CAPITOLO 3

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In meno di un'ora arrivarono alla villa di Kusomo. Era una enorme villa a un piano circondata da mura e filo spinato. Come detto da Rost era ben sorvegliata da tipacci armati di lance e archi. Luna indossò la parrucca nera, scese dalla carrozza e si avviò lentamente verso l'entrata principale con la spada in mano.

Arrivata alla luce dei lampioni le guardie la videro.

"Ehi tu! Chi sei!?" chiesero.

Furono le loro ultime parole, con uno scatto Luna uccise la prima guardia, l'altra mise mano alla spada, ma la ragazza gli afferrò il braccio bloccandolo e lo trafisse al cuore.

Penetrò poi nel cortile della villa.

In un attimo si scatenò il caos, suonò l'allarme e tutte le guardie si precipitarono verso di lei, senza difficoltà Luna le uccise tutte ed entrò in casa.

L'interno era lussuoso con tappeti e tende di seta, i mobili erano in legno massello e appesi ai muri vi erano quadri di grande valore. Luna salì le scale con passo felpato e si diresse con fare sicuro verso una porta, con un calcio l'aprì di schianto.

All'interno, seduto dietro una scrivania, vi era un uomo sulla cinquantina vestito con abiti raffinati, teneva le braccia conserte come se la stesse aspettando, sorrideva.

"E così i Figli della Libertà hanno messo gli occhi su di me, ne sono onorato!" disse l'uomo con un sorriso beffardo.

"Posso sapere il nome della mia assassina?" chiese alzandosi lentamente.

"A che serve dirti il mio?Nome tanto quando si muore i ricordi svaniscono" rispose ardita Luna, l'uomo si mise a ridere, poi con un gesto veloce del braccio lanciò una sfera di fuoco verso di lei, Luna evocò uno scudo invisibile, la sfera rimbalzò e colpì l'uomo in pieno petto scaraventandolo a terra.

La ragazza si avvicinò all'uomo che dolorante la guardava con odio.

"Ipocriti, vi battete contro la magia e poi la usate anche voi" disse con disprezzo.

Senza rispondere, con un fendente Luna lo privò della testa.

Frugò fra le carte sparse sulla scrivania e nei cassetti, ma non riuscì a trovare nulla che l'aiutasse a capire da dove l'Imperatore prendesse la Magia, delusa, rinfoderò la spada e ritornò da Rost.

"Maledizione, anche questo era un pesce piccolo" disse con un gesto di stizza.

"Non preoccuparti, presto scopriremo qualcosa di più" rispose Rost cercando di confortarla.

***

Luna viveva ai confini del quartiere ricco, la sua casa era molto piccola rispetto ai grandi palazzi che la circondavano.

Le era stata lasciata dai suoi genitori, l'arredamento era molto spartano, a lei non piacevano le cose superflue. Entrò in casa e dopo essersi spogliata si mise sotto la doccia, aveva ancora addosso l'odore del sangue. Ripensava alle parole di Kusomo.

"Non sono ipocrita!" si disse. Preparò la divisa per l'indomani e dopo aver cenato andò subito a letto.

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