In salita

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Piove, sulla collina.

E l'acqua scorre, lenta lenta, interpretando il terreno, intuendo la via più breve, senza fermarsi mai. Avvolge le foglie, le sommerge, trasportandole con sé. Che bel gioco. Dalla foresta alla strada, filano, filano via, raccogliendosi in un canale di scolo, una sull'altra, assiepate, impazienti, come fosse l'ingresso per il paradiso.

Ma alla fine è solo fango. E scienza. La fluidodinamica delle foglie.

«Danny!»
«Che c'è?»
Tom indica una tettoia di lamiera ondulata, sorretta da quattro travi d'acciaio, a bordo strada.
«Non possiamo fermarci! Siamo quasi arrivati!»
Tom lo ignora, una pedalata, due, e si accosta di fronte alla vecchia struttura. La osserva, chiedendosi a cosa servisse, perché sia stata abbandonata, perché sia stata avvolta dall'edera, sopra, sotto, dentro e fuori, e sia diventata il tripudio del rampicante...
«Danny, sono fradicio.»
«Come?»
«Sono fradicio, anche nelle mutande!»
Lasciano cadere le bici e si infilano sotto alla tettoia, dove a stento riescono a starci loro due, in piedi. Ci sono così tante cianfrusaglie e rottami che assomiglia ad una discarica in miniatura.
«Rilassati, anche la prima volta pioveva, e siamo arrivati tutti bagnati.»
«E quindi?»
«E quindi sono sicuro che non ci saranno problemi! Se non ci sono già state scariche elettrostatiche... allora non ce ne saranno!»

Tom alza lo sguardo e non può evitarlo, non può proprio.

Sorride. È difficile, si diventa grandi presto quando in casa entrano gli avvocati, quando si parla di stare per sempre con il papà oppure con la mamma, quando si decide cosa vendere per fare la spesa. Tutto è difficile, ma oggi Tom lascia che le foglioline facciano il loro lavoro e scivolino via, portando la schifezza da un'altra parte. E un sorriso è la prima foglia, quella che abbandona lo scolo dell'acqua, davanti a tutte, e si getta nel buio, incurante delle avversità.

«Puoi scommetterci!»

Tom si leva di dosso la sua mantella, posandola sulla carcassa, sul telaio di una vecchia moto, lasciandola a sgocciolare. E pensa a Danny, e all'ultimo libro che gli ha prestato...

«Sono esperimenti quelli che facciamo, quindi dobbiamo ricordarci delle condizioni iniziali!»

Non è sicuro, forse era Viaggio al centro della terra, oppure La macchina del tempo...

«Come l'ingegnere... come lui possiamo far di tutto... anche la nitroglicerina su un'isola dimenticata, ma dobbiamo capire, sapere e ricordare!»

E si apre un bel fagottino al cioccolato.

«L'isola misteriosa! Ecco cosa ti ho prestato! Lo hai finito?»
«No, non ancora, hanno appena trovato il chinino per Herbert, grazie al capitano Nemo... ma stanotte lo finisco!»
Mentre parla Danny ha già ingurgitato, quasi a forza, tutto il fagottino.
«E domani voglio telefonare all'insegnante di scienze, e chiedergli...»
«Qualcosa su Jules Verne e su come sopravvivere senza cibo né acqua, vero?»
«No, io...»
Danny arrossisce, a volte le parole, le idee, gli escono così, senza pensarci granché. E intanto un fagottino al cioccolato ha appena finito di stare al mondo.
«Danny?»
«No, Verne non c'entra... io... io volevo chiedergli cosa ne pensa della stanza al piano di sopra.»

Silenzio, mentre le gocce d'acqua fanno PLIC-PLOC, dolci, sulla sabbia color ruggine.

«Danny tu...»
«Lo so che non posso dire ancora niente!»
«E allora...»
«Ho pensato che potrebbe aiutarci! Siamo da soli di fronte ad un fenomeno inspiegabile e...»
«Non ne parleremo finché non avremo abbastanza informazioni, Danny.»
«Ma...»
«Lo abbiamo promesso, la prima volta che abbiamo usato le palline da tennis. Io e te.»
Tom afferra la sua mantella, e senza aggiungere altro se la rimette sulle spalle. Esce, sotto alla pioggia battente.
«Tom, non lo farò, non chiamo nessuno.»

Ma qualcuno sta pensando che non è giusto, non è giusto, perché ha già capito che il mondo gira sempre nello stesso modo, e questo mistero, questa scoperta non sarà mai di un paio di ragazzini. A cosa serve insistere?

«Lo giuro, Tom, davvero.»

Da lassù, in cima alla collina, dove finisce la strada, una vecchia casa sorride, sogghigna, tra gli alberi, perché un ragazzino con un impermeabile rosso e una maglietta di Superman forse ha appena deciso di lasciar perdere. In sella alla bici, ancora un attimo, e poi via. Per non tornare mai più.

«Danny?»
«Sì?»
«Sai una cosa?»
«Cosa?»
«Questi impermeabili fanno veramente schifo.»

Ne afferra un lembo, il bordo inferiore, e sembra quasi fare effetto spugna, impregnato com'è d'acqua.

«Dove li hai presi?»
«Da MaxiChina.»
«Causa ed effetto, Danny. Piove, indossiamo un kway, ma siamo bagnati fino al midollo!»
«Costavano poco!»
«Già!»

E ridono, entrambi.

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