Capitolo 12

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16 marzo, anno 490 luna gibbosa calante
Villa Lotus-Loy, distretto centrale

Passi. Grida.
Ombre oscure che mi trattengono e mi trascinano verso una prigione, un luogo buio con sbarre che sembrano arrivare fino al cielo.
Mi mettono delle catene ai polsi e alle caviglie per poi iniziare a trascinarmi scalzo mentre grido fino a perdere la voce ed iniziare ad implorare semplicemente di essere liberato.
Il cuore è a mille, il respiro irregolare che mi esce dalle labbra tremanti non può far smettere la sensazione di disagio e di paura che mi cresce nel petto.
Urlo e scalcio ma nessuno è disposto a liberarmi, nessuno vuole che io sia davvero libero.
Tutti mi condannano definendomi un assassino e un traditore, qualcuno di malato che merita la gogna ed essere imprigionato.
All'improvviso mi spingono, facendomi cadere con le ginocchia a terra, il capo chino e i capelli castano chiaro lungo il viso sono sudati e gocciolano mentre ansimo.
Rivolgo il mio sguardo in alto, e un uomo dagli occhi scuri, il volto indefinito e nero come la pece, mi mostra la sua luccicante spada affilata per poi con odio esclamare 《Questo si meritano gli esseri come voi!》 dice con vigore per poi colpirmi con tutta la forza che possiede dritto nel cuore, senza via di scampo.
Io arranco e mi siedo sui miei talloni sentendo già la vita scivolare, porto le mie mani al centro del petto vedendo il sangue nero e lucente sgorgare copioso e riempirmi gli abiti.
L'ultima cosa che vedo è lo scintillio del mio sangue su cui mi concentro mentre tutto si annebbia ancora intorno a me.

La notte è insonne e non riesco a dormire, appena oso chiudere i miei occhi e sedare i miei pensieri gli incubi prendono il sopravvendo mostrandomi le cose peggiori e dominando la mia mente facendomi svegliare pochi attimi dopo.
Oggi è stata la mia ultima cena, la mia ultima passeggiata tra le mura grigie di questo castello che è stato la mia casa per tutta la vita.
Qui i primi passi, qui i primi allenamenti, le risate, gli scherzi e i combattimenti.
Mio nonno continua a ripetere di fidarmi di lui, perché dovrei?
Oggi non l'ho nemmeno visto e al banchetto non ha nemmeno osato ribattere dopo avermi giurato protezione.
Sembra che sia sparito dalla circolazione e mi abbia lasciato a rimuginare sui miei errori.

Samuel è qui che dorme al mio fianco,è stato lui a farmi le valigie e a rimboccarmi le coperte dicendo che non voleva perdermi, che ci avrebbe pensato lui a far ragionare i nostri genitori e che non meritavo tutto questo per un singolo errore.

Maxime mi ha baciato di sua spontanea volontà stasera, e con le lacrime che le solcavano il viso mi ha promesso di aspettarmi, di avere pazienza e che al mio ritorno tutto sarà migliore.

Perché mi sa tanto di un addio?
Tutti qui intorno a me non fanno altro che dire belle parole, ricordarmi di essere forte e di quanto io sia speciale, tutti tranne lei però.

Chiudo gli occhi cercando ancora una volta di abbandonarmi al sonno quando sento bussare con forza e pronunciare "Ceallach" ovvero una parola in gaelico antico dal significato "piccolo guerriero" ovvero il soprannome scelto per me dal nonno.

Mi alzo confuso e vedo un uomo con un mantello e con il volto semi-coperto osservarmi e farmi un cenno 《Dobbiamo andare via》 sussurra appena 《Seguitemi principe》

《Silvan?》chiedo prima che lui mi raggiunga e annuisca per poi poggiarmi sulle spalle e sul capo una cappa nera《Annullate le nostre presenze principe》dice con tono solenne per poi guardarmi negli occhi 《ne avremo bisogno》

Annuisco per poi fare ciò che mi viene chiesto e con i miei poteri magici animare una penna e lasciar scritto un messaggio sul cuscino al mio posto, affianco a Sam.

"Ciao insopportabile, irrispettoso ed irriverente gemello mio, ci rivediamo presto"

Io e Silvan ci allontaniamo così tra le mura del castello prendendo corridoi per niente frequentati con pochissime guardie da cui siamo attenti a non farci vedere e fermare.

Morirò ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora