fantasma di Dante attorno alle mie cosce: mi aveva dimostrato che fino a quel momento si era trattenuto, ero riuscito a vedere solo un barlume della sua vera passione. E non riuscivo a togliermi dalla testa quella sensazione, tanto che mi masturbai in doccia più volte durante quei giorni, penetrandomi con le dita e accarezzandomi con forza, anche se non aveva niente a che vedere con quelle di Dante.

In quegli ultimi giorni mi sentii in fiamme, tanto che gli altri dovettero dirmi di stare attento con i miei feromoni, che non riuscivo a controllare, per paura che qualche Alpha potesse impazzire accanto a me.

«È come se fossi un Omega perennemente sull'orlo del calore» aveva commentato Ivery dopo che ero uscito dall'ennesima doccia.

Io cercavo di controllarmi, ma sentivo qualcosa scalpitarmi dentro, che mi rendeva i battiti del cuore più susseguiti e il respiro affannato. Soprattutto quando incontravo quei penetranti occhi dorati.

Quella mattina a quell'euforia si mescolò l'ansia per l'esame, anche se Ivery mi sembrò più strano del solito. Nelle ultime settimane non avevamo parlato molto, la maggior parte delle volte di fronte agli altri, per questo decisi di affrontarlo una volta per tutte.

«Sei in ansia per l'esame?» gli chiesi.

Lui si stava sistemando i capelli di fronte allo specchio del bagno, mentre io ero già pronto seduto sul letto.

«Già» rispose lapidario.

«C'è altro?»

«No.»

Alzai gli occhi al cielo e presi un profondo respiro.

«Lo sai che con me puoi parlare» dissi.

Sopra la scrivania, guardai una cornice verde che conteneva una foto di me e Ivery: mi piaceva, lui era illuminato dal suo sorriso e io ero rigido e poco convinto. Ci rappresentava alla perfezione. Accanto, c'era qualche copia delle polaroid che Kara aveva stampato. Mi piaceva guardarle, mi davano un senso di tranquillità nel petto. Un vaso di vetro contenente dei papaveri rossi faceva capolinea, ricordandomi quanto fosse diversa la mia parte di stanza da quella di Ivery: forse avrei dovuto personalizzarla un po'.

Lo sentii trafficare con alcuni prodotti e poi uscì dal bagno: si era truccato gli occhi con una matita marrone sfumata e le labbra erano illuminate da un gloss che si portava sempre dietro. Nel suo sguardo, però, c'era qualcosa che non andava.

«Ho solo tanti pensieri per la testa» disse con tono flebile.

«Tipo?»

«Tipo questi maledetti esami che mi stanno togliendo la voglia di vivere» rispose, ma poi si morse il labbro. «E il fatto che ora tu hai un Alpha e io no...»

Rimasi sorpreso da quella risposta.

«E cosa cambia? Siamo comunque amici.»

«La nostra amicizia non cambia, sono io il problema...»

Corrucciai le sopracciglia e gli dissi per rassicurarlo: «Tu non hai nessun problema, Ivery, o perlomeno, questo non è un problema.»

«E invece lo è» ribatté con la voce con una punta di rabbia. «E se non trovassi un Alpha entro i tre anni di università? Il primo anno sta già finendo e io mi sento come se nessuno andasse bene, come se fossi eternamente insoddisfatto.»

Anima Arcana (Omegaverse x Dark Academia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora