Uno: Primo appuntamento.

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Ecco arriva lei
La vedo
un bacio e poi mi siedo
Sei bella davvero vestita così
Tu mi prendi troppo, sì
Hai sciolto i capelli
Stai bene però
Gli occhi si perdono un po'
Nella mia testa
Già penso "lo so
Chissà dopo cena se mi dice di no"
Tra un po' glielo chiederò

 Ecco arriva leiLa vedoun bacio e poi mi siedoSei bella davvero vestita cosìTu mi prendi troppo, sìHai sciolto i capelliStai bene peròGli occhi si perdono un po'Nella mia testaGià penso "lo soChissà dopo cena se mi dice di no"Tra un po' glielo chi...

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Atto primo:
"La prima volta che ci siamo visti"

La prima volta che Carlos e Giulia si sono visti era il cinque agosto del duemilaquattordici, un giorno particolare per farsi una vacanza in quel di Madrid, quando la Spagna in estate offre alcune delle migliori mete per i turisti.

Quel giorno Carlos era allo stabilimento dei kart fondato da suo padre, Carlos Sainz Senior, e come ogni volta che tornava a casa prima di un'altra gara, stava girando con il suo kart per tenersi allenato. Gli piaceva un sacco battersi con i ragazzi che andavano a provare i go-kart, lo faceva sentire libero e di nuovo ai tempi in cui le sue competizioni non erano su una monoposto, ma quel giorno qualcosa di diverso lo aspettava sulla linea di partenza del piccolo circuito. Solitamente era abituato a creare un vuoto con gli altri ragazzi in pista, è obbiettiva la sua minima superiorità su persone che non fanno il suo stesso sport, eppure quel pomeriggio un kart, il suo kart, gli stava attaccato. Non aveva mai visto nessuno sfidarlo a quella maniera, aveva fatto in fotocopia ogni sua traiettoria e, come se non bastasse, aveva utilizzato tutta la scia per sorpassarlo all'ultimo rettilineo prima del traguardo. Era sbalordito da quel kart numero dieci, che forse qualcuno finalmente fosse in grado di farlo battagliare davvero per allenarsi? Questo sicuramente, ma mai avrebbe pensato di trovare lei sotto quel casco.

«Diez!» aveva richiamato la sua attenzione, senza nemmeno sapere se dargli del lui o della lei, parlare spagnolo o meno. La tuta ingannava e nascondeva le forme del corpo, il casco copriva i lineamenti del viso.

Lei si era avvicinata con nonchalance, staccandosi il casco, e proprio dinnanzi a lui lo aveva sfilato, «Che gara!» aveva sorriso.

E che sorriso, il più bello che avesse mai visto. Per non parlare di quegli occhioni profondi ed espressivi, che sorridevano proprio come le sue labbra. La sua allegria si poteva tagliare con un coltello per quanto era densa e intrisa nell'aria intorno a loro, tanto che lo aveva contagiato e si era ritrovato a sorridere come un ebete.

«Come hai fatto?» aveva chiesto con innocenza, ancora troppo ammaliato da lei e dal suo modo di guidare. Ma soprattutto da lei.

«Dote naturale!» aveva riso, riempiendo le sue orecchie di quel suono così soave e delicato, «scherzo! Corro su quattro ruote da tutta la vita.»

I suoi occhi si erano illuminati a quella confessione. Tutti i suoi coetanei e amici non capivano il suo mondo, nonostante Alvaro e Gúzman cercassero comunque di fare il possibile per condividere la sua passione, anche se per la maggior parte delle volte ero lui a condividere la loro, cioè il calcio, ma davanti a quella ragazzina quasi si era sentito capito. Non sapeva effettivamente quanti anni avesse, ma su per giù pareva essere una sua coetanea e questo gli sembrava così surreale, si era abituato a condividere la sua passione solo con papà Carlos e gli altri ragazzi che correvano con lui in Formula Renault 3.5, che pensare di poter incontrare qualcuno al di fuori di quel mondo, nella tranquillità di Madrid, che condivideva la sua stessa passione lo elettrizzava un sacco.

«Hey, tutto bene?» Giulia aveva schioccato le dita davanti al suo viso, sempre con il sorriso stampato sulle labbra.

«Si, scusa» si era destato dai suoi pensieri, «non mi capita tutti i giorni di trovare qualcuno a Madrid che condivide la mia passione. Qui è più per il calcio, non che non mi piaccia, anzi.»

Lei si era slacciata la tuta e l'aveva legata intorno ai fianchi, proprio come un pilota, «Ti capisco. Le mie amiche mi supportano, ma non concepiscono il fatto che io corra su una scatola mortale»

Scatola mortale. Quelle due parole gli avevano fatto rizzare tutte le terminazioni nervose. Non solo correva su quattro ruote, lei correva su monoposto.

«Tu...tu corri con le monoposto?». Gli sembrava tutto così fuori dal mondo, un sogno ad occhi aperti.

I sui capelli si erano mossi in contemporanea alla sua testa mentre annuiva e il loro profumo di cocco lo aveva investito, inebriando le sue narici, «Formula 4. Prema Powerteam.»

«Allora piacere di conoscerti, collega, sono Carlos.»

«Collega?» aveva aggrottato la fronte, «Tu corri su monoposto?»

«Formula Renault 3.5, nulla di che, ma ad inizio 2015 passerò alla Toro Rosso.»

Quasi sembrava che la saliva le fosse andata di traverso a quelle sue parole, «Toro Rosso?! Ma è in Formula 1!!» aveva esclamato, con le sue dita che si erano strette leggermente di più intorno alle loro mani ancora unite.

«Già. Sono cresciuto nel RedBull Junior Team.»

«Boja fauss!!» si era portata una mano alla bocca. Lui invece era confuso, aveva intuito fosse italiana dall'accento marcato nel parlare spagnolo e qualcosa di italiano lo sapeva alla fine, ma quello tutto gli sembrava tranne che una parola della penisola tricolore.

«Non so cosa voglia dire, ma mi sembri stupita» aveva riso, contagiando anche lei, ed era proprio quello che sperava perchè voleva assolutamente risentire la sua bellissima risata.

Tutto di lei lo attirava in quel momento e nemmeno lui sarebbe riuscito a darsi una spiegazione a quell'effetto così magnetico che aveva su di lui. Più la guardava, più sorrideva, più gli parlava e più avrebbe voluto continuare a passare del tempo con lei. Non gli era mai capitato con nessuno, però era bello, si sentiva in pace con se stesso, percepiva la serenità che solo con chi conosceva da tempo era in grado di provare.

«Comunque io sono Giulia» era tornata leggermente più seria, ma sempre con quel sorriso perfetto sulle labbra altrettanto perfette.

«E dimmi: ti andrebbe di spiegarmi che significa quello che hai detto davanti a una bibita nel bar, Giulia?» la scintilla nei suoi occhi appena aveva pronunciato il suo nome non gli era passata inosservata, sembrava quasi le piacesse la cadenza del suo accento sul suo nome.

«Mi sembra un'ottima idea, Carlos

E non avrebbe mai voluto che smettesse di ripetere il suo nome, perché suonava dannatamente bene pronunciato dalle sue labbra. Morbido, soave, con una nota italianizzata così profonda da fargli venire quasi la pelle d'oca.

Al bar, alla fine, ci avevano anche cenato quel giorno, troppo catturati dal conoscersi e condividere le loro esperienze sulle quattro ruote, fino a rendere quel tavolino e quelle due sedie il loro ritrovo per le seguenti due settimane in cui Giulia è rimasta nella capitale spagnola. Ogni giorno si recavano lì, che fosse mattina, pomeriggio o sera. Insomma, ogni volta che riusciva a svignarsela dalle grinfie delle sue amiche con una scusa. La passava a prendere con la macchina sotto la casa che avevano preso in affittato per quei giorni, raggiungevano lo stabilimento e si sfidavano sulla pista, dandosene di santa ragione come se fosse una vera gara, per poi togliersi il casco alla fine della battaglia e sedersi al loro oramai solito posto con qualcosa da sgranocchiare, mentre le loro risate e i loro racconti facevano da sottofondo a una bolla che pian piano si stavano creando con quella routine e che non avrebbero lasciato scoppiare nemmeno quando sarebbe dovuta ripartire per la sua amata Italia.

Ricorderà per sempre l'ultima volta che ha messo piede in quello stabile: due mesi dopo quel giorno di Settembre, e nemmeno voleva andarci. Entrare lì dentro era stato come rivivere da capo ogni attimo passato con lei e le emozioni lo hanno colpito come un fiume in piena, tanto che è corso fuori e ha pregato Alvaro di entrare al suo posto per prendere, da quello che oramai era diventato il suo armadietto, le poche cose che ci lasciava quando andavano a correrci. La fascia per capelli e la maglia di ricambio erano ancora intrise del suo profumo e le lacrime non avevano più retto, riversandosi amare e strazianti sulle sue guance, già segnate da diverse ferite per via del continuo sfregamento.

Her for the First and Last time. ~Carlos Sainz~ [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora