CAPITOLO 13

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L'Imperatore Kuro sedeva sul trono intento ad osservare, da una delle ampie finestre, i tetti della città di Isola 2. Era un bell'uomo sulla cinquantina, perfettamente sbarbato e dall'aspetto giovanile.

Teneva in mano il suo scettro accarezzando distrattamente il grande rubino incastonato sulla sua punta.

Le ampie porte della Sala del Trono si aprirono ed entrò, ad ampi passi, un uomo vestito in uniforme con dei lunghi baffi. Appena arrivò a pochi passi dall'Imperatore si tolse il cappello e si inginocchiò.

"Mio Signore, come da lei richiesto, sono venuto ad aggiornarla sulle indagini sui Figli della Libertà" disse l'uomo con voce ferma.

L'Imperatore non si mosse, sembrava che non lo avesse sentito. L'uomo era in evidente imbarazzo.

"Mio Signore?" chiese di nuovo timidamente.

"Ditemi" esordì con voce calma l'Imperatore.

"Chi sono io, Rufus?" chiese.

L'uomo in divisa era confuso.

"Voi... siete l'Imperatore..." rispose timidamente.

"E ditemi: non siete forse il Direttore della Polizia Imperiale?" chiese l'Imperatore girandosi verso di lui.

L'uomo era ancora più confuso.

"Non comprendo, mio Signore"

Kuro si alzò dal Trono e si avvicinò all'uomo.

"Voi non comprendete... " gli fece eco l'Imperatore.

"Io non comprendo come voi stupidi idioti non riusciate a catturare degli assassini!" rispose infuriato Kuro.

"M-ma mio Signore, questi individui sono abili nel coprire le loro tracce, abbiamo dei sospetti è vero, ma senza prove concrete temo che..." rispose l'uomo terrorizzato.

"Rufus, la mia pazienza ha un limite. Fate il vostro lavoro: arrestate, interrogate, fate il necessario altrimenti..." disse Kuro con voce tremante dalla rabbia.

"... Dovrò trovare un nuovo Direttore, visto che l'attuale sarà privo della sua testa!" ringhiò l'Imperatore. Lo congedò con la mano, l'uomo spaventato corse fuori dalla Sala.

"Incompetenti! Sono circondato da incompetenti!" disse l'Imperatore una volta rimasto solo.

Gli ultimi raggi del sole stavano lentamente scomparendo dietro i tetti della città.

Si voltò verso il trono e quasi gli venne un colpo quando vide Alissa in ginocchio.

"Oh, Capitano delle Guardie Alissa, sei arrivata finalmente. E in silenzio" disse Kuro riprendendosi dallo spavento.

"La ferita è guarita, vedo." disse guardando la cicatrice sulla guancia della donna.

La donna era infastidita.

"Sì, quella fisica lo è, ma il mio orgoglio sanguina ancora!" disse con rabbia.

"Trattieni la tua ira, mia fidata Alissa. Avrai la tua vendetta. Abbiamo dovuto sacrificare il Marchese Rival, ma è servito allo scopo." disse L'Imperatore rimettendosi a sedere sul trono.

"Gli scavi?" chiese.

"Procedono bene, Signore."

"Bene. Presto potremo avere ciò che ci spetta. Avverti che domani ispezionerò personalmente gli scavi"

***

Un caldo sole prospettava una bella giornata. L'Imperatore arrivò agli scavi accompagnato da Alissa.

Gli scavi erano molto estesi ed almeno una trentina di operai erano al lavoro. Un'ometto smunto con dei buffi occhiali si fece avanti.

"Mio Signore, ma quale onore" disse servile. Kuro sembrò infastidito dall'atteggiamento dell'uomo.

"A che punto siamo Archeologo Capo Ceng?"

"Abbiamo appena scoperto un pozzo e sul fondo un corridoio. Lo stiamo sgomberando" rispose l'uomo.

Un grido avvertì che i lavori di sgombero del corridoio erano conclusi.

Kuro si diresse di fretta verso il pozzo.

"Voglio scendere" ordinò.

"Ma Signore, è pericoloso. Non abbiamo rafforzato il corridoio, potreste ferirvi!" rispose l'uomo agitandosi.

"Devo forse ripetermi, Archeologo Capo?" domandò.

L'uomo fece uscire i suoi uomini ed aiutarono Kuro a scendere.

Percorse il corridoio fino ad arrivare alla fine. Sentiva che oltre la parete di roccia vi era qualcosa, così raccolse un piccone lasciato a terra e cominciò a picchiare sul muro. Dopo alcuni minuti, liberando le macerie, si trovò davanti ciò che cercava.

Si mise a ridere vedendo la porta di granito che si trovava davanti.

"Finalmente!" esclamò.

Vi appoggiò la mano e la porta si aprì lentamente. Era una camera sepolcrale con al centro una tomba molto antica. Tremando per l'eccitazione l'Imperatore si avvicinò al sarcofago e vi posò la mano. Non accadde nulla.

"Tutti questi sforzi per arrivare a questo?" disse deluso.

"Dove sto sbagliando? Eppure ho seguito tutti gli indizi. Cosa mi manca? Ho la magia! DEVE bastare!" disse battendo il pugno sul coperchio del sarcofago.

Deluso uscì dalla tomba. Appena tornò in superficie lo accolse l'Archeologo Capo.

"Mio Signore. State bene? Abbiamo udito dei rumori."

L'Imperatore si scrollò la polvere di dosso ignorando le parole dell'uomo.

"I vostri servigi non sono più richiesti, Signor Ceng"

L'uomo spalancò la bocca e balbettò alcune parole di dissenso alludendo a quanto ancora si potesse scoprire sulle rovine.

"Avrete la cifra pattuita. Radunate le vostre cose e andatevene" tagliò corto Kuro.

Per tutto il tragitto di ritorno a Palazzo, Kuro non proferì parola né quando si mise a sedere sul trono. Alissa era al suo fianco in religioso silenzio aspettando che il suo Signore si aprisse.

Alla fine, dopo un lungo silenzio, Kuro si lasciò andare ad un gesto di rabbia: scagliò il suo scettro a terra scheggiando il lucido pavimento di marmo della sala del trono.

"Maledizione! Per centinaia di anni i miei predecessori hanno cercato la Tomba del Mago per avere il suo potere e hanno tutti fallito. Sai perché? Perché non erano determinati! Io invece non solo l'ho trovata, ma posseggo anche ciò che gli altri non hanno mai avuto: la magia!" disse furioso.

Poi prese un profondo respiro e si alzò dal trono camminando avanti e indietro. Alissa lo osservava. Non lo aveva mai visto così amareggiato. Lo aveva sempre ammirato.

Ricordava bene il giorno in cui lo vide per la prima volta: Aveva dodici anni, era orfana e viveva per strada frugando nei rifiuti cercando di che sfamarsi. Un giorno dei teppisti di strada la aggredirono per puro divertimento picchiandola e rubandole i vestiti.

Credeva che sarebbe morta mentre il sangue le usciva dalle ferite e la vita lasciava lentamente il suo corpo. Fu allora che gli apparve. Per caso o per destino la carrozza dell'Imperatore passò di lì e Lui la raccolse. La portò a Palazzo e si prese cura di lei, le diede un tetto, del cibo, vestiti e un letto su cui dormire.

Non capì il perché di quel gesto, ma da allora Alissa lo seguì. Entrò nell'esercito e in pochi anni divenne Capitano delle Guardie.

"Perché il Mago non mi accetta!? Cosa devo fare ancora!?" disse Kuro prendendosi la testa fra le mani.

Alissa si avvicinò a lui e prese delicatamente le mani nelle sue.

"Mio Signore, non disperate!"

Quelle semplici parole bastarono a calmarlo.

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