La Proposta

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Mi sono addormentata distrutta, me ne rendo conto solo quando apro gli occhi e la camera da letto di Alessandro è immersa nella luce tiepida e avvolgente del tardo pomeriggio. Scorro le mani sul lenzuolo setoso e leggero, mi allungo come una gatta. Ho ancora la fica calda, le labbra gonfie perché me le sono morse troppo forte.

Alessandro non è in camera. Mi alzo, nuda esco in corridoio a cercarlo. Sento la sua voce dal salotto, sta parlando al telefono. Lo raggiungo, è seduto in poltrona, e subito mi guarda e il mio corpo ha una reazione istintiva di diventare di fuoco, ho bisogno della sua bocca e del suo cazzo per non bruciare tutta e distruggermi.

Mi avvicino. Mentre mi guarda famelico mi domando se si rende conto dell'età del mio corpo, se ha capito che la mia carne devota è così morbida tra le sue mani perché sono giovane, tutta nuova, tutta per lui.

Mi inginocchio tra le sue gambe, lui si sfila il cazzo già duro dalle mutande e lo prendo in bocca. Succhio forte, voglio sentirlo riempirmi tutta e togliermi la possibilità di respirare, di fare suoni. Affondo con la testa finché non sento la punta contro il fondo del palato, muovo la lingua nel poco spazio che ho.

Adesso che lo esploro con le labbra e con la lingua mi rendo conto di quanto sia grosso, potente. Quando prima mi ha scopata ero così fuori di me che non ci ho fatto caso, ma la sensazione di essere aperta e riempita mi rimane tra le gambe.

Mi mette una mano sulla testa, mi guida e io obbedisco, muovendo la bocca per tutta la sua lunghezza, le labbra calde, la lingua scivolosa di saliva e adorazione.

Lui intanto parla al telefono ma non riesco a capire neanche una parola, sono troppo concentrata sull'erezione dura che mi soffoca, che non riesco a contenere, che vorrei non dover lasciare andare mai. Affondo sul suo cazzo finché non mi vengono le lacrime agli occhi e mi sento gemere, un suono languido e disperato, sono di nuovo fradicia in mezzo alle gambe e voglio essere scopata fino a svenire.

Non so quanto è durata la sua telefonata, non so quanto è durato il pompino, ma a un certo punto mi tocca la fronte e io apro gli occhi, lo guardo. Alessandro ha l'iPhone tra le mani e lo punta verso di me che ingorda ingoio il suo cazzo, uno sguardo interrogativo sul viso.

Io dico di sì come posso e sento lo scatto della fotocamera. Sono così bella che vuole un ricordo di questo momento, così troia che adoro prestarmi a questo gioco vizioso. Apro la bocca, tiro fuori la lingua, stringo i seni tra le mani, mi metto in posa col suo cazzo dritto in bella mostra e lui scatta, sorride eccitato.

Un'altra foto con la sua mano tra i capelli, un'altra foto mentre mi strofino contro la sua cappella che è già umida di liquido seminale misto alla mia saliva.

Sono divisa tra la voglia di prolungare il più possibile questo momento e il bisogno di sentire il suo sperma in gola per la prima volta.

Alessandro per fortuna decide per me. Mi tiene ferma la testa e mi scopa la bocca con un ritmo sempre più incalzante, finché non viene e lo sento schizzare sulla lingua, in gola, poi mi spinge indietro e mi dipinge le labbra, il naso.

Sono in estasi e non ho neanche ancora pensato di toccarmi.

Mi tira su, mi fa sedere sulle sue gambe. Io mi pulisco con la lingua, avida e già innamorata del suo sapore.

Alessandro mi guarda. Poi, con quella voce calda e avvolgente che mi fa impazzire, dice:

"Scoperesti con un altro, se te lo chiedessi io?"


Diario della mia LinguaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora