Uno

119 30 78
                                    

Nacqui nel marzo del 1938 a Freipin, un piccolo paese in Germania. Nonostante la mia prima infanzia sia stata durante la seconda guerra mondiale, fu ancora più difficile diventare grande nel dopo guerra, con la Germania divisa mentre un nuovo conflitto minacciava di infuriare nuovamente intorno a noi, mi ritrovai coinvolto in una rete di segreti e intrighi pericolosi.

Vorrei poter raccontare la mia storia dal momento stesso in cui sono venuto al mondo, ma non potrei mai ricordare ciò che accadde prima dei miei tre anni.

Se dovessi ritrarre un quadro con i ricordi più vividi della mia infanzia nel disegno sarebbero presenti due bambini che giocano felici in un vasto giardino, una madre amorevole e qualche animale della piccola fattoria dei vicini di casa.

Fino ai miei quattro anni di mio padre ricordavo poco e niente. Quel che sapevo di lui lo avevo imparato dai racconti di mamma, erano così belli e pieni d'amore che a tutti i costi volevo avere dei ricordi miei.

Nel 1942, il mio desiderio di conoscere mio padre si esaudì, era in guerra e rimase ferito, di conseguenza gli permisero di tornare a casa dalla sua famiglia per qualche settimana.

In questo fui più fortunato di Nikolaus, mio fratello, che nonostante ci distanzi poco più di un anno, di quel periodo ha pochi ricordi.

Durante il breve periodo in cui fu a casa, mi ricordo di aver trascorso giornate intere con lui.

Era un uomo alto, con un sorriso gentile. Ci portava a fare lunghe passeggiate nel bosco vicino a casa nostra, raccontandoci storie avvincenti di avventure.

Mi faceva sentire al sicuro e protetto, come se niente di male potesse mai accadere. Ma la guerra non tardò a richiamare mio padre, e dovette tornare al fronte. Mi ricordo ancora il giorno in cui partì, il suo sguardo triste e le sue parole di promessa di ritorno.

Sono sempre stato bravo a leggere le emozioni altrui e nonostante mia madre non lo ammetterà mai a voce alta, quegli anni furono duri anche per lei.

Notavo il suo viso velarsi di malinconia e subito dopo la vedevo cercare con lo sguardo la foto a cui era tanto affezionata del giorno del loro matrimonio. Come se averla davanti agli occhi le desse forza.

Subito dopo mia madre, la mia persona preferita era il più grande dei suoi fratelli minori, mio zio Lucas.

Era un ragazzo brillante. Nonostante la situazione difficile in cui ci trovavamo, lui riusciva sempre a tirarci su il morale con il suo senso dell'umorismo contagioso, e anche se a volte poteva sembrare un po' troppo irriverente, sapeva sempre come farci ridere. Era come se avesse il potere di trasformare anche i momenti più difficili in qualcosa di leggero e piacevole.

Mi è sempre parso che nonostante volesse bene equamente a tutti i suoi fratelli, lui fosse più affezionato a mia madre, Elide. Ogni occasione era buona per prendersi gioco di lei.

Era bello vedere come zio Lucas e mamma si prendessero in giro reciprocamente, come se fosse una forma di amore speciale che solo loro capivano. Era un modo per dimostrarsi affetto, per dirsi "ti voglio bene" senza doverlo dire esplicitamente.

In un certo senso Nik me lo ricorda molto. Ha la sua stessa grinta nell'infastidire le persone, però nel profondo ha un grande cuore. Proprio come lui è un faro di luce nelle giornate buie, un motivo per sorridere anche quando sembra impossibile. Anche se spesso da bambino risultava dispettoso, quando io mi preoccupavo lui mi invitava a giocare.

All'ombra di un segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora