Il Rito dell'Inizio

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Le porte della chiesa si aprirono con un cigolio sinistro rivelando un interno buio e inquietante.
Il profumo di incenso impregnava l'aria aggiungendo un tocco di solennità al luogo. Jonah, Gabriel e Catheline si avventurarono con cautela, le loro ombre danzavano sulle pareti come spettri in cerca di verità.
Attraversarono la navata silenziosa scrutando ogni angolo alla ricerca di indizi che potessero svelare il rito.
Sotto la luce fioca delle candele, il loro sguardo si incrociò in un tacito accordo: avrebbero scoperto la verità.
I loro respiri si perdevano nell'eco della chiesa.
I loro passi risuonavano sempre più forti come un battito di cuore accelerato, mentre si avvicinavano alle profondità insondabili del male.
Scesero le scale che portavano alle catacombe della chiesa antica preparandosi a sfidare le tenebre, consapevoli che il loro coraggio sarebbe potuto venir meno.
Le cripte, oscure e sinistre come la bocca di un abisso senza fine, giacevano in un silenzio che solo la morte poteva portare.
Ma quando arrivarono loro, l'atmosfera che avvolgeva quelle mura sacre era diversa, inquietante.
L'odore leggero dell'incenso, solitamente pervasivo e avvolgente, era scomparso come se si fosse dileguato tra le ombre.
Attraversando il corridoio freddo come la tomba stessa, i tre si avventurarono.
E lì, proprio di fronte a loro, si ergeva una porta misteriosa che fungeva da portale verso l'ignoto.
Il suo pomello, modellato con abilità artigianale, assumeva la forma di una bestia indefinibile, un'entità che sembrava quasi viva e pronta ad afferrare chiunque osasse sfiorarla.
Un attimo di esitazione, un respiro trattenuto e un calore avvolgente e anormale li avvolse, come se le fiamme infernali avessero preso forma in quel luogo sacro.
L'odore acre e pungente di zolfo penetrò nelle loro narici.
La scena che si svelò davanti a loro era un vero e proprio incubo.
Una vasta cripta, illuminata da una luce sinistra che danzava tra le ombre, si estendeva oltre la loro immaginazione.
Le pareti erano coperte da simboli incomprensibili, incisi con una precisione diabolica.
Un suono vibrava sotto i loro piedi, come se nascondesse una presenza inquietante pronta ad emergere dall'oscurità.
La loro presenza disturbava l'equilibrio fragile di quel regno oscuro e il destino dei tre, ora, era appeso ad un filo sottile.
Non sapevano neanche loro se sarebbero riusciti a fuggire da quell'abisso tenebroso o se sarebbero stati inghiottiti dall'oscurità che li circondava.
Una volta aperta la porta della cripta, si trovarono su un'altra rampa di scale che portava ad un ampio vestibolo costellato da colonne. Per terra era rappresentato un pentacolo, davanti al quale era presente un altare. Il rito era appena iniziato.
"Fermi!" urlò Gabriel, ma la sua voce si disperse in un eco.
"Aspetta! Sono più di otto!" notò Catheline.
I due detective si fermarono a guardare.
Otto ragazzi erano posizionati sul pentacolo ed erano circondati da altri individui incappucciati radunati intorno a loro, formando una specie di pubblico che attendeva.
Improvvisamente una voce melodiosa e acuta intonò una canzone e le persone presenti iniziarono a seguirla con toni più bassi che echeggiarono in tutta la stanza.
Nel frattempo, una figura, anche lei incappucciata, era situata all'angolo della cripta e sbriciolava incenso e salvia creando un'atmosfera ancora più cupa e tenebrosa.
I tre si precipitarono verso le scale cercando di raggiungere il pentacolo e fermare il rito il più velocemente possibile.
Quando giunsero in prossimità del cerchio, notarono che le persone intorno a loro rimasero immobili come statue senza vita.
Gabriel scuoteva la mano davanti alle persone cercando di svegliarle dal loro torpore, ma senza successo.
Poi Jonah, con sicurezza e allo stesso tempo con paura, tolse il cappuccio a uno di loro e si rese conto che anche quegli individui facevano parte delle persone scomparse.
"Loro sono..."
"Si... sono le persone scomparse." lo interruppe Catheline che con lo sguardo cercava disperatamente sua sorella.
"Hanno un sigillo sul collo." disse Gabriel.
"Si, è il marchio della strega." rispose Jonah.
"Tu! Strega! Ferma questo stupido rito!" esclamò Blackwood riferendosi alla donna che continuava a sbriciolare incenso e salvia, mentre muoveva le labbra facendo uscire solo un misero bisbiglio.
Gabriel si avvicinò alla donna incappucciata.
La strega continuava il suo rito con gli occhi chiusi.
Le sue rughe si intensificarono e un leggero sorriso si delineò sulle sue labbra. Poi, all'improvviso, si interruppe facendo cadere tutto il miscuglio a terra.
La sua tunica nera e adornata d'oro si sollevò insieme al suo braccio mentre apriva gli occhi.
Quello che vide Gabriel in quel momento era il male più assoluto.
Gli occhi della strega riflettevano un vortice nero come la pece e dalle profondità di quel turbine si udivano le urla di dolore delle anime che aveva al suo interno.
I capelli della strega avevano lo stesso colore della sua pelle e creavano un'aura sinistra intorno a lei. Con un gesto indicativo la strega diede il via ufficiale al rito.
I due ragazzi che si trovavano vicino all'altare, sopra al pentacolo, si conficcarono a vicenda i coltelli nelle loro teste, mentre con due calici raccoglievano il sangue che fuoriusciva da quelle ferite orribili.
"Fermi!" ruggì Jonah precipitandosi verso i ragazzi. Purtroppo, però, si trovò a sbattere contro una barriera invisibile che si materializzò all'istante.
Era una sorta di bolla magica che proteggeva i ragazzi impedendo a chiunque volesse interrompere il rito di avvicinarsi.
Il canto che riempiva il posto si interruppe bruscamente e la donna dalla voce acuta iniziò a urlare attirando l'attenzione di tutte le persone che erano rimaste immobili come statue.
Le loro teste si girarono all'unisono verso i tre.
Gabriel, con tono scherzoso per sdrammatizzare, disse: "Cosa c'è?"
Le persone iniziarono ad avanzare verso di loro a gran velocità correndo come predatori affamati.
Catheline gridò: "Ci stanno attaccando!"
"Non uccideteli! Sono le persone scomparse!" ricordò Jonah cercando di dissuadere i suoi amici nell'infliggere danni irreparabili.
"Come possiamo proteggerci senza fargli del male? E se cercassero di ucciderci?!" disse Gabriel serrando i denti, mentre cercava di tenere a bada tre delle persone scomparse che stavano andando verso di lui.
Catheline, con abilità, riuscì a metterle fuori combattimento utilizzando tecniche che facevano perdere i sensi temporaneamente.
Nel frattempo, Jonah lottava contro la folla con timore di ferire gravemente, mentre Gabriel usò una statua di pietra come arma improvvisata facendo svenire le persone con un dolore lancinante.
"Dobbiamo raggiungere quella maledetta strega!" esclamò Catheline con determinazione indicando la figura oscura che si stagliava in lontananza.
Appena si avvicinò, però, una donna incappucciata si interpose tra lei e la strega.
"Claudette?!" esclamò Catheline incredula.
"Non ho idea di chi tu sia!" rispose la donna.
"Sono tua sorella!" gridò Catheline, ma venne colpita da un calcio che la fece stramazzare a terra.
La cacciatrice si rialzò prontamente assumendo una posa da combattimento.
"Mi piace la ragazza." disse Claudette con un ghigno di sfida.
Mentre il combattimento stava infuriando, Jonah disse al suo collega: "Gabriel quella è una statua di pietra!"
"Lo so, lo so... è l'unica cosa che ho trovato qui sotto. Non giudicarmi." rispose Blackwood mentre atterrava un avversario.
"Gli stai facendo del male." constatò Jonah mentre stese una persona con un pugno intanto che Gabriel agitava la statua come una spada a due mani.
"Al massimo si sveglieranno con un bel mal di testa." ribatté Gabriel.
"Basta che non si tratti di un trauma cranico!"
"Ehm...ragazzi! Potreste raggiungere la strega invece di chiacchierare?!" intervenne Catheline, impegnata nel combattimento con sua sorella.
"Ci penso io!" dichiarò Blackwood correndo verso la strega.
"Grazie!" disse la cacciatrice.
"Ehi, ma quella è Claudette!" notò Jonah mentre era ancora intento a combattere.
"Si, hai visto?!" esclamò ironicamente Catheline con il fiato corto mentre si picchiava con sua sorella.
Gabriel, raggiunta la strega, estrasse la sua pistola e sparò, ma il proiettile si disintegrò e una potente barriera si erse davanti a lei negando ogni tentativo di ferirla.
La strega, poi, iniziò a ridere.
"Non puoi fermarmi Blackwood" disse con voce suadente.
"Lui mi ha donato tutto questo!"
All'improvviso la strega si trasformò davanti ai suoi occhi rivelando un aspetto mozzafiato, un corpo perfetto e una bellezza ipnotizzante.
"Mi ha dato questo e mi darà altro, dei poteri ancora più forti" aggiunse.
Poi rise di nuovo indicando Blackwood e, ad un tratto, un dolore lancinante comparve all'interno dell'addome del detective, facendogli uscire sangue dalla bocca.
"Svegliati! Gundalor!" urlò la strega godendo della sofferenza che stava infliggendo.
Gabriel cadde a terra, piegato in due dal dolore.
"Smettila." disse con voce sofferente.
"Lui si nutrirà di te e tu morirai."
Jonah, che stava assistendo impotente a quella scena, si trovò in preda alla confusione.
"Cosa dovrei fare? Cosa faccio?" si chiese in preda all'angoscia.
Proprio in quel momento, la voce di Uriel risuonò nella sua mente:
"Potrebbe essere un bel casino e potrebbero servire uno o due miracoli."
Jonah, all'improvviso, sentì un peso nella sua tasca e immediatamente ci infilò dentro la mano.
"Bacialo e usalo per Gabriel e per la barriera della strega." continuò la voce di Uriel fornendo una guida inaspettata, ma gradita.
Jonah tirò fuori dalla tasca una luce bianca e pura.
Quando la strega la vide, i suoi occhi si spalancarono per lo stupore.
"Potrei uccidere la strega" pensò Jonah tra sé e sé contemplando l'immenso potere del miracolo.
"I miracoli non sono fatti per uccidere, sono fatti per salvare." disse Uriel con la voce che risuonava di saggezza.
Il detective meditò sulle parole dell'angelo e prese una decisione.
"Salverò i ragazzi e Gabriel." decise Jonah.
"Per i ragazzi servirebbero dei miracoli più potenti. Purtroppo non ne ho, quella magia è intrisa anche di poteri demoniaci." disse l'angelo con dispiacere.
Jonah ne avvicinò uno alla bocca e lo baciò.
La cripta oscura fu invasa da una luce abbagliante.
Gabriel smise di soffrire, ma restò a terra, esausto.
Nel frattempo la strega vide Blackwood ancora a terra sofferente, mentre Jonah si stava preparando per dare il bacio al secondo miracolo.
Ma prima che potesse farlo, la magia della strega lo colpì in pieno petto facendolo cadere rovinosamente a terra insieme al miracolo finendo per illuminare nuovamente la stanza con una luce bianca e pura.
Blackwood, con gli occhi attraversati da venature verdi, si alzò, prese Jonah e si rifugiò dietro ad una colonna.
"Gabriel sto per..." iniziò Jonah, ma fu interrotto dal suo collega.
"Non pensarci nemmeno. Troveremo una soluzione." disse Blackwood cercando di rassicurare il suo compagno.
"Catheline!" urlò cercando aiuto.
"Sono un po' occupata." disse lei impegnata nel combattimento con sua sorella e all'oscuro di quello che era appena successo a Jonah.
Gabriel estrasse dal suo taschino una piccola boccetta su cui c'era scritto: "Rimedium" e disse: "Tieni, questo dovrebbe alleviare il dolore della magia."
Nel frattempo, la risata della strega risuonava nella stanza e ad un tratto si sentì uno strano verso.
Un orco con la pelle verdastra e vestito di stracci apparve correndo verso Gabriel con una mazza in mano.
"Compare!" esclamò Blackwood tirando un pugno verso la creatura.
Il mostro, però, gli diede una mazzata sul fianco facendolo cadere.
Poi alzò l'arma al cielo, pronto a colpire Jonah.
Appena la mazza andò giù di violenza, si fermò a mezz'aria.
Gabriel era sotto di essa.
"Ora basta!"
Le venature si fecero più grandi intorno agli occhi e la pelle sempre più verde.
"Ora è finita."
Gabriel fece un verso molto potente e poi iniziò a combattere contro l'orco, mentre sembrava diventare sempre più simile alla creatura.
Il detective Blackwood buttò la bestia contro una colonna e prese la mazza mettendola sul collo dell'orco e iniziando a spingere più forte che poteva, ma le forze esercitate da entrambi erano alla pari e, di conseguenza, rimasero qualche secondo fermi, intenti a spingere e a spostare l'arma verso l'altro.
Gabriel digrignò i denti mostrando la sua vera natura da orco.
"Ho imparato una cosa qui sulla Terra di Sopra. I calci alle palle fanno male."
Blackwood tirò una ginocchiata in mezzo alle gambe dell'orco che perse la tenacia e Gabriel, con la sua forza, spinse la mazza contro il collo della creatura uccidendola.
Poi lentamente tornò normale.
La strega, impietrita dalla sua vera forma, iniziò a dire parole incomprensibili.
"Sta ripristinando la protezione!" esclamò Jonah, uscendo dal nascondiglio e tenendosi la mano sul petto ferito.
Estrasse la sua pistola dalla fondina e con uno sguardo infuocato la puntò verso la strega.
Nel frattempo, lo scudo, ora visibile nella sua creazione, si stava chiudendo lentamente, come un sipario che cala alla fine di uno spettacolo.
Il proiettile partì con una velocità travolgente rotolando attraverso l'aria e dirigendosi verso il volto della strega, sempre più vicino. La tensione era palpabile, il tempo sembrava rallentare mentre esso si avvicinava con precisione spietata.
Con una leggera deviazione provocata dal tocco dello scudo che si chiudeva, la pallottola riuscì a superare la barriera senza perdere lo slancio. Il suo percorso era inesorabile.
Poi, in un istante, la punta di metallo si conficcò nella testa della strega penetrando la carne con un suono cupo.
Un silenzio irreale avvolse istantaneamente la stanza, interrotto solo dalla risata della strega e dal suono del suo corpo inerte che cadeva a terra.
"Il rituale è completato." quelle furono le sue ultime parole.
Le palpebre si chiusero lentamente, accompagnate dalla bocca, lasciando il mondo dei vivi.
Gabriel guardò il rituale che ormai si era concluso.

I due ragazzi che avevano versato il loro sangue nei calici, li stavano ancora reggendo in mano e versarono il contenuto a terra come offerta. Gli altri, intanto, stringevano ancora simbolicamente lo spirito, la terra, l'aria, l'acqua ed infine il fuoco, che provocò delle bruciature sulle mani di chi lo teneva. La ragazza distesa a terra era immobile, la bava le colava dalla bocca, gli occhi impalliditi erano privi di iride e aveva un coltello conficcato nel cuore.
Dopo la morte della strega, le persone si ripresero, non riconoscendo il posto in cui si trovavano e, vedendo la scena macabra, scapparono in preda al panico.
Claudette smise di combattere contro Catheline.
Rimasero i detective, le due sorelle e un ragazzo che, posizionato vicino alla testa del corpo della ragazza distesa, disse: "Anima." poi iniziò a ridere, ma la sua voce era distorta, demoniaca.
"Avete fatto tutto questo per impedirmi di venire sulla terra.
Ma ora, finalmente, questo mondo è tutto mio. E mi divertirò."
Il ragazzo iniziò a sollevarsi in aria fluttuando nel buio come un'ombra.
Una mosca si posò sul naso di Gabriel che poi la scacciò, poi un'altra e di nuovo la mandò via con la mano.
In quel momento capì.
"Correte!" gridò con tutte le sue forze.
Prese Jonah ancora ferito tra le braccia e fuggirono precipitosamente dalla chiesa.
La terra iniziò a tremare sotto i loro piedi e una grande quantità di mosche li pervase. Usciti dalla chiesa, quello sciame, con un fragore inquietante, ruppe le finestre dove erano raffigurate scene descritte nella Bibbia.
"E ora cosa facciamo?" esclamò Jonah guardando i suoi compagni.
Gabriel aveva un velo di preoccupazione sul suo volto.
Sapeva che ciò che stava per accadere era soltanto l'inizio di un qualcosa che era sempre stato più grande di loro, una forza oscura che aveva iniziato a sovrastare le loro vite.
Lo sciame di mosche continuava a volare sopra la chiesa, poi dei lampi scossero la terra e lo sciame scomparve.

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